Carmelo Baglivo / Gianluca e Massimiliano De Serio
Con la mostra Disegni Corsari di Carmelo Baglivo, curata da Emilia Giorgi. Carmelo Baglivo (Roma 1964), co-fondatore nel 1997 insieme a Stefania Manna e Luca Galoforo dello studio di architettura romano IaN+, espone in questa sede un’ampia ed eterogenea produzione di disegni e collage che da sempre accompagna la sua attività di architetto. Contemporaneamente il Museo Marino Marini ospita Un Ritorno (2013), film commissionato a Gianluca e Massimiliano De Serio dal Servizio architettura e arte contemporanee della PaBAAC.
Comunicato stampa
Il Museo Marino Marini propone all’interno del programma espositivo del 2014 un fitto calendario di eventi che si inaugureranno giovedì 22 e giovedì 29 maggio.
Si inizia il 22 maggio, alle ore 18.00, con l’inaugurazione della mostra Disegni Corsari di Carmelo Baglivo, curata da Emilia Giorgi. Carmelo Baglivo (Roma 1964), co-fondatore nel 1997 insieme a Stefania Manna e Luca Galoforo dello studio di architettura romano IaN+, espone in questa sede un’ampia ed eterogenea produzione di disegni e collage che da sempre accompagna la sua attività di architetto. Presentata per la prima volta a Roma negli spazi della Fondazione Pastificio Cerere e in seguito presso lo IUAV di Venezia, Disegni Corsari prende a Firenze una nuova forma, sulle tracce di un percorso in equilibrio tra arte e architettura. Una collezione di visioni che ridefinisce alcuni spazi della cripta del Museo Marino Marini in una Wunderkammer sospesa tra dimensione onirica e realtà.
In questa occasione, si terrà la presentazione del volume Carmelo Baglivo. Disegni corsari, pubblicato dalla casa editrice Librìa con testi dello stesso Baglivo, di Gian Piero Frassinelli, Emilia Giorgi, Bart Lootsma e Luca Molinari.
Sempre giovedì 22 maggio, il Museo Marino Marini ospita Un Ritorno (2013), film commissionato a Gianluca e Massimiliano De Serio dal Servizio architettura e arte contemporanee della PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - e da AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani - in occasione della prima edizione del progetto Museo Chiama Artista, a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce. I gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio, da anni coniugano il loro percorso di artisti visivi con la carriera cinematografica, in una costante ricerca di equilibrio tra la fotografia, nella quale sono maestri, e i propositi artistici. Da questa “chiamata” ha preso forma Un Ritorno, nato in un momento di crisi creativa degli artisti, e dalla loro necessità di capirne le ragioni e superarla. Avvalendosi della collaborazione di Giuseppe Regaldo – ipnotista esperto in tecniche d’ipnosi rapide – la coppia di artisti diventa soggetto e oggetto di un esperimento, primo nel suo genere, di ipnosi simultanea: in questo stato dialogano e si filmano, intrecciando il discorso con i ricordi di infanzia fino al momento prenatale, in cui erano nel ventre materno, in un processo di regressione progressiva senza la mediazione del racconto. Un Ritorno cerca di portare a compimento il trasferimento della crisi da esterna (creativa) a interna (identitaria), attraverso uno sguardo incrociato puntato su quella zona normalmente invisibile che è l’inconscio.
Il film dei gemelli De Serio è accompagnato da un catalogo interamente dedicato al progetto Un Ritorno, edito da Libri Aparte, con testi di Maria Grazia Bellisario, Beatrice Merz, Angela Tecce e una conversazione tra Ludovico Pratesi e Gianluca e Massimiliano De Serio.
Alle ore 20.30, si terrà A Dance with Supports. Avoidance - Avoidance (A Project of Transparency) [script 7], dell’artista inglese Jesse Ash (Londra, 1977). La performance realizzata al Museo Marino Marini è parte di un progetto, suddiviso in varie fasi presentate in luoghi differenti: iniziato nel dicembre del 2012 all’Index—Sweedish Centre for Contemporary Art di Stoccolma, proseguito poi al CAC Bretigny di Parigi, alla galleria Arnolfini di Bristol, e che successivamente farà tappa alla Monitor Gallery di Roma, alla Mendes Wood di Sao Paolo e infine alla Steirischerherbst di Graz.
Ash è un artista che lavora sulla materialità del linguaggio e sulla diffusione dell’ideologia politica, utilizzando media diversi. Avoidance - Avoidance (A Project of Transparency) ha lo sviluppo narrativo di una sceneggiatura, dove due personaggi, un uomo e una donna, rivivono il fallimento della loro relazione come modo per ricorrere a forme di trasparenza materiale, personale, concettuale e politica. I due interpreti si ispirano alle figure della filmaker Mary Ellen Bute e del suo compagno Ted Nemeth, direttore della fotografia, ai quali nel 1936 venne commissionato la realizzazione di un cortometraggio per la Universal Newsreel. Tema centrale della storia è la questione legata a questo incarico e, in ogni tappa e luogo, i due attori interagiscono con le sculture, i disegni e i film prodotti in relazione al copione.
