L’arte di fare la differenza. Edizione II
Questa seconda edizione vede protagonisti tre giovani artiste e tre artisti outsider che hanno lavorato in coppia per produrre un’opera condivisa, selezionando alcuni manufatti del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, luogo che conserva alcune testimonianze significative del passato umano.
Comunicato stampa
Il 14 maggio inaugura a Palazzo Barolo la mostra “L’arte di fare la differenza. Edizione II - 2013/2014” con le opere di arte relazionale delle tre coppie di artisti formate da Laura Biella e Lia Cecchin, Gaetano Carusotto e Corina Elena Cohal, Ernesto Leveque e Maya Quattropani.
Questa seconda edizione vede protagonisti tre giovani artiste e tre artisti outsider che hanno lavorato in coppia per produrre un’opera condivisa, selezionando alcuni manufatti del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino, luogo che conserva alcune testimonianze significative del passato umano. A partire da queste gli artisti selezionati hanno compiuto un percorso creativo ed introspettivo declinato in soluzioni molto diverse tra di loro, che hanno coinvolto sia emotivamente che professionalmente gli attori di questo esperimento creativo.
Anche il luogo che ospiterà la mostra, Palazzo Barolo, rispecchia le intenzioni del progetto “L’arte di fare la differenza”. La sede infatti, unica per bellezza, storia e importanza nella vita sociale e culturale della città, offre risalto e valore aggiunto alle opere restando fedele all’esempio dei Marchesi di Barolo e dell’Opera che, a 150 anni dalla sua fondazione, ne conserva l’eredità etica e culturale, il cui impegno si manifesta nel tentativo lungimirante di collegare assistenza, educazione e cultura, con una sostanziale affinità con i temi cardine del progetto.
GLI ARTISTI E LE OPERE
Maya Quattropani e Ernesto Leveque hanno creato l’opera La città narrante partendo da alcuni oggetti di uso comune provenienti dalla collezione etnografica europea. Più ancora che sull’oggetto gli artisti hanno deciso di lavorare sull’idea di catalogazione e sulla schedatura dei reperti, esaminando le diapositive realizzate per l’inventariazione del patrimonio avvenuta negli anni ‘80. Maya ed Ernesto hanno realizzato una serie di Derive Psicogeografiche, seguendo parzialmente le regole proposte da Guy Debord e il gruppo Situazionista prefissandosi un unico obiettivo: aggirarsi nello spazio urbano per identificare e catturare alcuni oggetti della contemporaneità, al fine di rilevarne somiglianze e differenze rispetto al corrispettivo oggetto antico, tradotti in acquerelli – per mano di Ernesto - e fotografie – scattate da Maya.
Corina Elena Cohal e Gaetano Carusotto hanno realizzato Tempi fatti e disfatti, lavorando prevalentemente sul concetto della scrittura presente in numerose opere conservate nel Museo, in particolare su “Il mondo in rivista” di Mario Bertola, un paziente ricoverato presso l’Ex Ospedale Psichiatrico di Collegno. Il libro raccoglie un centinaio di “allegorie” (così chiamate dallo stesso Bertola) con disegni talvolta fantastici, talvolta realistici accompagnati da didascalie e da una decina di filastrocche inventate dall’autore. In modo analogo l’opera di Corina e Gaetano si basa sull’unione di parole e immagini: da una parte il racconto della vita di Gaetano scritta di suo pugno, dall’altra i disegni a carboncino di Corina, anch’essi a carattere autobiografico.
L’opera di Lia Cecchin e Laura Biella si intitola Bolder Line e nasce da una fascinazione di entrambe le artiste per uno strumento nato per tatuare. Partendo da questa idea del segno come qualcosa usato per definirsi, le artiste hanno scelto di concentrarsi sulle “nuove scritture” fra le collezioni del Museo, in particolare fra gli oggetti della collezione di Art Brut, costituita da più di 200 manufatti raccolti da Giovanni Marro mentre prestava servizio presso l’Ex Ospedale Psichiatrico di Collegno. Il loro è un lavoro che riflette sulla grafica e il lettering e arriva alla costruzione comune di alfabeti realizzati attraverso lo studio di nuovi font che meglio traducano il significato che si vuol dare al messaggio.
Durante il periodo di apertura della mostra si terrà a Palazzo Barolo il 26 maggio un convegno internazionale aperto a tutti gli interessati, dedicato alle buone pratiche italiane e internazionali sui temi dell’arte outsider e relazionale. A seguire un workshop su invito al PAV, il 27 maggio.
Gli eventi sono resi possibili grazie al contributo di Compagnia di San Paolo, Fondazione Alta Mane e Città di Torino nell’ambito del Bando da Giovane a Giovane, Emersione di giovani Talenti.