Lampedusa 366
Si tratta di un’opera collettiva, una grande installazione partecipata, collocata nello spazio prativo del Museo di Ozzano T., e dedicata alle vittime del naufragio a Lampedusa avvenuta durante l’ ottobre 2013.
Comunicato stampa
Nell’ambito del progetto SVOLTE, in collaborazione con il Comune di Collecchio e Coop Consumatori Nordest, e in occasione della SETTIMANA DEL MIGRANTE, promossa dalla Provincia di Parma e Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Museo Ettore Guatelli dedica un fine settimana ad una serie di iniziative all’insegna delle Svolte che cambiano la vita.
Il primo appuntamento è previsto per sabato 5 aprile alle ore 11.00 presso gli spazi del Museo, con l’inaugurazione dell’installazione partecipata “Lampedusa 366”. Si tratta di un’opera collettiva, una grande installazione partecipata, collocata nello spazio prativo del Museo di Ozzano T., e dedicata alle vittime del naufragio a Lampedusa avvenuta durante l’ ottobre 2013.
366 punti a memoria del numero delle vittime del naufragio (366 appunto) e composto da scarpe donate dai cittadini, enti, istituzioni e circoli culturali del parmense. “Nella vita e nella storia ci sono svolte che, individualmente o storicamente, hanno determinato un cambiamento di percorso” dice il direttore della Fondazione Museo Ettore Guatelli, Mario Turci: “Con Lampedusa 366, ci siamo posti come obiettivo quello di realizzare un’ installazione collettiva e partecipata attraverso la donazione di un paio di scarpe, in modo che le persone partecipassero attivamente alla realizzazione dell’installazione, quale segno di una memori collettiva”.
Un’installazione realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Collecchio, e di cui il Vicesindaco, Maristella Galli ne sottolinea il significato per la comunità: “Partendo dal presupposto che siamo tutti cittadini del nostro "unico" mondo e che il “Viaggio” è sicuramente una metafora della vita, le differenze potrebbero essere le scarpe che si indossano per compiere questo Viaggio: di lusso, comode, sportive o consumate dalla miseria, rattoppate e impregnate di dolore. Trecentosessantasei scarpe, usate a percorrere un pezzo di viaggio che forse non ricordiamo più, per ricordare invece fratelli e sorelle che non si possono dimenticare”.
Ospite della mattinata, sarà Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, che inaugurerà l’installazione “Lampedusa 366”.
Il Museo per l’occasione rimarrà aperto al pubblico dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, con visite guidate condotte dall’Associazione Amici di Ettore Guatelli e del Museo.
Grazie inoltre alla collaborazione del Circolo Rondine di Ozzato T., sarà possibile pranzare al Museo presso lo spazio ristoro. Prenotazione obbligatoria entro giovedì 3 aprile (Fondazione Museo Ettore Guatelli tel. 0521.333601 oppure e.mail [email protected]). Il costo è di 12 € a persona (bevande incluse)
Ancora presso gli spazi del Museo Guatelli, le iniziative proseguiranno domenica 6 aprile con una serie di iniziative tutte al femminile
A partire dalle ore 15.30, le sale del Museo ospiteranno lo spettacolo ‘Madre Regina’ portato in scena dalla compagnia teatrale Festina Lente Teatro con la regia di Andreina Garella in collaborazione con l’associazione Vagamonde. Uno spettacolo che restituisce al pubblico l’esperienza delle donne che hanno vissuto e vivono il percorso migratorio, focalizzando in particolare l’attenzione sulla loro condizione di madri.
“Abbiamo incontrato le testimonianze delle madri straniere, con l’aiuto e la collaborazione delle educatrici delle scuole dell’infanzia, circa una trentina di donne provenienti da tutto il mondo, dal Marocco, dalla Tunisia, dall’Albania, dal Ghana, dalla Moldavia, dalle Filippine, dalla Costa d’Avorio, dal Belgio, dalla Spagna, dall’Etiopia, dall’Eritrea, dalla Russia abbiamo ascoltato le loro voci le loro parole i loro sentimenti le loro emozioni e le loro storie, il loro essere madri, sono diventate il nostro percorso drammaturgico, il nostro testo” dice Andreina Garella, regista di Festina Lente Teatro.
Come inoltre sottolinea Alida Guatri dell’Assocazione Vagamonde, “In scena sono coinvolte alcune delle stesse donne (madri) incontrate durante il percorso, che oltre a mettersi in gioco da protagoniste si fanno portavoce di tutte le donne incontrate perché anche se la parola maternità potrebbe accomunarle tutte, ogni madre ha una sua storia personale, ogni madre racchiusa nella sua quotidianità è diversa, ma tutte le madri hanno gesti ed emozioni comuni.”
Al termine dello spettacolo, si farà merenda con i prodotti della Cooperativa Agricola “Insieme” -pane, marmellata e succhi di frutta-, in collaborazione con Coop Consumatori Nordest.
Sarà Rada Zarkovic, Presidente della Cooperativa, a parlare dell’esperienza al femminile della cooperativa agricola “Insieme”, realtà imprenditoriale inizialmente di sole donne di Bratunaæ, comune situato a pochi chilometri da Srebrenica, teatro di scontri tra serbo-bosniaci.
Nata nel giugno del 2003, dopo due anni di analisi del territorio attorno a Bratunac e Srebrenica, la cooperativa si è posta come obiettivo quello di favorire il processo di ritorno a casa delle persone cacciate dalla guerra e il ripristino delle condizioni per la vita in comune. Costituita inizialmente 10 donne, oggi la cooperativa coinvolge oltre 500 famiglie di contadini impegnati nella produzione locale di frutti di bosco (Lamponi di pace è il nome del progetto), dai quali si ricavano diversi prodotti in parte già commercializzati in Italia grazie ad un accordo con Coop Consumatori Nordest.
Giovanna Buzzoni, assistente alle politiche sociali di Coop Consumatori Nordest, sottolinea come “Il Distretto Sociale Coop di Collecchio partecipa in prima fila al progetto ‘Svolte’ insieme al all’Amministrazione Comunale di Collecchio e al Museo Guatelli che, in collaborazione con diverse associazioni attive sul territorio, presentano un programma di iniziative frutto di un percorso condiviso sul tema delle svolte di vita, mirate a rappresentare, raccontare, illustrare il significato dello stesso concetto di svolta nell’esistenza di un essere umano.”
“Noi siamo convinti che la Cooperativa e tutte le azioni svolte nel programma “Lamponi di Pace” non siano soltanto un’iniziativa di cooperazione allo sviluppo, ma rappresentino una sorta di percorso riabilitativo, una chiave per sgretolare il muro di odio, diffidenza e tensione fra le parti in conflitto, una delle strade possibili verso la riconciliazione nel dopoguerra.” spiega Rada Zarkovic, presidente della Cooperativa agricola Insieme
Ancora nel corso del pomeriggio, Mario Boccia, foto-giornalista "free lance" specializzato in reportage sociali e d'attualità internazionale, narrerà il reportage fotografico da lui realizzato in Bosnia Erzegovina tra il 1991 e il 1996, oltre che le foto che narrano il percorso di vita, di pace e di speranza della Cooperativa Insieme.