MAD Giovedì in Musica – Francesco Paolo Martelli
Prosegue la rassegna Giovedì in musica, che prevede l’affiancamento di una mostra di pittura curata da Fabio D’Achille per MAD Museo d’Arte Diffusa ad ogni stagione concertistica del Conservatorio di Latina “Ottorino Respighi”.
Comunicato stampa
Prosegue la rassegna Giovedì in musica, che prevede l’affiancamento di una mostra di pittura curata da Fabio D’Achille per MAD Museo d’Arte Diffusa ad ogni stagione concertistica del Conservatorio di Latina “Ottorino Respighi”. Dopo la personale di Anna Laura Patanè, la Galleria Musicale/Auditorium Roffredo Caetani ospiterà l’esposizione di Francesco Paolo Martelli, che sarà inaugurata giovedì 20 marzo alle 20,30. Il vernissage sarà sinesteticamente accompagnato dal concerto “Violino e pianoforte nel ‘900”.
Francesco Paolo Martelli è un illustre artista di Latina, conosciuto e apprezzato da oltre trent’anni.
Ha partecipato a svariate manifestazioni artistiche sia nazionali che internazionali, senza mai dimenticare le sue radici pontine. Martelli è un autodidatta ed è arrivato alla pittura per caso quando aveva trent’anni. Attraverso l’utilizzo del colore Francesco Paolo Martelli riesce a scavare nel profondo delle nostre anime, evidenziandone gioie e sofferenze. I percorsi della vita hanno portato Francesco a vivere momenti d’inquietudine capaci di segnare profondamente anche le sue opere.
Successivamente, attraverso una nuova spinta interiore, ha illustrato su tela periodi che lo hanno riconciliato con la vita stessa e acceso una profonda spiritualità che coltiva con dedizione così come i suoi quadri, sempre propo-sitivi e colorati. Con vari stili e su diversi materiali Francesco Martelli ha sviluppato il suo spirito: quadri, disegni e installazioni esprimono nella medesima maniera tutto il suo vasto repertorio artistico.
Scrive Francesca Piovan, storica e critica dell’arte:
“Raccontare la vita nel suo trascorrere, ricercare il filo unico ed indivisibile che mi lega al mondo terreno e mi unisce a quello immortale.”
Francesco Paolo Martelli.
“Ovvero l’ardua ambivalenza tra il terreno e l’immortale, tra la Terra, tangibilità in divenire, custode e teatro delle pulsioni materiali, e il Cielo, luogo della memoria, spazio rimembrante di un come eravamo e desiderio da ripercorrere in un come torneremo ad essere.
Nelle grandi tele di Francesco Paolo Martelli, grandi come grande è il messaggio significante ed intrinseco in ognuna di esse, l’ardua ambivalenza tra il terreno e l’immortale, tra l’essere e l’entità, è risolta da quel filo unico, sottile come un respiro, forte come la vita, che va a ricomporre una spirale spazio-temporale esplosa sulla tela in molteplici forme geometriche stratificate le une sulle altre, come materia indissolubile, intese come itineranti cerchi della vita, come tanti vissuti riconducibili ad un’ideale continuità tra passato e presente.
Non si abbandona mai una latente, rassicurante figurazione, perché l’origine dell’uomo è lì, nelle forme care, nei sentieri percorsi, nel sentimento dei luoghi, coperti e riscoperti dai veli della memoria; e da lì, dall’origine del tutto, prendono vita le Azioni che si muovono lungo il confine tra il visibile e il visionario, tra il vissuto e l’onirico.
E’ una pittura solida, carnale, quella di Francesco Paolo Martelli, i piani si intersecano in un turbinio di rette che sfuggono a qualunque logica strutturale e, come nel più misterioso disegno astrale, esse vengono poi ricomposte dalla ricezione sensoriale degli astanti.
Non c’è contenimento, non c’è impedimento, i limiti imposti dalla superficie paiono scomparire come granelli di sabbia al cospetto delle imperanti pennellate come fossero lame taglienti in un moto continuo, il gesto pittorico si traduce in entità materiche, finestre aperte su una corrispondenza biunivoca dell’anima: l’anima narrante e l’anima narrata, in un incessante, mutevole dialogo tra le parti, sotto l’egida trasparente della luce che squarcia prepotentemente la sostanza grumosa, lacerando l’inaccessibile, illuminando la rassicurante, preziosa, presenza di quel filo “unico ed indivisibile che mi lega al mondo terreno e mi unisce a quello immortale”.
La mostra ci accompagnerà fino al termine dell’estate, al termine della stagione concertistica.