Hermann (Sinsegundos) Reiter – I Sipari
Proiezione dei video “Rojo” e “blu”. Esposizione di un trittico fotografico.
Comunicato stampa
Alla radice del sipario – come in un cielo capovolto – stanno una deriva di vele, un volteggiare di gabbie, lo sventolio delle tende e il battere d'ali della cattività: i confini di separazione tra abbandono e costrizione, tra limitazione e libertà. Proprio queste linee furono marcate e frequentate dai primi che si aprirono al mondo, che coinvolsero l'altro in simulazione: nel gioco, nel gesto poetico e nell'emissione del canto, nel mistero del teatro e nella fuga della danza. Per comunitaria condivisione, per fuoco sacro, per regola rituale, i contorni sfumavano – la follia poteva essere intesa, la malattia risanata, la diversità assimilata.
Il nostro è tempo di sete per cerimoniali e formule magiche... Abitiamo uno spazio ristrutturato in costruzione simbolica e possediamo una finzione riorganizzata. Siamo appalti, apparati, cantieri. In tutti i sensi, serviamo, come un ingranaggio! Ritorniamo noi stessi a sprazzi e, dal vuoto pneumatico che conteniamo, in pressione risuscitiamo il sudario di un'anima. Da qui, pratichiamo personalmente, talvolta inconsciamente, procedure iniziatiche, culti animistici e funzioni liturgiche.
Passeggiando per le strade della città, ci fermiamo immobili, come per imposizione, e ci facciamo attraversare dai ritmi del progresso: in verticale oppressione, zona mentale da non oltrepassare. Ecco che, salito il sipario, sogniamo il cerchio perfetto di una pace insperata, l'estasi di sprofondare, l'oblio in cui evaporare. Più ancora, i colori ci penetrano: stanchi dell'omologazione, costruiamo uno scenario brutale di cromatica essenzialità, in cui intrufolarci per recuperare gli scarti, nutrirci del male, esorcizzarci...
Ivan Fassio