Anima Mundi
Una collettiva di fotografia, video e installazione che dispiega la dimensione interiore dell’anima come un poetico e a tratti drammatico viaggio in bianco e nero.
Comunicato stampa
Intitolata MARAVEE ANIMA. La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della grande guerra, la dodicesima edizione della rassegna ideata e diretta da Sabrina Zannier, gestita dall’Associazione Maravee grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Fruli Venezia Giulia e alla prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni, approda alle Obalne Galerije di Capodistria.
Affrontando il complesso tema di una spiritualità tesa fra sacro e profano Maravee ha messo in scena una sorta di “teatro dell’anima” a più voci, coinvolgendo artisti italiani, sloveni, austriaci, americani, inglesi, olandesi con fotografie, dipinti, installazioni, video e performance allestiti entro scenari dal forte impatto emozionale. Il tutto nell’ambito di una nutrita programmazione di mostre ed eventi, che dopo la preview estiva tenutasi a Pordenone ha condotto all’Escursione con azione teatrale sui percorsi del Museo della Grande Guerra di Ragogna (UD), fino all’inaugurazione ufficiale al Castello di Susans di Majano (UD), che alla presenza di circa 900 persone ha aperto ben cinque mostre e altrettanti eventi inaugurali. Con un successo di pubblico, che ha visto la presenza di molti giovani, accorsi in castello in centinaia, da scuole slovene e austriache, Maravee si riconferma come atteso appuntamento annuale che dalle diverse location del Friuli Venezia Giulia apre l’ultimo appuntamento in Slovenia.
Intitolata ANIMA MUNDI, la mostra che s’inaugura venerdì 6 dicembre alle ore 18.00 alla Galleria Loggia di Capodistria e sarà visitabile fino al 12 gennaio 1914 (tutti i giorni 11.00-16.00, chiuso il lunedì), è una collettiva di fotografia, video e installazione che dispiega la dimensione interiore dell’anima come un poetico e a tratti drammatico viaggio in bianco e nero.
ANIMA MUNDI come anima universale, come vitalità della natura nella sua totalità, indica l’accezione di anima quale vento, soffio vitale che unisce uomo
e natura e che nella progettualità dell’intera rassegna riconferma la volontà di territorializzare la simbologia della spiritualità nel paesaggio montano.
Protagoniste sulle pareti della galleria sono le opere fotografiche di Elio Ciol, maestro del bianco/nero nell’eccellenza di una spiritualità identificata in un profondo sentimento del luogo, percepito nella stretta relazione tra afflato del sublime e comune vivere quotidiano. Lo stile asciutto e incisivo, magistralmente calibrato in ogni taglio compositivo, che restituisce il vero senza filtri di freddo virtuosismo tecnologico, appare ammantato da un’aura contemplativa che svela il profondo raccoglimento interiore dell’autore, anche attraverso connotazioni paesaggistiche traslate in simbologie spirituali, tese fra sacro e profano, tra relazione con la divinità e ricerca interiore palesata nel rapporto con il mondo.
Un duplice registro di senso, questo, che si ritrova anche nell’installazione audiovisiva di Mirjana Batinić e Sanja Kuveljić, intitolata After the silence. Operando sui sistemi linguistici della comunicazione familiare, ma recuperandone la dimensione arcaica con la ricerca di voci primordiali, quest’opera svela parti sconosciute di se stessi e della relazione con l’altro da sé. Per mettere a nudo una realtà “altra” dell’animo umano, fondata sul viaggio d’interiorizzazione, che chiama in causa la dimensione spirituale. Le composizioni sonore, che si moltiplicano aprendosi a infiniti intrecci e combinazioni, unite alle apparizioni visive di silhouette fantomatiche e corpi concreti, mettono in scena una sorta di ritualità di passaggi dal qui all’altrove e viceversa.
Passaggi, apparizioni, svelamenti e occultamenti che nell’installazione Res Alba, Res Nigra di Elio Caredda tracciano il passo concettuale ed emozionale di una ricerca spirituale tesa fra Oriente e Occidente. Perché se da un lato chiama in causa l’opposizione tra “materia bianca e materia nera”, quindi il secco bipolarismo che connota la cultura occidentale, dall’altro lato, ammiccando al concetto di yin e yang radicato nell’antica filosofia cinese e probabilmente sorto dall’osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che sfocia nel giorno, contempla la fluida convivenza orientale degli opposti.