Biennale di Venezia 1964: e la Pop divenne fenomeno di massa
Una spettacolare mostra che celebra i cinquant’anni di un fenomeno artistico che ha reso famosi in tutto il mondo Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella e tutti gli artisti presentati nelle prestigiose sale del palazzo cinquecentesco di piazza Garibaldi.
Comunicato stampa
Schifano, Rotella, Festa e molti altri artisti per i cinquant’anni della Pop Art italiana a Palazzo Pisani di Lonigo dal 21 marzo.
Dal 21 marzo al 4 maggio 2014 Palazzo Pisani di Lonigo (Vi) sarà invaso dall’esplosione di colore della Pop Art grazie alla “BIENNALE DI VENEZIA 1964: e la Pop divenne fenomeno di massa”, una spettacolare mostra che celebra i cinquant’anni di un fenomeno artistico che ha reso famosi in tutto il mondo Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Mimmo Rotella e tutti gli artisti presentati nelle prestigiose sale del palazzo cinquecentesco di piazza Garibaldi.
Curata da MV Eventi, in collaborazione con l’assessorato alla cultura della Città di Lonigo e patrocinata dalla Provincia di Vicenza e dall’Associazione giovani Architetti di Vicenza, la mostra accompagnerà i visitatori attraverso le indimenticabili atmosfere di artisti che hanno rivoluzionato il linguaggio dell’arte, influenzando moda, design, architettura, il marketing pubblicitario, riviste, musica, ecc.
“La mostra” afferma Matteo Vanzan di MV Eventi “è pensata come un grande contenitore di eventi che coinvolgeranno anche alcuni locali del nostro territorio, presentando un programma articolato in conferenze, incontri, spettacoli e proiezioni di film con l’intento di approfondire le grandi rivoluzioni dei favolosi anni sessanta”.
Via al ciclo di conferenze Domenica 23 marzo con “Anni Sessanta. Io c’ero” che vedrà come ospite d’eccezione il prof. Franco Boni, famosissimo conduttore televisivo e storico dell’arte, che condurrà i visitatori in un lungo viaggio nell’arte degli anni sessanta e della celebre Biennale; seguiranno le conferenze sull’architettura di domenica 30 marzo (Palazzo Pisani ore 16.00 – “Figure nell’architettura italiana nel secolo ‘900” a cura dell’Architetto Giancarlo Bignotto), sulla musica di domenica 6 aprile (Palazzo Pisani ore 16.00 – “Le stelle di Schifano” a cura di Alan Bedin, voce de Il Magnetofono), sul design e l’arredamento di domenica 13 aprile (Palazzo Pisani ore 16.00 – “La rivoluzione nelle nostre case. Design e arredamento negli anni sessanta” a cura di Giampaolo Viati) e di domenica 27 aprile (Palazzo Pisani ore 16.00 – “La Minigonna..Sessanta portati bene” a cura della prof.ssa Mariarosa Gaigher).
Spazio invece alla musica e al cinema nelle serate di sabato 22 marzo alle ore 22.00 al Lord Byron Pub con il Baby Shake Elvis Night, domenica 13 aprile alle ore 18.30 al Garibaldi Cafè con l’aperitivo anni sessanta “Ballando i Sessanta”, venerdì 11 aprile a Palazzo Pisani con un’esperienza unica di spettacolo musical-teatrale a cura dei The Loreans, ensemble doo-wop che unisce concerti di altissimo livello al fascino mai perduto dei magnifici ’50 e ’60; il programma continua venerdì 18 aprile alle ore 20.30 a Palazzo Pisani con la proiezione del film “Mario Schifano Tutto” e si conclude sabato 19 aprile con il Baby Shake Italian Dancing ‘60, ‘70, ‘80.
Ma come nasce la Pop?
Un cammino che ha le sue origini nel secondo dopoguerra.
Stanco dei negativi fasti della guerra, il mondo si apprestava a rinascere.
La voglia di ricominciare una nuova vita si stava facendo strada non solo negli animi, ma nelle intenzioni di coloro che divennero, poi, i portavoce di una nuova ondata di freschezza. Erano gli anni in cui la televisione entrava per la prima volta nelle nostre case, mostrando il fermento di un nuovo mondo, e la concreta possibilità di tornare finalmente a sognare. Nuovi look, canzoni, film, prodotti ed elettrodomestici diventavano l'oggetto del desiderio di tutti, delineando una nuova tipologia di linguaggio, la comunicazione di massa, che parlava di beni di consumo, loghi, slogan e testimonials che, proprio grazie alla enorme capacità divulgativa della televisione, divennero non solo popolari, ma immortali.
Interpreti di questa grande rivoluzione, furono un gruppo di artisti italiani, francesi e americani che, nel 1962, furono invitati dalla galleria newyorkese Sidney Janis a partecipare alla mostra “New Realist”.
Sì può dire che, ad oggi, quell’iniziativa rimane un episodio isolato nella storia dell’arte degli ultimi 50 anni.
All’epoca gli artisti italiani godevano di un successo pari a quello degli americani.
Poi, dopo la Biennale di Venezia del 1964, con il gran premio assegnato a Robert Rauschenberg, l’arte statunitense si imporrà sul mercato globale influenzandone le scelte critiche.
Quando, tra qualche decina d’anni, si ripenserà alle immagini del XX secolo, non si potranno non ricordare i grandi segni della Pop Art come quelli più caratteristici e popolari, oltre che immediatamente sintetici, del sentire di un’epoca.
Questo sul piano internazionale, come su quello nazionale.
Scoprimmo che l’immaginario era definitivamente altrove, non nelle nostre chiese o nelle rovine classiche, ma fra gli elettrodomestici delle nostre cucine, sulle spiagge con le palme di Los Angeles e negli specchietti retrovisori delle grandi limousine americane.
E scoprimmo che questo era “arte”: cosa che ci folgorò, ci piaque immensamente e, possiamo veramente dirlo, ci cambiò la vita.
Al pari di tutti i movimenti artistici globali, la Pop si è imposta come stile condiviso, è diventata nelle sue anticipazioni e nelle sue varianti, lingua del Novecento.
Del resto se fosse stata solo moda e gioco, sarebbe già morta da tempo, e invece è penetrata dentro di noi, nel nostro gusto, nel modo di guardare il mondo.
Lo stesso Plinio de Martiis affermò che la Pop Art era allegra come sono “allegre le vetrine di una città, appassionante come i manifesti del cinema; seducente, come la pubblicità. (…) La Pop Art fu una liberazione. Spazzò via la soffocante accademia informale che ancora imperversava l’Europa”.
Le oltre 30 opere presenti nella mostra, focalizzeranno l’attenzione sugli italiani, un gruppo di artisti che cercavano una propria espressione fuori dell’influenza della Pop Art che dall'America invadeva l'Europa, al centro di un'attività artistica che rendeva Roma, negli anni '50 e ‘60, una città in grado di fare concorrenza a New York e Parigi.
I loro comportamenti trasgressivi, insieme alle trasformazioni della società, si verificarono in questo gruppo che non aveva un'ideologia condivisa e obbediva solo alle proprie ispirazioni, trovando in Angeli, Festa e Schifano i simboli degli ultimi artisti maledetti della storia dell’arte.
Una generazione di artisti che ha vissuto quel periodo voracemente, che ha bruciato le tappe artistiche e che rappresentano, nonostante la fine drammatica delle loro vite, un momento significativo della storia dell’arte italiana, a testimonianza della vivacità culturale e artistica di Roma negli anni '60.