Koinè 2013
In greco antico infatti col termine “koinè” si indicava la lingua comune dei greci, al di là delle differenze dei dialetti e delle lingue locali (l’attico, il dorico, ecc.). Ora più che mai è evidente la necessità di definire se ci sia un minimo comun denominatore nell’infinità di variabili dell’arte contemporanea, al di là delle mode o dei fenomeni di superficie, al di là di inutili distinzioni tra generi, figurazione e astrazione, tra moderno e contemporaneo.
Comunicato stampa
Si inaugura domenica 15 dicembre 2013, alle ore 17,00, alla Galleria 20 di Torino, Corso Casale, 85, la mostra “KOINÈ 2013”. A cura di Valentina Carrera e Virgilio Patarini. Catalogo Zamenhof Art.
In mostra opere di Alessi Salvatore, Marco Bellomi, Alberto Besson, Marta Boccone, Andrea Boldrini, Fiorenzo Bordin, Annamaria Bracci, Giorgio Carluccio, Valentina Carrera, Vito Carta, Lorenzo Curioni, Raffaele De Francesco, Siberiana Di Cocco, Paolo Facchinetti, Paulus Helbling, Angela Ippolito, Paolo Lo Giudice, Fiorella Manzini, Franco Maruotti, Michelle Hold, Maurizio Molteni, Giuseppe Orsenigo, Beatrice Palazzetti, Virgilio Patarini, Alessandro Pedrini, Angelo Petrucci, Maria Luisa Ritorno, Alessandro Rossi, Catherine Schmid, Rosa Spina, Ivo Stazio, Claudia Strà, Lyudmila Vasilieva.
Nel corso del vernissage verrà presentato il libro “Koinè 2013. 77 artisti Zamenhof Art per un linguaggio comune dell’arte contemporanea”, a cura di V. Carrera e V. Patarini, Ed. Zamenhof Arti, 2013, cui seguirà un buffet con cocktail.
La mostra, già presentata a Milano alla Galleria Zamenhof e al Palazzo della Racchetta di Ferrara nella scorsa primavera, proseguirà fino al 30 dicembre, dal martedì alla domenica, dalle 15 alle 19. Natale e S. Stefano chiuso. Ingresso libero
Ingresso libero.
Nota di presentazione: appuntamenti fissi e colpi di scena
Per i suoi cinque anni di vita, fin dal primo anno di programmazione, la Galleria Zamenhof ha avuto un appuntamento fisso con quella che potremmo definire “la mostra delle mostre”. Tutti gli anni infatti, a fine stagione o al principio della stagione successiva, c’era questa sorta di rito che consisteva nell’allestire quasi un riassunto delle puntate precedenti: una mostra che riassumeva e sintetizzava, in qualche modo, la programmazione della stagione appena conclusa. Al tempo stesso era un’occasione per fare il punto di un anno di lavoro e per meglio comprendere, forse, il senso di quello che si era fatto.
Per i visitatori era un’occasione per vedere opere e artisti che magari erano sfuggiti.
Nel 2012 poi davvero Koinè è stata la mostra delle mostre, letteralmente: infatti riuniva in un’unica esposizione una articolata sequela di singole mostre tematiche presentate nel corso dell’anno all’Atelier Chagall, e il catalogo ripercorreva fedelmente quel percorso.
Poi quest’anno è cambiato tutto: prima ancora di decidere la chiusura della galleria Zamenhof avevamo già pensato di portare “Koinè 2013”, la mostra delle mostre, la mostra che in qualche modo riassumeva e compendiava la nostra programmazione, anche in altri luoghi espositivi, in altre città, come avevamo già fatto con alcune delle mostre più significative degli ultimi anni. Innanzitutto per confrontarci con un pubblico nuovo, diverso, sempre più ampio.
E la prima scelta non poteva che cadere su Ferrara e su Palazzo della Racchetta, cornice di alcune nostre mostre di successo di pubblico e di critica negli ultimi due anni. Poi l’apertura della Galleria 20 a Torino, che per dimensioni e caratteristiche raccoglieva e rilanciava l’eredità della galleria Zamenhof, offriva uno scenario perfetto per una terza ed ultima riedizione di “Koinè 2013”.
Per noi, comunque, fin dal principio è stato chiaro che allestire questa mostra e il relativo catalogo significava soprattutto, come ogni volta, mettere a fuoco la nostra idea di arte contemporanea: quello che ci sembrava rilevante, e accostando un autore all’altro, spesso apparentemente diversissimi, provare a capire se qualcosa ci fosse in comune e cosa e se questo “qualcosa”, questo terreno comune fosse la possibile base, il possibile punto di partenza per definire i termini e la sintassi di una lingua comune dell’arte contemporanea.
In greco antico infatti col termine “koinè” si indicava la lingua comune dei greci, al di là delle differenze dei dialetti e delle lingue locali (l’attico, il dorico, ecc.).
Ora più che mai è evidente la necessità di definire se ci sia un minimo comun denominatore nell’infinità di variabili dell’arte contemporanea, al di là delle mode o dei fenomeni di superficie, al di là di inutili distinzioni tra generi, figurazione e astrazione, tra moderno e contemporaneo.
Valentina Carrera e Virgilio Patarini