L’enigma Escher
Una mostra antologica dedicata a Maurits Cornelis Escher, uno dei miti del ‘900 nel panorama della produzione grafica contemporanea europea: 130 opere per celebrare il genio che ha saputo sedurre persone comuni e, allo stesso tempo, matematici, architetti, fini intellettuali.
Comunicato stampa
“…con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato
e non in un caos senza forma, come sembra talvolta.
I miei soggetti sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare
con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole
mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità,
la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità…
E’ piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo
di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce.”
Maurits Cornelis Escher
“L’ENIGMA ESCHER. Paradossi grafici tra arte e geometria” è una mostra antologica dedicata a Maurits Cornelis Escher, uno dei miti del ‘900 nel panorama della produzione grafica contemporanea europea: 130 opere per celebrare il genio che ha saputo sedurre persone comuni e, allo stesso tempo, matematici, architetti, fini intellettuali.
L’esposizione promossa dall’Associazione Culturale Marcovaldo, con il sostegno della Regione Piemonte e della Fondazione CRC, e con il contributo della Fondazione CRT, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia è curata da un Comitato scientifico d’eccezione coordinato da Piergiorgio Odifreddi – logico matematico di fama internazionale –, e composto da Marco Bussagli – saggista, storico dell’arte, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma –, da Federico Giudiceandrea – collezionista e studioso di Escher – e da Luigi Grasselli – Professore ordinario di Geometria e pro-rettore dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
L’iniziativa rientra nell’ambito di un nuovo, importante progetto che l’Associazione Marcovaldo ha avviato nel 2014 e che prevede una fitta rete di collaborazioni con istituzioni culturali italiane e di altri paesi europei per la realizzazione di mostre ed eventi di livello internazionale.
La mostra presenta la produzione dell'incisore e grafico olandese, dai suoi esordi alla maturità,
raccogliendo ben 130 opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali –
tra i quali la Galleria d’Arte Moderna di Roma, la Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” di Milano e la Fondazione Wolfsoniana di Genova – oltre che da importanti collezioni private.
Al Filatoio di Caraglio, dal 29 marzo al 29 giugno, saranno riunite xilografie e mezzetinte che tendono a presentare le costruzioni di mondi impossibili, le esplorazioni dell'infinito, le tassellature del piano e dello spazio, i motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti.
Ed ecco quindi le prime ricerche testimoniate da opere come Ex libris (1922), Scarabei (1935); le
grafiche suggestionate dai paesaggi italiani Tropea, Santa Severina (1931) dove Escher struttura lo spazio; Metamorfosi II (1940) una delle più lunghe xilografie a quattro colori mai realizzate per narrare una storia per immagini, in cui una scena conduce a quella successiva attraverso una sottile e graduale mutazione delle forme; le figure impossibili di Su e giù (1947) e di Belvedere (1958); le straordinarie tensioni dinamiche tra figura e sfondo nei fogli come Pesce (1963).
Accanto alle sue celebri incisioni – in mostra capolavori assoluti come Tre sfere I (1945), Relatività (1953), Convesso e concavo (1955), Nastro di Möbius II (1963) – saranno presentati anche disegni, documenti, filmati e interviste all’artista che mirano a sottolineare il ruolo di primo piano che egli ha svolto nel panorama storico artistico sia del suo tempo che successivo. Una sezione di mostra sarà dedicata al confronto della produzione di Escher con opere di altri importanti autori – ispiratori, coevi e prosecutori – per comprendere come le scelte di Escher siano in consonanza con una visione artistica che attraversa i secoli, con una consapevolezza maggiore o minore che, talora, risponde ad esigenze diverse, ma che parte dal Medioevo, interseca gli spazi dilatati di Piranesi, passa attraverso le linee armoniose del Liberty (Secessione Viennese, Koloman Moser) e si appunta sulle avanguardie del Cubismo, del Futurismo e del Surrealismo (Dalì, Balla).
Se la grandezza di un artista si misura anche dalla capacità d’influire su altri artisti, come pure sulla società circostante, Escher è stato artista sommo. La sua arte è uscita dal torchio del suo studio per trasformarsi in scatole da regalo, in francobolli, in biglietti d’auguri; è entrata nel mondo dei fumetti ed è finita sulle copertine di dischi incisi dai grandi della musica pop. Non basta, però. La grande arte di Escher ha influito più o meno direttamente su altre figure di rilievo dell’arte del Novecento, come Victor Vasarely, il principale esponente dell’Optical Art, Lucio Saffaro ecc. Ha contratto un debito di creatività con Maurits Escher perfino un pittore americano come il dirompente Keith Haring. La sezione illustra con dovizia di materiali e una ventina di opere questi aspetti dell’arte di Escher per restituire al visitatore la giusta dimensione culturale ricoperta dell’artista olandese.
La mostra è inoltre concepita come uno strumento e una “macchina didattica” che consente di entrare “dentro” la creatività di questo singolarissimo artista. Suggestive installazioni immergeranno dunque il visitatore nel magico modo di Escher.
È evidente, e molto indagato, il rapporto che Escher ebbe con “il mondo dei numeri” – intendendo per tale quello della geometria (euclidea e non) e della matematica. Non meno intrigante è la sua ricerca su spazio reale e spazio virtuale, ovvero sul come “ingannare la prospettiva”. Infine, ma non ultima, la conoscenza che Escher dimostra delle leggi della percezione visiva messe in luce dalle ricerche della Gestalt.
Tutte possibili chiavi di lettura, certo non le uniche, per comprendere l’universo creativo di un artista complesso che, partendo da quelle premesse, attinse a piene mani a vari linguaggi artistici, mirabilmente fusi insieme in un nuovo ed originalissimo percorso che ancora ci emoziona e che costituisce un unicum nel panorama della Storia dell’Arte di tutti i tempi.
La mostra prevede anche un interessante rassegna di conferenze dedicate a Escher e, più in generale, al rapporto tra saperi scientifici e saperi umanistici, oltre ad un’ampia offerta di attività per le scuole.
Biografia
Maurits Cornelis Escher nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden ma crebbe nella città di Arnhem con quattro fratelli. Mauk, come venne soprannominato, prese da ragazzo lezioni di carpenteria e sebbene non fosse particolarmente brillante in matematica e scienze, assimilò dal padre ingegnere l’approccio metodologico dello scienziato. Una delle sue materie preferite fu subito il disegno al quale si dedicò durante gli studi alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem. Fu l’incontro con de Mesquita a stimolare in Escher l’interesse per la tecnica xilografica e le sue possibili sperimentazioni nella resa di effetti chiaroscurali e pittorici di grande raffinatezza.
Al 1922 risale la sua visita a Firenze (primo di una serie di viaggi tra la Toscana e il sud d’Italia) e a Granada (dove visitò lo splendido palazzo di Alhambra) dai quali colse dettagli architettonici, decorativi e particolari inusuali che gli avrebbero fornito spunti per le sue composizioni. Nel 1935 si trasferì in Svizzera. È a partire dal 1937 che si osserva un profondo cambiamento: perde l’interesse per il mondo visibile, per la natura e l’architettura concentrandosi sulle proprie “visioni interiori” e realizzando un corpus significativo di straordinari giochi ottici, prospettive invertite, paesaggi illusionistici tra i più famosi. Trasferitosi nel 1941 con tutta la sua famiglia in Olanda continuò a lavorare intensamente fondendo le molteplici fonti di ispirazione che traeva dai suoi interessi (psicologia, matematica, poesia, fantascienza). Morì a Laren nel 1972.