Serendìpia
Una mostra che vuole analizzare le tematiche del caso/caos, errore e serendipità in fotografia. Trenta opere, selezionate da una commissione di esperti in ambito artistico, per rigenerare la sensualità latente dei Salon des Refusés e la proibita curiosità dell’arte degenerata.
Comunicato stampa
a cura di Alfredo Giacchetto e Serena Leonardi
con la collaborazione di Eleonora Ambrosini, Alessandra Renna ed Ester Viafora
We_Crociferi (www.we-crociferi.it) e Associazione Pigna D’Oro onlus (www.pignadoro.it), nell’ambito delle iniziative culturali a supporto delle proprie attività, presentano la Mostra Fotografica Serendìpia. Tale iniziativa è parte del progetto artistico “Prospettive Diverse” dell’Associazione Pigna D’Oro Onlus, che per il secondo anno consecutivo intende mettere in comunicazione il mondo artistico con i progetti solidali dell’associazione, in un’ottica di reciproca contaminazione.
Organizzata da Nitroglicerina (www.nitroglicerina.org), Serendìpia è una mostra che vuole analizzare le tematiche del caso/caos, errore e serendipità in fotografia. Trenta opere, selezionate da una commissione di esperti in ambito artistico, per rigenerare la sensualità latente dei Salon des Refusés e la proibita curiosità dell’arte degenerata.
Serendìpia sarà ospitata all’interno del meraviglioso complesso dell’ex convento dei Crociferi di Venezia (We_Crociferi, Campo dei Gesuiti, Cannaregio 4878) e aprirà al pubblico dalle ore 17.00 di venerdì 14 febbraio 2014, con un evento di opening alla presenza dei curatori e degli organizzatori della mostra. Seguirà un rinfresco gratuito.
La mostra, inoltre, sarà corredata da un catalogo che raccoglierà tutte le opere esposte e che sarà offerto ai visitatori a fronte di una donazione a partire da 10 euro, che saranno devoluti a favore del progetto “Dopodinoi” dell’Associazione Pigna D’Oro onlus.
Per ulteriori informazioni: www.nitroglicerina.org. Facebook: nitroglicerina.org
«È nelle sue ombre, nei suoi scatti errati, nei suoi accidenti
e nei suoi lapsus che la fotografia si svela e meglio si lascia analizzare»
Clément Chéroux, storico della fotografia