Collettiva di artisti del Novecento

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO DON CHISCIOTTE
Via della Rocca 37, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì- giovedì ore 15.30-19.30;
venerdì e sabato ore 9.30-12.30 e ore 15.30-19.30

Vernissage
04/02/2014
Artisti
Francesco Tabusso, Fausto Melotti, Gianfranco Ferroni, Sergio Saroni, Luigi Bartolini, Italo Cremona, Albino Galvano, Mario Calandri, Jean-Pierre Velly
Generi
arte contemporanea, collettiva

Nuova collettiva di artisti del Novecento allo Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes a Torino.

Comunicato stampa

Nuova collettiva di artisti del Novecento allo Spazio Don Chisciotte della Fondazione Bottari Lattes a Torino (Via della Rocca, 37). Dal 4 febbraio al 29 marzo 2014 sono in esposizione opere di Luigi Bartolini, Mario Calandri, Italo Cremona, Gianfranco Ferroni, Albino Galvano, Fausto Melotti, Sergio Saroni, Francesco Tabusso, Jean-Pierre Velly.
Orario: martedì- giovedì ore 15.30-19.30; venerdì e sabato ore 9.30-12.30 e ore 15.30-19.30.

Luigi Bartolini (1892-1963), pittore, incisore, scrittore e poeta. Nato a Cupramontana (Ancona), è considerato tra i maggiori incisori italiani del Novecento, insieme con Giorgio Morandi e Giuseppe Viviani. Il suo stile artistico si riallaccia alla tradizione naturalista italiana dell’Ottocento, ispirandosi anche alle stampe di Rembrandt, Francisco Goya, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e degli incisori del Settecento italiano. Nel corso della carriera sviluppa diverse maniere definite maniera bionda, nera e lineare, con le quali realizza numerose acqueforti, dedicate ai paesaggi delle Marche e della Sicilia, e le serie Gli insetti, Le farfalle, Gli uccelli e Scene di caccia.

Mario Calandri (1914-1993), pittore e incisore, compie i primi studi artistici tra Firenze e Torino, dove torna nel 1932 e frequenta l'Accademia di Belle Arti, diplomandosi in pittura nel 1939 con Cesare Maggi. È considerato uno dei massimi incisori del XX secolo, tra i migliori artisti specializzati nella grafica. Dopo la parentesi bellica è assistente del maestro Marcello Boglione, responsabile, dal 1934, della rinata Scuola di Tecniche dell'Incisione dell'Albertina, cui gli succede nel 1957. Nel 1963 (dopo una breve parentesi a Brera) ottiene la cattedra nell'istituzione torinese, dove rimane fino al 1977, segnando con il suo magistero intere generazioni di incisori. Nel 1940 esordisce alla Biennale di Venezia. In seguito sarà presente alla Biennale nel 1950, nel 1952 e nel 1958 con una personale. Numerosissime sono le partecipazioni alle più significative rassegne nazionali e internazionali della grafica incisa. “Personalità appartata e schiva – spiega Vincenzo Gatti - Calandri è ben attento alla contemporaneità: non ha bisogno di viaggi impegnativi per cogliere le sollecitazioni che gli vengono dal mondo dell'arte, ma sa filtrare - con una libertà d'invenzione che ha pochi paragoni - gli stimoli più fecondi per la sua arte. Per questo le sue opere, nella globalità dei linguaggi, stupiscono per l'unione di sentimento e tecnica, moti e forme, modernità e tradizione”.

