Ernesto Terlizzi / Emiliano Scatarzi

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO TADINI
Via Niccolò Jommelli 24, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato dalle 15,30/19,00 o per appuntamento

Vernissage
29/03/2014

ore 18,30

Artisti
Ernesto Terlizzi, Emiliano Scatarzi
Curatori
Antonello Tolve, Paola Riccardi
Generi
arte contemporanea, doppia personale

Un pittore Ernesto Terlizzi, “Apologia della superficie” a cura di Antonello Tolve che interesserà tutte le sale al piano inferiore e la mostra fotografica di Emiliano Scatarzi, che invece riempirà le sale al piano superiore con una selezione di foto instantanee curata da Paola Riccardi.

Comunicato stampa

La mostra è composta da 30 carte tutte realizzate nel corso del 2013.
In questi particolari fogli, l’autore, pur spaziando attraverso discipline e materie diverse, conferma la sua precisa riconoscibilità grazie al costante utilizzo del suo segno grafico contaminato nei vari risvolti della sua lunga ricerca.
Un costante rinnovamento grazie a intelligenti espedienti immaginativi, fenditure, brecce e segni sempre tesi a coniugare, il manuale e il mentale, la pratica dell’arte e la teoria ad essa dedicata, in un processo di destrutturazione dell’immagine carico di rimandi ed allusioni.

Nei testi che accompagnano il catalogo Melina Scalise, Francesco Tadini e Antonello Tolve così scrivono: “...Terlizzi arriva a Spazio Tadini con una sua personale in questo luogo d’arte e cultura dedicato al maestro Emilio Tadini di cui conserva stima e ricordi. Ad ospitare la carte di Terlizzi, le pareti dello studio di Tadini, per riallacciare un dialogo mai interrotto come solo l’arte sa fare. I suoi lavori sono il racconto di un corpo, di un viaggio... Frammenti di quei paesaggi visibili a occhio nudo si ritrovano, staccati dalla prospettiva naturale, e collocati nelle opere di Terlizzi... Un dosatore perfetto del bianco e del nero e di tutte le sfumature del grigio... affascinato dalla semplicità e dall’essenzialità” (Melina Scalise)

“Essere apparentemente lieti mentre l’animo brucia ferocemente e, mentre la storia divora gli umani con le stesse fauci e la violenza di sempre, affidare a forme profughe – non certo solo object trouvé – il verbo futuro di ogni racconto possibile. Questo sembra essere il progetto radicale di Ernesto Terlizzi. E delle sue rudi eleganze in guisa di continuità iper raffinate tra disegno, pittura e brandelli vari. “La vera armonia sta nella disarmonia”, chiosa Ernesto nella video intervista sopracitata. E forse, con garbo e coerenza progettuale proprie di ogni grande artista, a conseguenza della conseguenza delle premesse gettate quarant’anni fa, la disarmonia di queste forme profughe è vero antidoto all’inquinamento oftalmico corrente. Mi sveglierò ancora di notte per vedere con desiderio queste trenta carte perfette di Ernesto, che saranno inondate dalla luce che meritano” (Francesco Tadini)

“Irrimediabilmente legato ad un tessuto fragile e irrequieto che fa i conti con la vita, Terlizzi esercita non a caso sulla superficie una spinta morbida e morbosa che volge verso la crisi del riferimento tra la realtà e il linguaggio della pittura per costruire, così, uno spazio concreto, bidimensionale, mentale. Ogni sua opera recente, comprese queste nuove carte che ascoltano (accolgono e rappresentano)il silenzio del mare, rappresenta dunque un gioco linguistico, un processo di destrutturazione della realtà per erigere un discorso del linguaggio sul linguaggio mediante una modalità sinonimica attraverso la quale generare «l’attivazione di fasce potenti di equivalenza e di identità a livello profondo, le quali compromettono le articolazioni differenziali e oppositive delle strutture semiche di superficie»” (Antonello Tolve)

Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa) dove vive e lavora. Dal 1965, dopo gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, è presente nel panorama artistico nazionale e internazionale
con mostre di gruppo, premi e personali. Sue opere sono inserite in numerose collezioni pubbliche permanenti tra cui: Museo d’Arte Moderna, Durazzo Albania; Museo d’Arte Contemporanea, Ripe San Ginesio, Macerata; Consolato Venezuelano di Napoli; Pinacoteca e Musei Comunali,
Macerata; FRAC Prima collezione permanente, Baronissi (Sa); Pinacoteca Comunale, Termoli; Museo delle generazioni italiane del 900, Pieve di Cento, Bologna; CAM Art Museum Contemporary, Casoria (Na); Museo d’Arte Contemporanea, Gazoldo degli Ippoliti, Mantova; MUMI Fondazione Michetti, Francavilla al Mare (Ch).

'Instant Words'
opere di

Emiliano Scatarzi
a cura di Paola Riccardi

Emiliano Scatarzi è un 'poeta in lingua Polaroid'. Di questa tecnica, o supporto, ha indagato nel corso degli anni infinite potenzialità espressive e figurative, ben oltre i limiti della fotografia. L'ampia esposizione personale interessa tutto il piano superiore di Spazio Tadini e raccoglie opere significative estratte da un percorso artistico di oltre quindici anni. Una rassegna che mette in evidenza la capacità dell'artista di giocare con diversi linguaggi, di esprimere concetti profondi in piena libertà espressiva, di divertirsi comunicando, con l’efficacia della sintesi estrema di un singolo scatto.
Dopo una serie di sperimentazioni con tecnica mista Polaroid e pexiglass, Emiliano Scatarzi inizia una lunga ricerca che prenderà prima il titolo Tela-Visione (fino al 2005) e successivamente Media-Evo, lavoro che indaga quella percezione quasi subliminale che, messa in gioco dal potere mediatico, scaturisce dal rapporto con il mezzo televisivo. Un lavoro che prende avvio da una ricerca personale concepita in modo libero e vissuta quasi come momento evasivo e “terapeutico” in una carriera drasticamente scissa tra fotografia pubblicitaria e reportage antropologico. Le opere sono realizzate a partire da scatti fotografici Polaroid ripresi dallo schermo televisivo e realizzati con una tecnica di manipolazione del supporto, successivamente riprodotto e stampato su carta, tela, o inglobato in materiali sintetici. Le immagini sono evocative, suggeriscono più di quanto vogliano descrivere, lasciano lo spettatore del tutto libero nel gioco interpretativo ma al tempo stesso, attraverso titoli ironici e sempre giocati sul doppio senso, lo guidano inesorabilmente e sapientemente nella linea interpretativa voluta . Una critica irriverente della società contemporanea.