Renato Barilli – Una sintesi tra esplosione e implosione
Il professor Renato Barilli, già professore ordinario di Fenomenologia degli stili presso il DAMS di Bologna e tuttora professore emerito dell’Ateneo, terrà una conferenza sul tema: “Una sintesi tra esplosione e implosione”.
Comunicato stampa
RENATO BARILLI A SAN MARTINO IN RIO
Venerdì 21 marzo ore 21, presso la Sala d’Aragona della Rocca Estense di San Martino di Rio (RE), in occasione della mostra di Pietro Mussini “Geografie domestiche” a cura di Elena Giampietri, il professor Renato Barilli, già professore ordinario di Fenomenologia degli stili presso il DAMS di Bologna e tuttora professore emerito dell'Ateneo, terrà una conferenza sul tema: “Una sintesi tra esplosione e implosione”. Saranno presenti l'artista, la curatrice e l'Assessore alla cultura Giulia Luppi. “L'esplosione di cui parlerò – commenta Barilli - si è verificata materialmente attorno al 1968 caratterizzato da tendenze, presenti in tutto il mondo occidentale, rivolte a far uscir l’arte dai confini tradizionali (quadro su parete, scultura su piedistallo ecc.), portandola a invadere direttamente l’ambiente, con l’aiuto delle nuove tecnologie, e confidando sul fatto che se anche queste nuove opere assumevano dimensioni enormi (Minimalismo, Land Art), potevano intervenire foto-cinema-video a darcene una registrazione stabile. Lo stesso discorso valeva anche per le manifestazioni del corpo (Body Art, performance). Ma come succede, nella vita dell’arte e altrove, quando ci si è spinti troppo in una direzione, scatta un movimento di segno contrario, ovvero vale la legge del pendolo, con oscillazioni in senso contrario alle precedenti. E dunque, varcato il capo del 1970, cominciarono a comparire tendenze implosive, rivolte cioè a tornare indietro e a riscoprire il museo, il già fatto, la tradizione, seppure continuando a valersi delle enorme possibilità dell’elettronica, infatti i tesori dei musei venivano riversati su disco, in attesa di finire sui blog, e gli artisti li potevano “visitare” e procedere a citarli anche con i colori tenui propri della cromia elettronica, tanto simile a quella dei cartoons. Si potrebbe anche dire che a una fase precedente di tesi, in senso hegeliano, ne succedeva una di antitesi. Ma anche questa fase “contro” si esaurì nel giro di un decennio, e dal 1985 circa partì una sorta di sintesi, sempre per dirla con Hegel, cioè gli artisti ripresero a ispirarsi sul presente, a invadere l’ambiente con installazioni, ma procurando che queste si portassero dietro una buona dose del fascino e dell’incanto cromatico rilanciati dal precedente periodo dell’implosione. Una mostra, Anninovanta, a Bologna e in altre sedi emiliane, ha perlustrato questa ampia situazione, mettendo in evidenza i protagonisti di questa fase, quali gli statunitensi Jeff Koons, Haim Steinbach, Peter Halley, ma anche i protagonisti italiani, tra cui i Nuovi Futuristi, Stefano Arienti, Mario Dellavedova, Umberto Cavenago, Iler Melioli, e tra loro il nostro Pietro Mussini, che infatti usa i neon, come si faceva al momento dell’esplosione sessantottesca, ma procura che questi siano intensamente cromatici e descrivano motivi eleganti, La potenza espressiva viene così associata a doti tradizionali di bellezza e di ricchezza decorativa, appunto in una felice sintesi”.