Italo Cremona (1905 – 1979), pittore e scrittore. Nato a Cozzo Lomellina (Pavia), compie a Torino gli studi classici e universitari. La sua carriera espositiva è caratterizzata da un’intensa attività fin dal 1928. Dal 1946 al 1955 insegna Decorazione all'Accademia di Torino, esponendo nel frattempo nelle mostre d'arte italiana a Vienna (1949-50) e in Germania (1950-51). Alla Biennale del 1950 il dipinto Inondazione di Torino viene acquistato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Partecipa al Premio Michetti, al Premio La Spezia, a Peintres de Turin a Nizza, nel 1951, e ha una sala di suoi disegni alla Biennale del 1954. Tra il 1959 e il 1960 collabora con Maccari all'almanacco L'Antipatico. Dal 1966 è Accademico di San Luca. Artista poliedrico, le sue opere si caratterizzano per una singolare fusione di elementi metafisici e di effetti surrealisti (Capriccio, 1938), cui fa seguito una personale interpretazione del realismo magico. Tra i suoi soggetti: nudi di donna, demoni, figure animalesche, danze macabre, forme che si plasmano e si ricreano, ma anche limpidi ritratti e paesaggi di Torino e del quartiere San Salvario.

Gianfranco Ferroni (1927-2001), pittore, nato a Livorno, sul finire degli anni Quaranta frequenta l'ambiente di Brera. In seguito si lega artisticamente ai pittori del Realismo esistenziale, rappresentato da Giuseppe Guerreschi, Bepi Romagnoni, Mino Ceretti, Giuseppe Banchieri, Giuseppe Martinelli, Floriano Bodini e Tino Vaglieri, che operano intorno a metà degli anni Cinquanta con richiami alla filosofia di Paul Sartre. All’inizio degli anni Sessanta diviene un esponente di punta della Nuova figurazione, filone artistico che fa tesoro della lezione pittorica dell’inglese Francis Bacon. Elabora un linguaggio con chiari riferimenti alla Pop Art. Nel 1950, 1958, 1964 e 1968 è invitato alla Biennale di Venezia, nel 1957 alla mostra Italia-Francia, nel 1959 e nel 1965 alla Quadriennale di Roma (dove ritorna a esporre nel 1972). Nel 1959 e nel 1969 partecipa alla Biennale del Mediterraneo di Alessandria d’Egitto. Nel 1964 è la Biennale di Tokyo a consacrarne lo spessore da artista internazionale. Contemporaneamente alla sua attività pittorica porta avanti in modo proficuo quella di incisore, iniziata nel 1957. Alla fine degli anni Settanta con Sandro Luporini, Giorgio Tonelli e altri artisti forma il gruppo della Metacosa, con cui inizia una nuova e fertile stagione pittorica. Le preoccupazioni e angosce esistenziali che riesce a far convergere nei suoi quadri, si arricchiscono allora di echi iperrealistici. Nel 1982 è invitato ancora alla Biennale di Venezia.

Albino Galvano (1907 – 1990), pittore, storico dell’arte e filosofo. Nato a Torino, è allievo e poi assistente di Felice Casorati presso l’Accademia Albertina di Torino, quindi professore di filosofia al Liceo Classico Vincenzo Gioberti. Nel 1945 fonda, insieme con Franco Antonicelli, l’Unione Culturale di Torino, associazione che raccoglie intellettuali e artisti quali Norberto Bobbio, Vittorio Foa, Ludovico Geymonat, Francesco Menzio, Massimo Mila. Nel 1947 pubblica il primo numero della rivista Tendenza: nell’articolo programmatico La pittura, lo spirito, il sangue, mette a fuoco le coordinate teoriche della sua poetica, fondata sul richiamo al vitalismo e all’immoralismo di Friedrich Nietzsche. Tra il 1945 e il 1949 nella sua pittura si apre una fase espressionista, caratterizzata dalla semplificazione dei contorni lineari e dal cromatismo bidimensionale. Gli sviluppi di questa ricerca lo conducono all’astrazione e a costituire con Annibale Biglione, Adriano Parisot e Filippo Scroppo la sezione torinese del Movimento arte concreta (Mac), di cui faceva parte anche Carol Rama. I suoi obiettivi sono la salvaguardia dell’indipendenza della ricerca artistica e il rinnovamento dei mezzi linguistici. Molte sue composizioni astratte sono segnate da forti valenze religiose e metafisiche. Alla metà degli anni Cinquanta si apre a ricerche segniche e gestuali di impronta informale. Alla fine del decennio, in una serie di dipinti dedicati all'iris e concepiti come omaggio a Stéphane Mallarmé, avvia il recupero della figuratività.

