Barbara De Ponti / Daniela Spagna Musso
Questa mostra incrocia due mostre autonome che a titolo diverso sono accomunate da continui sconfinamenti nella dimesione antropologica e in quella urbana.
Comunicato stampa
Questa mostra incrocia due mostre autonome che a titolo diverso sono accomunate da continui sconfinamenti nella dimesione antropologica e in quella urbana. Due storie, due viaggi attraverso l’identità dei luoghi, due esercizi esperienziali che intersecano alle ragioni della ricerca quelle del “sentire”, a quelle del “pubblico” quelle del “privato”, a quelle dello svelare quelle del celare.
Isolario è il frutto di un lavoro di ricerca a lungo termine condotto da Barbara De Ponti e curato da Alessandro Castiglioni con il contributo di Matilde Marzotto Caotorta, Elio Franzini ed Ermanno Cristini.
Attraverso un ampio apparato critico, di documentazione fotografica e materiale inedito, l'artista e i curatori propongono un'ipotesi di metodologia di lavoro all'interno delle arti visive contemporanee che si intreccia con la geografia, l'antropologia culturale e l'architettura del paesaggio.
Il libro, come riflessione dedicata allo spazio, nella sua accezione più geografica, legata alla definizione di luogo, di misura unita all'esperienza, è la necessaria premessa e didascalia dei lavori che costituiscono la mostra. Si riassumono in una proiezione geometrica, una istallazione audio e una lastra calcografica i tre progetti nati dalle ultime ricerche d’archivio, proposti per l'occasione come tre matrici, tre entità, tre isole.
In questo universo ci ritroveremo muove dall'assenza di una persona familiare. L’azione/installazione di Daniela Spagna Musso ci racconta un luogo di incontro ideale attraverso il sentire comunque la presenza di chi non c’è, la sua vicinanza anche attraverso un semplice elemento collegato alla persona: una stellina trovata, incontrata, raccolta in un percorso, costantemente, nel tempo.
Barbara De Ponti
Barbara De Ponti dedica la propria ricerca artistica all'identità dei luoghi, attraverso progetti di ricerca, installazioni e lavori a carattere relazionale. Tra questi si ricordano: Route to Identity, Casa dell'architettura, ex acquario romano, Roma, 2012; Mantero. Op. Cit, 2011, Politecnico di Milano, 2011; La Luce Naturale delle Stelle, Planetario Civico di Milano, 2010; Speaking Things, Delft (NL), 2009 http://www.barbaradeponti.it/
Daniela Spagna Musso
"Nel suo far ricorso alla memoria non invita ad un'azione segnata dalla nostalgia per ciò che non c'è più, e non soltanto ad una riattualizzazione, ma è propositiva di azione dinamica e di cambiamento. Guarda al passato per un'analisi e un'azione sul presente,..." Mili Romano ( da 'A partire da un vuoto su una mappa', Alberghi Diurni Cobianchi - tra storia e public art Scuola Officina, numero 2,2011 - Museo del Patrimonio Industriale di Bologna). Alcuni lavori: Asterisma, Fessure, Museo Cerro di Laveno; 2013, Open the door - Alberghi Diurni Cobianchi; Urban Center Salaborsa Bologna, 2012; Onde parallele, Casabianca 2012; Qui sei ora, Premio Basi, 2011; Work.lab Thomas Kilpper, Museo Marino Marini 2011; 639023008#stelle, Cuore di pietra, 2010
I sentieri si costruiscono viaggiando.
(Franz Kafka)
Non c’è etica senza riattribuzione del senso e non c’è senso senza ripensamento del valore del fare.
Riss(e) nasce così. Oggi la realtà è talmente cruda da non consentire perbenismi. Dunque un terreno di confronto fuori dai limiti.
E poi “Riss” in tedesco è “fessura”, “crepa”, “squarcio”; e dalla crepa entra la luce.
È valicando i limiti che si può riattribuire un senso al fare e più nello specifico al fare artistico.
Non è cosa nuova, ma forse ora assume il valore di un’emergenza imprescindibile.
Valicare i limiti è varcare i confini: è l’attitudine del viandante. Senza mappa, senza meta, senza ritorno; perché l’unica meta è il ricominciare ad andare via.
Riss(e) ha questo spirito. È uno spazio fisico solo accidentalmente perché non può essere “qui”. Riss(e) vuole essere piuttosto un “dovunque”, un “altrove”; una sorta di piattaforma che si sposta trovando nell’erranza la propria dimensione etica.
Riss(e) non è un project-space perché non ha una linea curatoriale organica. Propone “mostre”, anche ma non soprattutto, e vuole misurarsi con un continuo “fuori registro” ; quella condizione che deriva dalla consapevolezza che, abbandonata la mappa, non resta che stupirsi degli incontri.
Riss(e) raccoglie una disposizione al dialogo che ha fatto nascere altri progetti, come ROAMING, L’OSPITE E L’INTRUSO, DIALOGOS; diversi tra loro ma accomunati da un bisogno di confronto, in una dimensione relazionale che attraversa la domanda sul “che fare? “ un po’ con lo spirito dell’interrogativo di Leonardo da Vinci: “la luna, come sta la luna?”.
Ermanno Cristini
(Riss(e) è nata con il contributo ideale e di discussione di diversi “passanti”: Cesare Biratoni, Sergio Breviario, Alessandro Castiglioni, Giancarlo Norese, Vera Portatadino, Luca Scarabelli.
Oggi ha incrociato e sta incrociando altri “passanti”, tra cui: Marion Baruch, Antonio Barletta, Marco Belfiore, Francesco Bertocco, Lorenza Boisi, Federica Boràgina, Giulia Brivio, Antonio Catelani , Mario Casanova Salvioni, Viviana Checchia, Clement Project, Francesca Marianna Consonni, Mauro Cossu&Francesca Conchieri, Valerio Del Baglivo, Alessandro Di Pietro, Diana Dorizzi, Graziano Folata, Francesco Fossati, Simone Frangi, Daniele Geminiani, Cecilia Guida, Sabina Grasso, Patrick Gosatti, Silvia Hell, Cecilie Hjelvik Andersen, The Island, Erika La Rosa, Lucia Leuci, Corrado Levi, Chiara Luraghi, Luc Mattenberger, Andrea Magaraggia, Francesco Mattuzzi, Samuele Menin, Metamusa, Yari Miele, Concetta Modica, Rossella Moratto, Giovanni Morbin, Angelo Mosca, Alberto Mugnaini, Adreanne Oberson, Chiara Pergola, Cesare Pietroiusti, Marta Pierobon, Jean Marie Reynier, Rosamaria Rinaldi, Laura Santamaria, Lidia Sanvito, Annalisa Sonzogni, Noah Stolz, Marco Tagliafierro, Temporary Black Space, Federico Tosi, Virginia Zanetti.
In attesa dei prossimi.