Fragile/Antifragile
Una mostra sul gruppo giapponese di architetti volontari fondato da Shigeru Ban dopo il terremoto di Kobe del 1995 per intervenire in caso di emergenza con strutture temporanee.
Comunicato stampa
Si inaugura, martedì 18 febbraio dalle ore 18.00, negli spazi di Microma in via Santa Chiara 32 l’esposizione Fragile/Antifragile: Shigeru Ban + VAN , the Voluntary Architects’ Network , una mostra sul gruppo giapponese di architetti volontari fondato da Shigeru Ban dopo il terremoto di Kobe del 1995 per intervenire in caso di emergenza con strutture temporanee.
Questa seconda esposizione organizzata da Microma dialoga ora con la parola Fragile, sotto il filone tematico annuale “Alcune Parole del nostro tempo”.
Fragile sappiamo cosa vuol dire, fragile è ciò che si può rompere. Non esiste l’esatto opposto all’essere fragile. Nikolas Thaleb (1) ha utilizzato la parola Antifragile, che non ha nulla a che vedere con resistente, per esempio. Antifragile supera il concetto di resistente o robusto. Antifragile, per Thaleb, è ciò che risponde ad uno shock diventando migliore ed è relativo a tutto ciò che evolve positivamente e si riafferma in altri modi quando sottoposto ad eventi inaspettati.
Il concetto Fragile/Antifragile viene preso a prestito per introdurre questa esposizione.
Essere Fragile o Antifragile distingue le persone a seconda di come esse si pongono rispetto agli eventi del mondo. Il network di volontari VAN, fondato dall’architetto internazionale Shigeru Ban, è Antifragile: interagisce con l’incertezza e la casualità degli eventi prendendone direttamente parte, fornendo il suo personale contributo all’evoluzione positiva delle cose. I progetti per l’emergenza di VAN sono multiformi, adattabili, modificabili rispetto alla temporalità, alla natura, alla realtà delle cose e delle persone che incontrano: "Ogni volta che si è verificata una grave catastrofe, la nostra priorità è stata di scoprire cosa potevamo migliorare sul campo” afferma Jun Matsumoto di VAN.Antifragile o Antifragilista è anche chi, intervenendo solo in caso di emergenza, costruisce la propria capacità di rispondere agli eventi compiendo un percorso di crescita basato sull’esperienza.
Anche questa seconda esposizione combina in un unico impianto narrativo arte, scienza, cultura e consente ai visitatori di interagire tramite suoni, video, cose da toccare. Momenti di dibattito, workshop, letture dal vivo e altre attività, come i puntini di un grande disegno, renderanno il piccolo percorso espositivo un’esperienza unica per favorire un valore che ci riscatta dal quotidiano: la nostra immaginazione.