Fausto Melotti (1901- 1986), scultore e pittore. Nato a Rovereto, a Firenze entra in contatto con letterati e artisti d’avanguardia e ha la possibilità di osservare da vicino le opere degli artisti del Rinascimento fiorentino quali Giotto, Simone Martini, Botticelli, Donatello e Michelangelo. Essenziali sono i suoi rapporti con la città natale e con il fervente panorama culturale che la animava in quegli anni: lì vivevano Fortunato Depero, l'architetto Gino Pollini - tra i fondatori del razionalismo italiano grazie al Gruppo 7 -, il famoso Riccardo Zandonai e altri. Dopo vari studi musicali si dedica alla scultura, studiando a Torino nello studio di Pietro Canonica, poi all'Accademia di Brera di Milano, sotto la guida dello scultore milanese Adolfo Wildt. Il suo stile muta negli anni seguendo sempre una sua personalissima ricerca, tesa ad articolare lo spazio secondo ritmi dal sapore musicale. Anche le sue sculture più tradizionali legate a Novecento sono piene di quel suo particolare amore per la poesia dei materiali. Evidenti i legami con l'arte metafisica, con il razionalismo e con gli artisti legati alla galleria Il Milione di Milano, come Lucio Fontana. La sua scultura avrà sempre più un carattere mentale e subirà una sintesi, nei modi e nei materiali: ceramica o gesso, teatrini polimaterici, leggerissime sculture in acciaio, saranno intrisi di una vena surreale e ironica.

Sergio Saroni, nasce nel 1934 a Torino, dove frequenta l'Accademia Albertina. Partecipa alle rassegne Francia-Italia nel 1955, 1957 e 1960 ed espone alla Biennale di Venezia nel 1956, nel 1958 e nel 1962. Nel 1958 presenta quindici acquerelli al Brooklyn Museum of Modern Art di New York ed espone al Carnegie Institut of Pittisburg. In questi anni si indirizza verso la nuova figurazione che sta maturando tra Torino, Milano, Roma. Nell'ambito di una ricerca indirizzata verso una più lucida oggettività dell'immagine, assume maggiore importanza la ricerca incisoria, che l'artista perseguirà con costanza e determinazione creativa per tutta la vita. Si avvia intanto l'attività didattica, prima al Liceo Artistico di Torino, poi all'Accademia Albertina di Belle Arti, di cui sarà direttore dal 1978 per tredici anni. A lui si deve il rinnovamento dell'Istituzione e l'attenzione verso le istanze contemporanee, la promozione di prestigiose mostre, la riapertura della Pinacoteca.
Poche e meditatissime occasioni espositive caratterizzano l'ultimo decennio della sua attività: in particolare le personali alla galleria Documenta di Torino nel 1981, a Milano nel 1983 alla Compagnia del Disegno e nuovamente alla Documenta nel 1990 sono da considerare altrettanti significativi eventi,rivelatori della sorprendente, progressiva tensione creativa del pittore.

