Luigi Guarino – Lost people
L’Atelier Controsegno dà spazio all’eclettico artista napoletano Luigi Guarino, le cui opere non sono prettamente incisorie, ma dove il segno grafico è forte e immediato.
Comunicato stampa
Venerdì 9 maggio 2014, alle ore 18.30, si inaugura la mostra personale dell’artista Luigi Guarino, a cura di Rosalba Volpe, presso l’Atelier Controsegno, ubicato in Via Napoli 201, Pozzuoli (Napoli, nei pressi della Cumana Dazio).
Per l’occasione Guarino si esibirà in una particolare performance live, mettendo a nudo le sue capacità artistiche e d’improvvisazione, creando un disegno dal vivo.
Dopo il successo di pubblico e consensi dell’opening Numero uno e della mostra personale dell’incisore indiano Rakesh Bani, l’Atelier Controsegno dà spazio all’eclettico artista napoletano Luigi Guarino, le cui opere non sono prettamente incisorie, ma dove il segno grafico è forte e immediato. I lavori qui presentati sono una serie di disegni in pennarello nero su PVC, che appartengono al ciclo dal titolo Lost People, iniziati a partire dal 2012, accompagnati da quattro sculture in legno, acrilico e creta: la società post-moderna risulta essere la fonte di ispirazione primaria che l’artista affronta, portando lo spettatore in una atmosfera inquietante fatta di ingiustizie, guerre, sangue, corpi nudi e speranze appese a un filo… Le linee nere, evidenti e incisive, compongo figure spigolose che possono richiamare la pennellata dei ritratti picassiani del periodo cubista; tali tratti risaltano facilmente all’occhio creando un certo effetto di tensione cosmica costante e forse eccessivamente marcata, ma leggermente smorzata dai contorni evidenziati di giallo o dagli schizzi di colore rosso che richiamano il colore del sangue, annotando un po’ di vivacità alle figure bianco/nere disegnate. Ma il ricordo di Picasso in questi disegni non è il solo che balza alla vista: i piccoli “omini” che Luigi Guarino raffigura, e che simboleggiano la coscienza di ognuno di noi (una rappresentazione simbolica particolarmente felice), rievocano gli inespressivi corpi esili delle sculture di Alberto Giacometti nella sua fase degli anni ’40, dove la condizione dell’individuo contemporaneo, avendo bisogno di compiere una vera e propria costruzione del proprio sé, cerca di ridefinire completamente la propria fisionomia, totalmente disintegrata, attraverso la ricostruzione di un nuovo “ideale dell’Io”. Basti anche solo guardare i volti delle figure rappresentate, particolarmente espressivi, che rivelano una forte malinconia dell’anima di ognuno, ma intrisa di una velata speranza.
Questa vena esistenzialista, che si concentra in una valutazione sull’individuo e sulla emarginazione dell’uomo di fronte al mondo contemporaneo, è una riflessione integrante dell’opera di Luigi Guarino e che, non a caso, si avvicina ancora di più allo scultore svizzero Giacometti, amico del filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre.
Oltre a questo forte eco esistenzialista, il simbolismo gioca un ruolo fondamentale nell’opera dell’artista: lo sguardo dello spettatore viene invaso da bandiere, dadi, cravatte per gli uomini, calze e scarpe col tacco per le donne, oggetti che sembrano aver condizionato in un certo qual modo la vita dell’essere umano, quasi legando e ostruendo la sua naturale ascesa… Dalla mera casualità al potere umano, dall’amore vano all’odio… Un mix di emozioni forti che colpiscono così tanto l’intelletto di ognuno di noi da dare, potenzialmente, l’impressione di riuscire a leggere una vera e propria narrazione grafica della storia dell’uomo e della sua natura più nascosta.
La grafia di Guarino è tanto precisa da evidenziare qualsiasi tipo di particolare dettaglio, curando allo stesso tempo un’eleganza senza limiti, aggraziando anche ciò che realmente tanto aggraziato non è. Ogni elemento raffigurato è stato disposto sapientemente all’interno dello spazio e il tutto avviene con una naturalezza estrema.
Nelle sue sculture, invece, la figura umana, i cui dettagli anatomici sono solo lievemente accennati, è raccolta in un dialogo introspettivo nella parte superiore dell’opera: la pelle è “deturpata” da piccoli e profondi fori, quasi come un simbolo di lacerazione del corpo definito dal tempo che passa e dalle sofferenze e responsabilità di cui l’uomo, quotidianamente, si fa carico. Vale la pena, allora, cercare di stabilire un contatto con l’ “IO” di Luigi Guarino, sia fruendo delle sue opere, che entrando in contatto diretto con l’artista: questo evento potrebbe così contribuire alla comprensione della nostra “COSCIENZA ECLISSATA”. Un’ottima occasione per capire cosa si nasconde dietro le più criptiche simbologie e per scoprire i segreti dell’improvvisazione dal vivo.
Rassegna stampa a cura di Atelier Controsegno