Giuseppe Loy – Questa è la tua lezione
La mostra dal titolo “Questa è la tua lezione” – pare proprio ribadire uno stretto legame e un tributo attraverso l’opera fotografica all’arte e all’essenza dei personaggi fotografati.
Comunicato stampa
oeta per vocazione e fotografo per passione, Giuseppe Loy era stato condotto dalla vita a scelte professionali estranee alle sue inclinazioni artistiche; la gran mole di materiale prodotto nelle attività d’elezione è emersa solo dopo la sua prematura scomparsa nel 1981, così che due anni dopo è stata pubblicata una raccolta di sue poesie e nel 2004, in occasione del festival romano FotoGrafia, a lui è stata dedicata una mostra, dov’era esposta una selezione di ritratti degli amici Afro, Burri e Fontana.
La mostra dal titolo “Questa è la tua lezione” – pare proprio ribadire uno stretto legame e un tributo attraverso l’opera fotografica all’arte e all’essenza dei personaggi fotografati.
L’interesse per i ritratti di personaggi noti della cultura ha una storia lunga che affonda le sue radici in un remoto passato, in cui mezzi di rappresentazione erano la pittura e la scultura. Nel ritrarre le sembianze dei loro soggetti, le intenzioni degli artisti erano allora piuttosto lontane da scopi biografici; loro compito principale, infatti, era quello di idealizzare l’immagine dei colleghi (o di se stessi, nel caso invero più diffuso degli autoritratti) fino a farne un emblema della propria arte.
Con la fotografia per forza di cose aumenta l’attenzione verso l’individuo, il suo vero aspetto e la sua personalità, che intanto era diventata oggetto di culto per gli appassionati dell’arte.
Difficile fare un’elenco dei fotografi che si sono, prima o poi, dedicati al ritratto di artista, vuoi per il semplice fatto di fotografare, artisti loro stessi, i propri compagni d’avventura (come nel caso di Man Ray, che ci ha lasciato un nutrito album degli artisti dada), vuoi perché compagni di viaggio in particolari momenti di fervore creativo e culturale (come nel caso di Ugo Mulas, che ci ha consegnato una vasta
documentazione dei personaggi delle neoavanguardie).
Non il documento di un clima artistico, né l’idea di fornire una chiave di lettura dell’opera d’arte nel suo nascere, sono però il senso del lavoro di Loy. Le foto raccolte in questa mostra, hanno a che fare più che altro con la semplicità del vivere e con la noncuranza verso le celebrazioni di un mondo del fare artistico. Questo suggerisce la breve poesia, che il fotografo ha dedicato a Burri, e da cui è tratto il titolo del libro.
Come ha dichiarato lo stesso Loy, i suoi scatti non sono che “appunti visivi” (e degli appunti difatti conservano la freschezza); il suo intento è stato unicamente quello di cogliere certe “minime situazioni” per “il divertimento che si prova nel fotografare” e perché “non si è mai abbandonata l’idea… che l’esame di una realtà minore possa, alla lunga, fornire suggerimenti più precisi, meno legati a mode, più autentici.”.
Una ricerca di verità, dunque, ma sicuramente anche una testimonianza viva dei rapporti d’amicizia che lo legavano ai tre artisti, come testimoniato dalla moglie Rosetta Loy.
In contemporanea La Libreria di Via Sulis presenta per la prima volta le stampe originali del progetto di Giuseppe Loy: Il Mare degli Italiani
Poco prima di morire (1981), Giuseppe Loy stava lavorando a un libro di fotografie intitolato Il Mare degli Italiani che sarebbe dovuto uscire per Laterza. Le fotografie raccontavano con poesia e ironia gli italiani al mare negli anni '70. Suo figlio Angelo ha ripreso il progetto in forma ridotta, scegliendo alcune di queste fotografie e accostandole a epigrammi che suo padre scriveva in quegli anni.