Francesco Tabusso è nato a Sesto San Giovanni nel 1930.Dopo aver conseguito la Maturità Classica frequenta lo studio di Felice Casorati. Nel 1953 fonda insieme ad Aimone, Francesco Casorati, Chessa, Niotti, la rivista “Orsa Minore”. Nel 1954 partecipa alla Biennale Internazionale di Venezia, dove presenta “Comizio”, “Festa campestre” e “Albero caduto”. Vi sarà invitato anche nel 1956 e nel 1958 e nel 1966 gli sarà dedicata una sala personale. Nel 1956 la mostra alla galleria “La Strozzina” di Firenze, con la presentazione di Felice Casorati. L’anno successivo il Premio “Fiorino”, il Premio “Michetti” e la personale alla galleria Medusa di Roma, dove nel 1958 è invitato alla Quadriennale. Nel 1959 la prima mostra alla “Bussola”, presentato da Luigi Carluccio. Ormai trentenne Tabusso è pittore affermato, con inviti alle più prestigiose rassegne internazionali, tra cui Bruxelles, New York, Mosca, Alessandria d’Egitto.
Del 1963 la personale alla Galleria milanese di Ettore Gian Ferrari, con cui inizia un fecondo rapporto di lavoro e di amicizia. Da quest’anno insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico dell’Accademia di Brera a Bergamo, e in seguito, fino al 1984, al Liceo Artistico dell’Accademia Albertina di Torino. Qui, nel 1972, inizia la sua collaborazione con la galleria Davico di Silvano Gherlone, che lo segue tuttora. Nel 1975 realizza la Grande Pala Absidale “Il Cantico delle Creature” per la Chiesa di San Francesco d’Assisi a Milano, progettata da Giò Ponti, opera completata successivamente con quattro trittici dedicati ai “Fioretti di San Francesco”. Poi la mostra “Hommage a Grünewald”, a Colmar, Torino e Milano. Nel 1983 la Mostra Antologica a “Palazzo Robellini” di Acqui Terme, la prima di tante: nel 1991 ad Asti, in occasione della realizzazione del Palio; nel 1997 al “Palazzo Salmatoris”, di Cherasco; nel 1998 alla Sala “Bolaffi” di Torino; nel 2000 al “Centre Sain Bènin” di Aosta; nel 2002 al “Complesso Monumentale di S. Michele a Ripa Grande, a Roma.

Jean-Pierre Velly (1943-1990), incisore, pittore e disegnatore francese, nato ad Audierne. Dipinge e disegna fin dall’infanzia: le prime opere conosciute risalgono agli anni 1950 (vedute del porto di Audierne, barche e chiese). Scopre l’incisione e si avvia allo studio e alla pratica di questa tecnica. Le sue incisioni sono spesso sia all’acquaforte sia al bulino. Intensa l’attività incisoria del 1964-1966 in vista del Premio Roma dell'Accademia di Francia di Roma. Conosce François Lunven, Philippe Mohlitz, Hansjurg Brunner. Si trasferisce alla Villa Medici, diretta da Balthus, dove esegue circa trentacinque incisioni su rame con un'impronta visionaria, apocalittica ed ermetica. Inizia a disegnare a punta d’argento, tecnica poco consueta, omaggio ai suoi maestri ideali del Rinascimento. Comincia a dipingere nel 1976 e nel 1978 presenta alla Galleria Don Chisciotte di Roma i suoi ultimi lavori in omaggio al poeta maledetto bretone Tristan Corbière (1845-1875): sono acquerelli e disegni sul tema della morte vista come passaggio. Nel 1980 si inaugura, sempre alla Galleria Don Chisciotte, il “Bestiaire Perdu”, mostra composta da pregiate opere su carta di animali poco amati dall'uomo (topi, insetti, civette, rane, ecc.) - con presentazione di Alberto Moravia e Jean Leymarie. Negli anni Ottanta la sua produzione calcografica cala nettamente a vantaggio del disegno, dell'acquerello e della pittura ad olio (con soggetti floreali, alberi, paesaggi, ritratti e nudi).

Spazio Don Chisciotte è il nuovo luogo espositivo ideato e voluto da Caterina Bottari Lattes, presidente della Fondazione Bottari Lattes. Ha inaugurato la sua attività nel 2013 con la mostra “Pittoriscrittori”, cui sono seguite la collettiva “Opere su carta”, la personale sulle incisioni di Mario Lattes e la mostra dedicata ai lavori grafici e pittorici di Mario Calandri. Lo spazio espositivo porta il nome della storica galleria romana diretta da Giuliano De Marsanich, che aprì nel 1962, testimonial Alberto Moravia, con una mostra di Mario Lattes.