Renato Guttuso – Pittura senza tempo
Nata dalla collaborazione con la Galleria de’ Bonis, punto di riferimento per lo studio e il mercato del maestro di Bagheria, la mostra presenta una selezione di oltre 30 opere – dipinti ad olio su tela, chine e acquarelli su carta, e opere grafiche originali –, raffiguranti le tematiche più care al maestro.
Comunicato stampa
Dopo il grande successo delle due personali, tenutesi tra febbraio e marzo alla Galleria de' Bonis di Reggio Emilia, approda alla Simboli Art Gallery di Firenze l'opera del maestro Renato Guttuso (Bagheria, Palermo 1911-Roma 1987), in un'importante mostra personale intitolata Pittura senza tempo, che si inaugurerà il prossimo sabato 5 aprile.
Nata dalla collaborazione con la Galleria de' Bonis, punto di riferimento per lo studio e il mercato del maestro di Bagheria, la mostra presenta una selezione di oltre 30 opere – dipinti ad olio su tela, chine e acquarelli su carta, e opere grafiche originali –, raffiguranti le tematiche più care al maestro: dalle intense nature morte ai paesaggi siciliani, dai sensuali ritratti e nudi di donna alle moderne "scene di genere". La mostra intende ripercorre le fasi più importanti, dagli anni Trenta agli anni Ottanta, della straordinaria vicenda artistica di Renato Guttuso, interprete tra i più carismatici e impegnati della poetica realista, ma anche testimone originale e sensibile dei cambiamenti della società italiana nel Novecento.
L'esposizione è articolata in due sezioni distinte, allestite a rotazione negli spazi della galleria fiorentina: la prima sezione, che si svolgerà nel mese di aprile, è intitolata Guttuso, l'eleganza del segno e sarà incentrata in particolare su alcune splendide opere storiche del maestro (dagli anni Trenta ai Sessanta) che si distinguono per raffinatezza ed eleganza; la seconda, in maggio, avrà per titolo Guttuso e il colore, e vedrà come protagoniste opere più tarde, prevalentemente degli anni Settanta e Ottanta, in cui si può apprezzare particolarmente l'interesse e l'abilità dell'artista nell'uso del colore.
Tra i dipinti ad olio più rappresentativi che si potranno ammirare in mostra, si segnalano: la Natura morta del 1937, dove la plasticità dei volumi è resa attraverso colori vivaci ed equilibrati; la Natura morta del 1962, dalle forme concrete e dalle decise tonalità cézanniane; Foglie di girasole del 1971, in cui i brani di natura sono rappresentati come panneggi increspati, dalla forte valenza plastica, emergenti da un monocromo fondo rosso; La mano e la rosa del 1972, una sorta di autoritratto allo stesso tempo ideale ed enigmatico, in cui la mano e la tavolozza incarnano l'essenza stessa del pittore; i Tetti di Palermo del 1976, tema tra i più rappresentativi ed amati dall'artista siciliano; La giubba rossa del 1985, dove il rosso dei pomodori poggiati tra le pieghe di un giornale dialoga con quello della giubba appesa ad una sedia: una composizione tutta magistralmente giocata sulle sfumature di un solo colore.
Vi saranno, inoltre, alcuni disegni a china preparatori per opere di Renato Guttuso attualmente conservate in musei. Tra questi, per esempio, la Maddalena del 1940, uno studio preparatorio alla famosissima Crocifissione del 1941 (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna); oppure Figura che corre e Due figure, entrambi bozzetti del grande dipinto La spiaggia del 1956 (Parma, Galleria Nazionale).
Splendide anche le chine e le tecniche miste su carta in cui sono raffigurati ritratti e nudi femminili, tra cui: Marta del 1971; Le tre grazie del 1973-74; Due volti degli anni Ottanta; e Figura in body del 1985. Tra questi è da ricordare anche il sensuale Nudo del 1979, una grande gouache e collage su tela emulsionata, da intendersi forse come un omaggio al padre del realismo in pittura, Gustave Courbet.
Non mancano inoltre curiosità e rarità, come un Bozzetto per costumi teatrali degli anni Settanta, con un campione di stoffa appuntata a fianco. Da segnalare anche le chine su carta dedicate al tema del lavoro e dei lavoratori, così caro e tipico dell'impegno artistico di Guttuso negli anni, come: i picassiani Contadini del 1947; i vigorosi Pescatori del 1950; e la bellissima china e acquarello su cartoncino intitolata La passata di pomodori del 1976, dove il rosso vivo della passata è l'unico colore ad emergere da una composizione altrimenti giocata solamente sull'equilibrio del bianco e del nero. Infine si ricordano le quattro opere del 1971, ovvero Il matto, Il bagatto, Il mondo e La regina di spade, tratte dalla serie originale dalla quale sono stati realizzati i suoi famosi Tarocchi.