Rita Soccio – Nessuna cosa è (sia) dove la parola manca

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA FRANCO MARCONI
Corso Vittorio Emanuele 70, Cupra Marittima, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
09/03/2014

ore 18

Biglietti

ingresso libero

Artisti
Rita Soccio
Curatori
Loretta Morelli
Generi
arte contemporanea, personale

L’artista vuole meditare e far meditare sul lògos come il termine più antico per indicare il potere e la bellezza del dire che al contempo è anche l’essere in una reciproca appartenenza primigenia.

Comunicato stampa

Domenica 9 marzo alle 18.00 la Galleria Marconi di Cupra Marittima e Marche Centro d'Arte presentano “Nessuna cosa è (sia) dove la parola manca” 16.10.2013 – 6.2.2014, mostra personale Rita Soccio “Nessuna cosa è (sia) dove la parola manca” 16.10.2013 – 6.2.2014 è il titolo della mostra curata da Loretta Morelli, che è anche autrice del testo critico, e potrà essere visitata fino al 5 aprile 2014, presso gli spazi della Galleria Marconi (c.so Vittorio Emanuele, 70 - Cupra Marittima).

"Nessuna cosa è (sia) dove la parola manca" 16.10.2013 - 6.2.2014 fa parte degli eventi che si affiancano all’Expo di arte contemporanea di Marche Centro d’Arte.

“Rita Soccio torna a parlarci del nostro tempo, delle sue contraddizioni, delle sue allucinazioni. Riuscire a fermarsi e prendere coscienza di ciò che oggi plasma e scandisce le menti e le vite umane è una scelta sociale forte, coraggiosa e incantata.
L’artista ha dedicato 588 ore alle parole. Una trascrizione lenta, costante e impetuosa di quanto è stato pronunciato da politici e uomini di potere dal 16 ottobre 2013 al 6 febbraio 2014. Questa azione di sfogo e protesta ha voluto mettere in luce l’abuso della parola e dell’intero sistema del linguaggio, lo svilimento e annullamento dei significati, l’alienazione del senso, lo scollamento verbale/reale. La denuncia dell’utilizzo violento e falsato di ciò che identifica l’entità dell’uomo è il motore della mostra.
Nessuna cosa è (sia) dove la parola manca è l’ultimo verso della poesia Das Wort (La parola, 1919) di Stefan George, lo stesso che ispirò “L’essenza del linguaggio” di Heidegger. Il filosofo sosteneva un’esperienza poetica del linguaggio partendo da quella frase che esaltava il legame tra la parola e il suo“essente”; solo la parola fa sì che qualcosa appaia e diventi presente, tangibile; solo la parola è “il rapporto stesso con la cosa che è”. Essa non è un’entità astratta e fugace, è realtà.
Da tempo si assiste all’annullamento di tale principio, al suo ribaltamento, ad una verità manipolata, a meri flussi vocali svuotati di valore e poi mercificati. L’artista vuole meditare e far meditare sul lògos come il termine più antico per indicare il potere e la bellezza del dire che al contempo è anche l’essere in una reciproca appartenenza primigenia.
L’esposizione, attraverso molteplici medium espressivi, rivela un messaggio fatto di contrasti: intimo e universale, materiale e ideale, sospirato e urlato. È qualcosa di integro e complesso che non si esaurisce nell’atto artistico, nello spazio espositivo, ma diventa partecipazione, invito a condividere e ridare dignità a ciò che siamo.” (Loretta Morelli)