Graziano Folata – La pelle della tigre
In mostra una ventina di opere, per lo più inedite, che spaziano dalla scultura alla pittura, alla fotografia. A cura di Giovanna Manzotti.
Comunicato stampa
Nuova mostra personale per la Galleria Massimodeluca: è La pelle della tigre di Graziano Folata, a cura di Giovanna Manzotti (dall'11 aprile al 23 maggio 2014, inaugurazione giovedì 10 aprile 2014, ore 19).
Lo spazio espositivo ospiterà per l'occasione una ventina di opere, quasi tutte inedite: sculture, dipinti - anche di grandi dimensioni - che mixano media tradizionali, fotografie, gesti segnici e associazioni di materie inaspettate o significanze sottili. La personale rappresenterà un compendio delle molteplici tecniche che l’artista indaga e sperimenta con costanza, attraverso una produzione tesa tanto allo studio della materia, quanto al rapporto tra gesto e forma.
«La pelle della tigre è un’indagine sull’ultimo stadio di ricerca e produzione di Graziano Folata, a partire dagli sviluppi del suo modo di concepire la natura artistica dell’operare, dell’esperire l’esistente nella contemporaneità» spiega la curatrice della mostra, Giovanna Manzotti. «Inteso come manifestazione di un sistema sensoriale attivato da un moto visionario - una sospensione della visione, uno squarcio nell’ordinario - l’approccio di Folata rinnova il significato simbolico e percettivo dell’immagine. Esso si svela così come traccia di un gesto inaugurale, un incontro di significati nuovi, da saper cogliere con sguardo sottile. Nella sua produzione scultorea, il dare peso alla forma e l’accostare in maniera secca la materia, sono costantemente declinati negli aspetti legati al sentire delle cose, alla loro possibilità di lasciarsi esperire in quanto costellazioni di forme. È così che le condizioni dell’immaginazione si rigenerano e il possibile si rinnova. Fedeli al medesimo atteggiamento, i risultati delle operazioni fotografiche si allineano in modo naturale al piano semantico dell’approccio plastico alla materia».
Saggio critico di Maurizio Guerri e contributi di Marta Cereda e Marija Rados