Ars Attack
Ars Attack di Angelo Crespi, pamphlet pungente e ironico che svela le pecche dell’art-system, gioco milionario, fede che non prevede eterodossia, e che sembra aver dimenticato quell’idea di Bellezza che ha permeato una storia dell’arte di cui siamo ancora fruitori qui e ora. Coraggioso e senza peli sulla lingua, un testo che non risparmia nessuno.
Comunicato stampa
Ars Attack di Angelo Crespi, pamphlet pungente e ironico che svela le pecche dell’art-system, gioco milionario, fede che non prevede eterodossia, e che sembra aver dimenticato quell’idea di Bellezza che ha permeato una storia dell’arte di cui siamo ancora fruitori qui e ora. Coraggioso e senza peli sulla lingua, un testo che non risparmia nessuno.
Cosa si ammira oggi fra fiere, musei, blasonate gallerie? Animali veri uccisi e appesi al muro, squali e mucche in formaldeide, escrementi in travertino, emosculture da conservare rigorosamente al fresco, performance (mai troppo) autolesioniste, figure umane mutilate e sezionate… Ma questa è arte? Sulle orme di Tom Wolfe e dell’aspra critica spietatamente analitica di Fumaroli e Jean Clair, Angelo Crespi commenta, ironico e disincantato, le espressioni più emblematiche della produzione artistica odierna, consapevole che siamo seduti sulle spalle di giganti e che lo sguardo sul contemporaneo non può prescindere dall’antico, che ci guida a capire “perché una cosa vada considerata arte e un’altra no”. Tuttavia, appellarsi a estetica e Bellezza serve a poco. Niente più canoni estetici e padronanza della tecnica per gli artisti, nessuna necessità di studio per i curators, la concezione classica del museo soppiantata dalla megastruttura che lucida l’ego dei direttori e conferisce “aura” a oggetti che non la meritano. È l’arte nata morta che, ça va sans dire, non percepisce se stessa come tale: anzi, prolifera in un sistema perfetto, quindi chiuso: per ogni possibile critica all’opera d’arte brutta, di dubbio gusto, indecente, sciocca, crudele, irrispettosa, inutile, ma furba, è già pronta una contromossa, un certificato di autenticità e una lettera scarlatta da apporre sul demistificatore sempliciotto che ha colto l’insensatezza di questa o quella produzione artistica.
Una sorta di non-arte, per la quale Crespi forgia il neologismo sgunz. Se accogliessimo l’idea dello sgunz come di un qualcosa di diverso dall’arte. Lo sgunz è una fede, con molti fedeli che ascoltano il Verbo propinato da storici e critici, curators e giornalisti, artisti osannati – gente da copertina, non spiantati che patiscono la fame come i veri avanguardisti del primo Novecento –, collezionisti, mercanti, galleristi e direttori di museo, gli happy few dell’art-system. Denaro a pioggia per gli addetti ai lavori, e benevola concessione al pubblico generico, ammesso alla visione e alla spiegazione, e quindi addestrato a sentirsi elevare lo spirito dinnanzi a specchi rotti, plastica, sangue, umori e quant’altro.
In questa arte contemporanea intesa come gioco milionario volto a “divertire” in senso etimologico e a scandalizzare in una necessità perpetua di proporre novità, la trasgressione è ormai solo apparente, diventando in realtà una perfetta incastonatura nel sistema che si vorrebbe criticare, e per il quale casomai è proficua. Un pamphlet che non ha paura di fare nome e cognomi, e di mettere finalmente nero su bianco tutto questo.
Angelo Lorenzo Crespi (1968) Laureato in Legge, giornalista professionista, ha collaborato, tra le altre, alle pagine culturali de Il Foglio e Il Giornale. Insegna Storia del giornalismo all’Università Cattolica di Milano. Nel 2004 ha pubblicato Contro la Terza pagina (BvS edizioni), dal giugno 2002 al novembre 2009 ha diretto il settimanale di cultura Il domenicale; dal giugno 2008 al marzo 2011 è stato consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali; dal dicembre 2009 al febbraio 2012 è stato Presidente del MAGA, Museo d’Arte Gallarate e dal maggio 2011 è presidente del Centro internazionale d’arte e cultura di Palazzo Te di Mantova. Attualmente collabora alle pagine “Commenti e Opinioni” del Corriere della Sera.