Fino alla morte
Tracce fugaci di istinti vincenti in opere d’arte esclusive.
Comunicato stampa
FINO ALLA MORTE
Collettiva d’arte contemporanea a cura di Anna Soricaro
25 marzo – 10 aprile 2014
Tracce fugaci di istinti vincenti in opere d’arte esclusive
Artisti: Patrizia Anedda, Michelle Hold, Paolo Pallara, Maria Pellini
Questa esposizione prende spunto dalla parte conclusiva di un noto libro dedicato alla memoria, all’amore e alla vita scritto da Marguerite Durasi intitolato ‘L’amante’: nulla di romantico, ma tutto di passionale, quelle passioni travolgenti e mozzafiato in cui i dettagli si perdono e restano le tracce fugaci di istinti vincenti. Astrazione e figurazione non convenzionale: in mostra si assisterà ad un inno alla libertà espressiva, alla voglia di esprimersi mossi dalla sola forza della passione per l’arte, senza vincoli. La scelta di una scrittura come quella della Duras spoglia, scarna ma prodigiosamente intensa dove vengono ricalcate scene sulla trama della vita è il simbolo di un’espressione con cui sono stati prediletti i quattro artisti, le cui opere mostrano segni di istinti passionali e maestrìa grandiosa. La scena conclusiva di un libro intriso di amori e allontanamenti oltre che vicissitudini famigliari tra una francese quindicenne e un miliardario cinese sullo sfondo dell’Indocina degli anni trenta diviene preludio ad un’esposizione in cui toni e gesti vincono inesorabili su tutto il trascorrere quotidiano, mossi dall’amore/passione per l’arte, lontano dalla quotidianità e per nulla scomposti dallo scorrere del tempo.
Patrizia Anedda predilige una pulizia espressiva mozzafiato insieme ad una inquadratura essenziale, inequivocabile, imponente e per questo maestosa; opere di grande formato dove a parlare sono sempre oggetti soli che hanno scelto il loro posto e il loro spazio con grazia e magnificenza. Michelle Hold è gestualità astratta intensa, fugace e passionale tra rossi, blu, gialli in cui vigore ed energia sono il filo rosso di un tripudio eccellente. Paolo Pallara sopisce i toni per dare spazio alla tecnica astratta, mestamente e con eleganza distribuisce grazia e meditazione in un’arte raffinata e geniale. Maria Pellini si districa tra corposità materica astratta e leggerezza di carboncini al caffè figurativi: grandiosa la leggerezza che si mescola allo spessore, geniale l’abilità di creare astrazione e figurazione entrambe con la stessa grandezza, con la classe imparagonabile di grandi maestri d’arte.
[Anni e anni dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli, i divorzi, i libri, era venuto a Parigi con la moglie. Le aveva telefonato. Sono io. Lei l'aveva riconosciuto dalla voce. Le aveva detto: volevo solo sentire la tua voce. Lei aveva detto: ciao, sono io. Era intimidito, aveva paura come prima, la voce improvvisamente gli tremava e in quel tremito, improvvisamente, lei aveva ritrovato l'accento cinese. […] E poi sembrava che non avesse altro da dire. Ma poi glielo aveva detto. Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere d'amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte. ]
Marguerite Duras, "L'amante"