Attilio Taverna
L’esposizione si propone di far conoscere anche nel nostro territorio gli esiti originalissimi della ricerca teoretica e pittorica che Attilio Taverna ha sviluppato negli ultimi trent’anni, intorno al concetto di forma, in particolare sulla natura formale della luce e la sua possibile rappresentazione; esiti che gli hanno valso importanti riconoscimenti in ambito scientifico internazionale.
Comunicato stampa
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, nell’ambito del Format Universi Diversi, presenta la mostra ATTILIO TAVERNA. FORMA, LUCE, QUANTI, a cura di Giampaolo Prandstraller e Maria Luisa Biancotto.
L’esposizione si propone di far conoscere anche nel nostro territorio gli esiti originalissimi della ricerca teoretica e pittorica che Attilio Taverna ha sviluppato negli ultimi trent’anni, intorno al concetto di forma, in particolare sulla natura formale della luce e la sua possibile rappresentazione; esiti che gli hanno valso importanti riconoscimenti in ambito scientifico internazionale.
Sono in mostra, per la prima volta a Padova, quaranta opere pittoriche di grande formato e venticinque disegni che documentano il lavoro speculativo e inventivo del maestro bassanese (1945) e la sua portata innovativa. Attilio Taverna, come sostiene l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio, arriva a visualizzare la struttura originaria della materia, qual è definita dalla fisica moderna, e alcuni degli infiniti modi in cui si produce la realtà fenomenica. Sontuosi nella loro siderale bellezza, i suoi quadri aprono un fronte di ricerca ancora pressoché inesplorato nel campo dell’arte e della pittura, dagli sviluppi imponderabili.
L’itinerario di Attilio Taverna prende avvio, nei primi anni ’70, nell’ambito dell’astrazione, e approda, dopo alcuni passaggi di impronta costruttivista, percettivista e minimalista, negli ultimi anni ’80, alla raffigurazione di fenomeni fisici essenziali, come quelli indagati dalla meccanica quantistica e dalla teoria del caos, attraverso una ricostruzione della forma fondata sui percorsi vettoriali della luce nello spazio-tempo. Il risultato sono opere di grandi dimensioni, fantasmagorici caleidoscopi di notevole impatto visivo, che insistono di volta in volta sulle asimmetrie, sulle trasparenze e rifrazioni della luce, e ancora sulla complessità e sul caos, inteso come creazione infinitamente mutevole di forme, sulla visualizzazione di algoritmi, sulla luminosità aperiodica. Il tutto concepito come esplorazione della natura vettoriale della luce a livello delle particelle elementari e dell’universo non visibile.
Fondamentale per la ricerca di Taverna è stato, dopo l’Accademia di Belle Arti a Venezia, l’incontro con il professor Dino Formaggio, allora ordinario di Estetica all’Università di Padova, che aveva molto apprezzato il suo lavoro. Con lui inizia un percorso teoretico che lo vedrà impegnato alcuni anni nell’Istituto patavino e poi in quello di Reggio Emilia. Seguirà un lungo soggiorno a Parigi, quindi in America, negli Stati Uniti. Dopo le mostre in varie città del Veneto, d’Italia e Germania e la pubblicazione, nell’89, di una ricerca teorica sulla forma, Taverna inizia la collaborazione con un’importante Corporation statunitense attiva sul mercato americano dell’arte contemporanea.
Nel ‘98 Taverna vince il concorso per la copertina della rivista “Trends in Neurosciences” dell’Università di Cambridge (UK) e nel 2004 per la copertina degli Atti del Congresso Internazionale di Matematica e Geometria “Frattali 2004” tenutosi a Vancouver-Canada. Nello stesso periodo, la rivista scientifica newyorkese internazionale “Chaos and Complexity Letters” del gruppo editoriale Nova Scientia, NY, USA pubblica un suo articolo “La natura della spazialità e il suo enigma, per un’esperienza estetica della pittura”. Sue interviste teoretiche saranno pubblicate ancora nella rivista ufficiale di Filosofia Estetica dell’Università del Québec e del Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano.
L’esperienza di Taverna, incorporata in opere di grande impegno formale, sostenute da una profonda conoscenza della fisica contemporanea, dell’astronomia, dell’estetica, della filosofia e della pittura, non solo propone nuovi orizzonti di indagine, ma costituisce anche importante stimolo all’elaborazione di inedite categorie estetiche, in un momento particolarmente critico per l’arte contemporanea.