Il programma espositivo prosegue giovedì 29 maggio con un progetto inedito, “Uroboro” James Lee Byars encounters Leon Battista Alberti, a cura di Alberto Salvadori, direttore artistico del museo, che coinvolge per la prima volta, dalla sua riapertura al pubblico nel 2013, la Cappella Rucellai con il Tempietto di Leon Battista Alberti che si trova a dialogare e a confrontarsi con l’opera di un artista contemporaneo come James Lee Byars.
L’Uroboro, dal greco οὐροβόρος, è la figura del serpente che si morde la coda, congiungendosi e ricreandosi continuamente, sino a formare un cerchio perfetto. Associato allo gnosticismo, all’ermetismo, all’alchimia Il simbolo dell’Uroboro rappresenta la natura dualistica delle cose e rivela come gli opposti non siano in conflitto tra loro, bensì al contrario contribuiscano entrambi allo sviluppo dell’armonia spirituale. Il Tempietto Rucellai di Leon Battista Alberti - uno dei più sofisticati intellettuali del Rinascimento - è stato definito da Gabriele Morolli un Ouroboro poietico: un oggetto in grado di generare creatività spirituale. Siamo di fronte a una perfetta macchina concettuale che assume in sé le ricerche materiali - legate alla cultura archeologicaantiquaria dei grandi artisti del rinascimento - e quelle spirituali, da rintracciarsi nella cultura neoplatonica fiorentina di stampo esoterico del ‘400. Volendo individuare un artista contemporaneo che abbia prodotto opere con le stesse caratteristiche, non possiamo che considerare il lavoro di James Lee Byars (Détroit, 1932- Il Cairo, 1997), artista che ha sempre fuggito qualsiasi forma di classificazione per sentirsi libero di coniugare in sé gli opposti, lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte, rendendoli complementari uno all’altro, come elementi dello stesso pensiero.
La non appartenenza a una categoria, la dimensione intellettuale e spirituale della loro ricerca fanno sì che Leon Battista Alberti e James Lee Byars - in epoche e contesti diversi - occupino posizioni originali e autonome, sfuggendo ad ogni categoria di riferimento, ponendo al centro del loro percorso l’elevazione dell’intelletto come strumento per il raggiungimento della trascendenza. Astrologia, astronomia, matematica, un sincretismo intellettuale che li ha portati a secoli di distanza a essere vicini a culture altre, lontane. Il flusso cosmologico in entrambi ha disegnato forme e concetti; oggetti e decorazioni che possono essere letti come talismani dal potere autentico in grado di catturare gli influssi divini e astrali per ricondurli alle opere prodotte dall’uomo, siano esse architetture, sculture o testi letterari, dalle grande forza evocativa.
Fissare con precisione distanze e proporzioni è per Alberti anche un atto che vede nella posizione di Mercurio e della Luna due riferimenti in grado di definire misure, forme e volumi. In questa scia trova la sua posizione The Moon Column modellata da Byars con i volumi della luna crescente. La scultura in marmo bianco di Thassos, appartiene al corpus di lavori The Moon Books, pensati e realizzati in relazione all’influsso e allo studio dei corpi celesti - sole, luna, stelle - rivelando la forte vicinanza dell’artista americano con le passioni alchemiche e astrologiche e l’eterna fascinazione per la Pietra filosofale.
Per il ciclo LATE ONE MORNING, sempre a cura di Alberto Salvadori, dedicato alle possibili esperienze e modalità di interpretare e concepire la scultura oggi, nella cripta del museo, si inaugura Looking for Jesus (2013) di Jonathas De Andrade (Maceió, Brazil 1982) a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori. L’artista brasiliano vive a Recife nel nord est del paese, città costiera ricca di contrasti, dove vecchi edifici coloniali si annidano tra grattacieli moderni e dove il fallimento dell’utopia modernista tropicale è una realtà tangibile. Antropologia, pedagogia, politica e morale sono i percorsi che l’artista intraprende per raccontare i paradossi della cultura modernista. De Andrade raccoglie e cataloga architetture, immagini, testi, storie di vita ricomponendo attraverso la memoria una narrazione personale del passato. Looking for Jesus è composto da un wall paiting, 20 fotografie su lastra di rame, 16 acrilici, schede bianche scritte a mano, vassoio con date, una scatola di legno. Realizzato durante la residenza Darat Al Funun ad Amman, Giordania, il progetto affronta la necessità di scegliere un'altra immagine per il volto di Gesù - un nuovo, non-occidentalizzato, Gesù arabo. É stato chiesto alle persone per strada di indicare tra 20 fotografie di uomini di Amman, quale per loro potesse essere il nuovo volto di Gesù. Parlare dell'immagine di un profeta è una questione molto delicata nella cultura islamica ma con questo pretesto, le conversazioni si sono arricchite di commenti che sono stati poi condivisi nell’esposizione, dove è stata data la possibilità ai visitatori di poter votare il loro Gesù preferito.