Lo famo contemporaneo? No, Pisapia si impunta sulla Città delle Culture solo terzomondista, e Stefano Boeri si dimette da assessore a Milano
In fondo, è la terza legnata in pochi giorni – dopo Trento e Nuoro – che cade sul già dolorante capo del contemporaneo italiano e delle sue strutture. E forse è la più pesante, visto che riguarda un centro d’arte non ancora nato, ma stroncato preventivamente per quelle che sembrano le solite italianissime lotte politiche […]
In fondo, è la terza legnata in pochi giorni – dopo Trento e Nuoro – che cade sul già dolorante capo del contemporaneo italiano e delle sue strutture. E forse è la più pesante, visto che riguarda un centro d’arte non ancora nato, ma stroncato preventivamente per quelle che sembrano le solite italianissime lotte politiche intestine. Solo che qui un risultato clamoroso già c’è: le dimissioni di Stefano Boeri da Assessore alla Cultura del Comune di Milano. Erano nell’aria da qualche giorno, i partiti hanno cercato di “gestirle” con le solite modalità grigiamente dorotee, ma alla fine l’architetto – al quale sicuramente non mancheranno i sistemi per impiegare meglio il proprio tempo – le ha confermate. Via dalla palude.
Qual è il casus belli, e qual è il centro d’arte ucciso prima di emettere il primo vagito? La Città delle Culture progettata dall’archistar inglese David Chipperfield nell’area dell’ex Ansaldo di Zonatortona. Che sta crescendo rapidamente, tanto che in pochi mesi potrà essere pronta per i primi allestimenti. E qual è la colpa grave di Boeri, che ha provocato l’irrigidimento del sindaco Pisapia che francamente speravamo più illuminato? L’aver ipotizzato di fare nella nuova struttura “anche” un “hub del contemporaneo” – come lo ha definito -, con “interlocutori come il MoMA di New York e la Tate Gallery di Londra”. Un centro che nei programmi di Boeri avrebbe affiancato il previsto museo dedicato alle arti delle culture extraeuropee, che avrebbe trovato spazio in altri ambienti dell’immensa struttura archeoindustriale, fungendone anzi da vetrina e da fulcro di grande richiamo.
Ma non c’è il progetto del Museo del Contemporaneo di Daniel Libeskind a Citylife? Forse l’assessore ha subodorato i pantani burocratici che lo stanno ridimensionando e procrastinando, ed ha scelto di anticipare i tempi per una Milano sempre in ritardo su questi fronti. Ma non ha fatto i conti con un sindaco che nell’occasione pare aver rispolverato il Dna post-comunista, sacrificando ancora la crescita di Milano sull’altare delle ben 35 associazioni (portatrici di quanti voti?) in attesa della loro retorica e fumosa Città delle Culture…
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati