Mediating Landscape
Questo progetto presenta un “display – paesaggio” situato all’interno della sala Murat e strutturato in superfici dinamiche che propongono nuove modalità espositive e di organizzazione dello spazio.
Comunicato stampa
d i s p l a y
MEDIATING LANDSCAPE
Bari, Italy. Sala Murat, Piazza del Ferrarese.
Inaugurazione: mercoledì 19 febbraio, ore 18. Fino al 28 febbraio. (Orari:11-13; 17-21. Lunedì chiuso)
A cura di flip project space
con la collaborazione di Antonella Marino
Kitty Anderson. Jennifer Bailey. Laura Barreca. Riccardo Benassi. Andrew Berardini. Xenia Benivolski.
Lupo Borgonovo. Paul Branca. Willie Brisco. Simon Buckley. Carson Chan. Paolo Chiasera. James Clarkson. Michael Dean. Federico Del Vecchio. Giulio Delve’. Sonia Dermience. Aideen Doran. Olivia Dunbar.
Sarah Forrest. Maria Fusco. Alberto Garcia del Castillo. Francesco Garutti. Ilaria Gianni. Nicola Gobbetto. Lena Henke. Helena Hladilová. Eloise Howser. Ilja Karilampi. Jan Kiefer.Renato Leotta. Lucia Leuci.
Luca Lo Pinto. David Jablonowski. Francis McKee. Jacopo Miliani. Maurizio Nannucci. Francesco Pedraglio.
Jorge Peris. Gianandrea Poletta. Gianni Politi. Filipa Ramos. Caterina Riva. Andrea Romano.
Ala Roushan. Max Ruf. Margot Samel. Fabio Santacroce. Yves Scherer. Jenna Sutela. Marco Tagliafierro/Paolo Gonzato. Paul Teasdale. Philipp Timischl. Namsal Siedlecki. Davide Stucchi. Joey Villemont. James Winnett. Pedro Wirz. Gregor Wright.
Contributo d'immagine Jacopo Miliani
Questo progetto presenta un “display - paesaggio” situato all'interno della sala Murat e strutturato in superfici dinamiche che propongono nuove modalità espositive e di organizzazione dello spazio. Partecipano artisti, scrittori, curatori i cui lavori sono formalmente inseriti nel display sotto forma di un’ unica installazione; qui i confini delle loro pratiche vengono gradualmente sfocati, accentuando l'imprevedibilità della narrazione che ne deriva.
I metodi di presentazione e le relazioni tra le opere d'arte e il contesto spaziale fanno da sfondo teorico alla mostra "MEDIATING LANDSCAPE". Per evidenziare i diversi livelli di queste relazioni, essa presenta opere e contributi di artisti e curatori nazionali ed internazionali. I lavori vengono collocati su un display in legno progettato e realizzato come parte integrante della mostra. Questo supporto occupa una precisa posizione formale interagendo con le opere esposte in modo da creare micro spazi da occupare. Il processo di produzione, esposizione e impostazione del lavoro saranno parallelamente analizzati attraverso riflessioni e scritti di giovani curatori attorno alla nozione di display, che coinvolge i concetti di prossimità, adiacenza, spazio, forma e oggettualità.
The emphasis of artmaking away from static, individual objects toward the presentation of new relationships in space and time. These relationships could be purely spatial, but also logical and political. They could be relationships among things, texts, and photo-documents, but could also involve performances, happenings, films, and videos… a shift from the exhibition space presenting individual, disconnected objects to a holistic exhibition space in which the relations between objects are the basis of the artwork.
One can say that objects and events are organized by an installation space like individual words and verbs are organized by a sentence… rather than art beginning to use language, it began to be used as language -with a communicative and even educative purpose.
Boris Groys
e-flux journal #29. november 2011. Boris Groys Introduction - Global Conceptualism Revisited
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Come scrive Antonella Marino: "Tra i molteplici significati cui la parola display si presta nella traduzione dall'inglese all'italiano, accanto alle varianti etimologiche del mostrare, esibire, presentare, compare anche quello di "denuncia". E' una chiave forse involontaria, che si può utilizzare per approcciarsi a questa mostra: il cui implicito sottofondo critico è proprio un atto di denuncia del collasso del tradizionale spazio espositivo. Non tanto di quell'ideologia del white cube, "dove i legami effimeri di temporalità e località vengono aboliti a favore di un'idea platonica di assolutezza che astrae dalla vita e si proietta nell'eternità" (Brian O'Doherty). Quanto, nella conseguente sacralizzazione, dell'uso consueto di elementi allestitivi che enfatizzano l'oggetto d'arte singolo, separato e isolato, automaticamente caricato di una nuova aura. Puntare l'accento sul "display process", sull'idea di un dispositivo multiplo e creativo, significa al contrario assumere nella sua progettazione la realtà necessaria della relazione e dell'interconnessione. Tradurre cioè sul piano espositivo le modalità dell'esperienza comunicativa ed estetica post-digitale: una programmazione diversa dei rapporti tra opere, spazio e spettatore che ne evidenzi il collegamento reciproco, la dimensione reticolare. Sviluppando così un inedito modello di "architettura sociale", interessante contributo fisico e teorico alla recente pratica speculativa del "curatorial design" (Vince Dziehkan).
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si ringrazia:
REI.Cologne - Galleria Fonti, Napoli - Galleria Raucci/Santamaria, Napoli -
Supportico Lopez, Berlin - The Modern Institute, Glasgow