Agostino Bonalumi
Dopo il successo di Bookhouse. La Forma del Libro, il museo MARCA di Catanzaro presenta la prima personale di Agostino Bonalumi in uno spazio pubblico dopo la sua scomparsa avvenuta il 18 settembre 2013 all’età di 78 anni.
Comunicato stampa
Dopo il successo di Bookhouse. La Forma del Libro, il museo MARCA di Catanzaro presenta la prima personale di Agostino Bonalumi in uno spazio pubblico dopo la sua scomparsa avvenuta il 18 settembre 2013 all’età di 78 anni.
La mostra, organizzata dalla Provincia di Catanzaro in collaborazione con l’Archivio Bonalumi, s’inaugura il 22 febbraio per rimanere aperta sino al 31 maggio. Curata dal direttore artistico del MARCA Alberto Fiz insieme al figlio dell’artista Fabrizio Bonalumi, comprende una selezione particolarmente accurata di 50 opere di grandi dimensioni che spaziano dalle prime esperienze nell’ambito dell’informale (a questo proposito è particolarmente significativo Rosso del 1957) per giungere all’indagine dell’ultimo decennio documentata da Bianco, un trittico del 2009 di oltre tre metri. “E’ con particolare soddisfazione che il MARCA corona la sua attività realizzando, per primo in Italia, un omaggio ad un grande artista che ha segnato la nostra storia recente”, afferma Wanda Ferro, commissario straordinario della Provincia di Catanzaro. La rassegna si configura come un’occasione particolarmente significativa per riflettere sul percorso artistico di Bonalumi in un tracciato che si sviluppa dai primissimi esempi di estroflessioni sino alle continue variazioni realizzate nei decenni seguenti, sempre con il medesimo rigore formale e poetico. La mostra, dunque, è in grado di proporre “il vero e proprio alfabeto bonalumiano”, come ha scritto Gillo Dorfles, che ebbe l’occasione di occuparsi della sua ricerca per la prima volta nel 1958 in occasione di una sua mostra alla galleria Schwarz di Milano. La rassegna, che delinea un unico grandioso percorso al primo piano del museo, presenta Bianco del 1969, una straordinaria installazione di 13 metri divisa in 13 pannelli esposta una sola volta nel 1973 alla galleria del Naviglio di Milano. Si tratta, dunque, di un’occasione unica per ammirare uno dei lavori che meglio esprimono l’integrazione tra oggetto e spazialità ambientale. Come afferma Alberto Fiz “Agostino Bonalumi è una figura centrale nell’arte del secondo dopoguerra ed è particolarmente importante riflettere sul significato della sua indagine al di là di ogni classificazione. Le sue opere ribaltano il rapporto con il mondo visibile diventando visioni esse stesse. La realtà non è più esterna ma diventa parte integrante dell’immagine che ne possiede l’essenza.”
Tra i maggiori protagonisti del secondo dopoguerra, Bonalumi, insieme a Piero Manzoni e Enrico Castellani (la loro prima esposizione risale al 1958), ha imposto la Pittura-Oggetto come segno linguistico di riferimento in netta opposizione alle ricerche di carattere espressionista. Pur avendo una posizione di primo piano nell’ambito dello spazialsimo, Bonalumi è un artista eterodosso che non ha mai fatto della sua ricerca un dogma, trovando sempre una via di fuga autenticamente pittorica rispetto a quelli che potevano sembrare i limiti naturali di un’indagine connotata dagli elementi geometrici e percettivi. Ciò che conta per lui è l’estensione dell’oggetto nello spazio ottenuto attraverso il connubio tra un impianto pittorico che diventa tridimensionale e un’immagine plastica che si pone come trasgressione nei confronti della bidimensionalità.
La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Silvana Editoriale con una selezione dei testi scritti da Agostino Bonalumi dagli anni sessanta sino a oggi in gran parte mai pubblicati prima d’ora. Accanto ad un saggio di Alberto Fiz, viene proposta un’intervista con Fabrizio Bonalumi.
Agostino Bonalumi nasce il 10 luglio 1935 a Vimercate, Milano.
Compie studi di disegno tecnico e meccanico. Pittore autodidatta, inizia a esporre giovanissimo.
Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale seguiranno altre mostre a Roma, Milano e Losanna.
Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo “Nuova Scuola Europea”.
Arturo Schwarz acquista sue opere e nel 1965 presenta una mostra personale di Bonalumi nella sua galleria di Milano, con presentazione in catalogo di Gillo Dorfles. Nel 1966 inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano che lo rappresenterà in esclusiva,
pubblicando nel 1973, per le Edizioni del Naviglio, un’ampia monografia a cura di Gillo Dorfles.
Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere, e nel 1970 con una sala personale.
Segue un periodo di studi e di lavoro nei paesi dell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove si presenterà con una personale alla galleria Bonino di New York.
Nel 1967 è invitato alla Biennale di Sao Paulo e nel 1968 alla Biennale dei Giovani di Parigi.
Nel 1980 a cura della Regione Lombardia è allestita , a Palazzo Te di Mantova, un’ampia rassegna che illustra l’intero arco della sua opera.
Nel 2002 l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma celebra con una personale il conferimento ad Agostino Bonalumi del Premio Presidente della Repubblica 2001 alla carriera.
Nel 2003 l’Institut Matildenhöhe di Darmstadt presenta “Agostino Bonalumi- malerei in der dritten dimension”.
Ha realizzato opere di pittura-ambientale quali, nel 1967, “Blu Abitabile” per la mostra “Lo spazio dell’Immagine”, a Foligno; nel 1968 “Grande Nero”, per una mostra personale al Museum am Ostwall di Dortmund; nel 1979, nell’ambito della mostra, curata da Francesca Alinovi e Renato Barilli, “Pittura Ambiente” a Palazzo Reale di Milano l’opera “Dal giallo al bianco e dal bianco al giallo”, dove l’ambiente considerato attività dell’uomo, è analizzato come attività primaria e cioè psicologica, come anche in “Ambiente Bianco - Spazio trattenuto e spazio invaso”, realizzato nel 2002 per la Fondazione Guggenheim di Venezia.
Si è occupato di scenografia realizzando nel 1970 per il Teatro Romano di Verona scene e costumi per il balletto “Partita”, musica di Goffredo Petrassi, coreografia di Susanna Egri; e nel 1972 per il Teatro dell’Opera di Roma le scene e i costumi di “Rot”, musica di Domenico Guaccero, coreografia di Amedeo Amodio.
Nonostante una malattia con cui convive ormai da tempo, Bonalumi, prosegue e lavora con assiduità sviluppando la sua ricerca fino agli esiti degli ultimi anni.
Porta anche a compimento la realizzazione di un ciclo di sculture in bronzo su progetti risalenti alla fine degli anni ’60.
Bruxelles, Mosca, New York, Singapore sono alcune delle capitali mondiali che ospitano sue personali nell’ultimo periodo di attività.
Nell’estate del 2013 collabora con entusiasmo alla realizzazione di una sua importante mostra a Londra di cui, purtroppo, non arriverà a vederne l’apertura.
Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013.