Alfredo Bortoluzzi – La danza
Le opere esposte coprono un arco temporale molto ampio, da quando l’Artista frequentava al Bauhaus di Dessau (1927-1929) i corsi di Albers, Kandinskij, Klee e Schlemmer, fino agli anni “italiani”, dal 1958 in poi, quando si stabilisce a Peschici, sul Gargano, e riprende a dipingere ri-modulando gli insegnamenti bauhasiani e confrontandosi con le esperienze più innovative della pittura del Novecento, avendo sempre a cuore i temi della danza.
Comunicato stampa
Sarà inaugurata sabato 7 dicembre 2013, alle ore 18, nella Galleria della Fondazione Banca del Monte di Foggia, in via Arpi 152, la mostra "Alfredo Bortoluzzi: la danza".
«La singolarità di questa mostra, la quinta organizzata da quando nel 2010 è stato costituito il Fondo Alfredo Bortoluzzi» -ha scritto, nell'introduzione al Catalogo, il Presidente della Fondazione, prof. Saverio Russo- «è quella di "inscenare" simbolicamente l'attività coreutica di Alfredo Bortoluzzi a partire dai suoi disegni, dalle sue tempere, dai suoi collage, dalle fotografie che ne documentano le performance come danzatore e coreografo, e dalle riflessioni che sul suo lavoro svolgono personaggi come Egon Vietta, Carl Orff e Gret Palucca. Tutto questo è stato possibile perché il Fondo Alfredo Bortoluzzi non si compone più solo delle opere su carta del Maestro, ma è stato implementato di materiale documentario importantissimo che comprende, oltre a fotografie, ritagli di giornali, libretti di sala, un cospicuo epistolario con intellettuali, musicisti, danzatori, artisti che hanno dato un contributo significativo alla storia della cultura e delle arti nel Novecento».
Le opere esposte coprono un arco temporale molto ampio, da quando l'Artista frequentava al Bauhaus di Dessau (1927-1929) i corsi di Albers, Kandinskij, Klee e Schlemmer, fino agli anni "italiani", dal 1958 in poi, quando si stabilisce a Peschici, sul Gargano, e riprende a dipingere ri-modulando gli insegnamenti bauhasiani e confrontandosi con le esperienze più innovative della pittura del Novecento, avendo sempre a cuore i temi della danza.
Dopo l'ostracismo decretato dal nazismo verso gli artisti del Bauhaus, con il sequestro nel 1933 della mostra di Düsseldorf, in cui anche Bortoluzzi esponeva, la danza era stata la forma d'arte che gli aveva consentito di esprimersi mettendo a frutto, paradossalmente, seconda una sua stessa affermazione, "l'esperienza fatta al teatro del Bauhaus".
Egli infatti, dopo un'attività di primo ballerino al teatro di Karlsrhue (1935), nel 1936 si perfeziona a Parigi all'Ècole de danse diretta da Lubov Egorova e l'anno successivo vince il I Premio di carattere e il II Premio per la danza classica all'Opera di Parigi, entrando a far parte del balletto di Serge Lifar. Inizia così a lavorare in molti teatri europei al fianco di grandi personalità, come Herbert von Karaian e Carl Orff. Da Aussig ad Aquisgrana a Breslau e, dopo la guerra, da Karlsrhue a Bielefeld ad Essen, svolge con successo l'attività di primo ballerino, coreografo e scenografo. Fino al 1958, quando è costretto a lasciare la danza a causa di un infortunio al ginocchio e si trasferisce a Peschici.
«La mostra» -hanno scritto i curatori del Fondo, Gaetano Cristino e Guido Pensato- «esplora il rapporto pittura-danza in Alfredo Bortoluzzi inquadrandolo all'interno delle ricerche delle avanguardie artistiche del Novecento, il cui obiettivo è stato quello di realizzare delle nuove soggettività grazie ad una nuova e diversa attenzione alla corporeità. A partire dall'appello di Nietzsche contenuto nei Frammenti postumi, di operare un capovolgimento delle gerarchie tra corpo e spirito, giacché il corpo si rivela "fenomeno più ricco, più esplicito e comprensibile di quello dello spirito", le Avanguardie storiche hanno indagato come mai prima d'allora le potenzialità espressive del corpo giungendo ad individuare nel "Corpo danzante" il luogo in cui tentare di riuscire a fondere l'insieme delle arti visive. E pochi sono riusciti in questo intento come Alfredo Bortoluzzi. La pittura lo ha aiutato a risolvere nelle coreografie il problema del rapporto armonico tra movimento e immagine, ma a sua volta la danza ha dato al suo segno e al suo colore la forza del ritmo; in tal senso il suo rapporto con la danza prosegue oltre la scena».
Come di consueto, la mostra è accompagnata da un Quaderno (n. 4) che, oltre a fungere da catalogo, contiene saggi e documentazione sulla tematica della mostra. In questo Quaderno si segnalano un saggio di Stefan Nienhaus (La danza è vita. Alfredo Bortoluzzi e Egon Vietta), dei curatori "La 'linea-danza' di Alfredo Bortoluzzi", e la pubblicazione di importante materiale documentario: un album fotografico dell'attività coreutica di Bortoluzzi e la corrispondenza con Egon Vietta, Gret Palucca e Carl Orff.