Donazione alla collezione GAM

Informazioni Evento

Donazione alla collezione GAM delle opere di Francesco Lauretta e di Adalberto Abbate.

Comunicato stampa

ADALBERTO ABBATE/ SELFPORTRAIT

Barba bianca, capelli grigi, polo-shirt rossa, portamento altero e sorridente. Solo
Solo come Garibaldi, Giuseppe di nome, davanti al suo destino.
Artigiano del Risorgimento italiano, Giuseppe Garibaldi è un eroe moderno, una versione aggiornata di Ulisse, ma con in più l’impegno repubblicano.
Cosi è come viene ossessionata la memoria di generazioni d’italiani che vedono in questo uomo una figura eroica e paterna.
Il resto é incomprensibile o indicibile, dipende.
Nell’Italia meridionale, di cui la Sicilia fa parte, la vittoria dell’Eroe dei Due Mondi lascia l’amaro in bocca.
La Sicilia, crocevia di civiltà passate, paese natale di Archimede, culla dei premi Nobel Luigi Pirandello e Salvatore Quasimodo, è condannata allo status di provincia dimenticata, povera bambina, in favore del Nord.
Inconcepibile.

Attraverso questo SELFPORTRAIT l’artista palermitano Adalberto Abbate tratta quest’antinomia: un ignoto i cui attributi rimandano irresistibilmente al padre dell’Unità Italiana, come i tratti che un figlio eredita dal padre, un modo insidioso e originale per addomesticare il futuro nello spettro di luce del passato.
Una tempo eroe, anonimo oggi.
Rimangono soltanto i simboli per riconfortare un’identità (italiana) in crisi. Simboli dunque, come quello strappo sul viso che fa di tutto per esporre il lato oscuro dietro ogni eroe.
L’assurdità rivelata.

C’è molto da vedere e sentire in questo SELFPORTRAIT, le voci s’intrecciano ed echi di ogni sorta vengono a risvegliare l’inconscio collettivo, stordito da una grande promessa. Un risorgimento delle coscienze, diventate, in qualche modo per necessità, più affilate e critiche.
Il paradosso portato al suo culmine, il Garibaldi che ha detto “un brigante onesto è il mio ideale ” può solo gioire.
Un altro contesto, un’altra epoca.

Mauricio Estrada Munoz

FRANCESCO LAURETTA/ MADREPERLA

Madreperla è un quadro d’amore.
Non riesco a pensare ad altro se non ad alcuni versi di Novalis per spiegarlo come ci ha raggiunti:
“Pochi sanno
Il mistero dell’amore,
sono insaziabili
e hanno eterna sete”.
Madreperla è una lunga carezza che ho deposto nel corso di molti anni, più di un decennio, fedele, attento, curioso perché “ogni cenere è polline”.
Madre-Perla, è metafora della Madre, la parola futura e nucleo a cui fare ritorno. Madre come rappresentazione di vita, memoria, morte, mancanza, male, menzogna, manicomio, mutilazione, madre-terra, mani:
Sento, ancora, il pulsare della vita immensa in quelle mani. Ne ero cosciente, sentivo e già comprendevo l’innesto prezioso, d’oro, della sua mancanza: l’ignoto scoperto che rimanda all’infinito. Romantizzare il mondo è costuire intorno a sè un mondo poetico, ci avvisa ancora Novalis.
E con tanto che lascio lei dopo anni, perché possa custodirci, lei chioccia madre, protettice e respingente allo stesso tempo.

Madreperla 129 x 84 cm., olio, pigmento e oro su tela, anno 2001/013.