Incontro con Letizia Battaglia
Quale artista italiana avrebbe potuto confrontarsi con i lavori potenti e viscerali di Regina José Galindo? Quale altra voce avrebbe potuto gridare così forte da rompere il silenzio e testimoniare la violenza, gli abusi, l’orrore, l’atrocità della realtà che ci circonda? Il pensiero è arrivato veloce a Letizia Battaglia (Palermo, 1935), un mito della fotografia italiana, che dialoga con Diego Sileo, conservatore del PAC.
Comunicato stampa
Quale artista italiana avrebbe potuto confrontarsi con i lavori potenti e viscerali di Regina José Galindo? Quale altra voce avrebbe potuto gridare così forte da rompere il silenzio e testimoniare la violenza, gli abusi, l’orrore, l’atrocità della realtà che ci circonda? Il pensiero è arrivato veloce a Letizia Battaglia (Palermo, 1935), un mito della fotografia italiana, che dialoga con Diego Sileo, conservatore del PAC e curatore della mostra Estoy Viva e Francesca Alfano Miglietti, teorico e critico d’arte, curatore della mostra di Letizia Battaglia “Gli Invincibili” che inaugura il giorno seguente allo Spazio Nonostante Marras. Abituata a vedere la morte in faccia e testimone di violenze senza fine, Letizia Battaglia ha immortalato le scene dei crimini di mafia a Palermo a partire dagli anni 70, quando i Corleonesi trasformarono la sua città nel fulcro dei loro traffici di droga e la portarono sull’orlo di una guerra civile... La Sicilia è per Battaglia quello che il Guatemala è per Galindo: una terra dilaniata, che le ha dato la vita e ne ha chieste troppe altre in cambio, dove la bellezza chiede quotidianamente il permesso di esistere alla violenza.