La costruzione di una cosmologia – vol.2 – Bulgini / Frigo
La costruzione di una cosmologia, col suo vol.2, curato a Roma da Giuseppe Stampone, è giunta al suo terzo appuntamento.
Comunicato stampa
La costruzione di una cosmologia, col suo vol.2, curato a Roma da Giuseppe Stampone, è giunta al suo
terzo appuntamento, dopo i confronti fra Marinella Senatore e lo stesso Stampone e fra Alice Cattaneo ed
Andrea Mastrovito svoltisi all’American Academy in Rome.
Per accogliere il nuovo appuntamento, si cambia luogo, però e da questa settimana le conversazioni
saranno ospitate da un’altra extraterritorialità significativa della capitale, quella del MAAM, il museo a cielo
aperto creato dall’intervento degli artisti, sotto la cura di Giorgio de Finis, all’interno di una grande fabbrica
abbandonata e occupata da immigrati di tutte le nazionalità, italiani compresi. Un luogo che è per certi versi
l’avanguardia di un mondo futuro, l’espressione più contemporanea di una società in trasformazione, il luogo
ideale insomma per parlare del presente, anche e soprattutto dell’arte.
A discuterne, alla luce delle più immediate radici gettate negli ultimi 15 anni saranno Alessandro Bulgini e
Giulio Frigo, entrambi pittori e figure complesse, che segnano i limiti della generazione che si sta
analizzando. Il più grande e il più giovane si incontrano, uniti, forse ancora più saldamente degli altri, da una
identità che è quella del medium, amato fino al volersene appropriare, scavando nelle radici del Novecento,
per Frigo o amato fino al punto dal doversene allontanare per Bulgini.
Una conversazione tra pittori, dunque, prima ancora che per tra artisti, che nel complesso di questo
articolato percorso di confronti porterà certamente un angolazione precisa, un punto limite del discorso.
Cosa è stato veramente importante negli ultimi 15 anni dell’arte italiana per due figure tanto distanti per
temperamento e pratica? Il pantheon dei loro riferimenti, portati avanti nel lavoro, lascia presagire che dal
confronto emergeranno pagine della Storia dell’arte sommerse, ma non cieche, una riconsiderazione di
uomini e percorsi rimasti nell’ombra della critica a volte, ma non dimenticati dagli artisti.