Giovanni Possanzini – Colors Mov(i)ement
L’arte è già senza confini, ma riesce a sconfinare e meravigliare ogni volta che sa guardare oltre il reale, pur raccontando l’attualità. Giovanni Possanzini lo fa utilizzando uno dei nuovi linguaggi, quello del video, ma con delle diapositive, senza bisogno cioè dei mezzi tecnologici oggi a disposizione, perché la sua è l’invenzione di una vera e propria lingua.
Comunicato stampa
L’arte è già senza confini, ma riesce a sconfinare e meravigliare ogni volta che sa guardare oltre il reale, pur raccontando l’attualità. Giovanni Possanzini lo fa utilizzando uno dei nuovi linguaggi, quello del video, ma con delle diapositive, senza bisogno cioè dei mezzi tecnologici oggi a disposizione, perché la sua è l’invenzione di una vera e propria lingua. È pittura liquida, in movimento, trasparente e luminosa come la realtà elettronica che viviamo. È modificabile, sovrapponibile, immateriale: la vera materia di cui è fatto oggi il mondo.
Una pittura che ti fa correre dietro alla poesia dell’immagine, ma, come tutte le cose dell’oggi, cambia velocemente e un attimo dopo non c’è più. Per questo bisogna catturarla con altri mezzi per fissarla.
Di immagini ne vediamo tante, troppe, tutti i giorni. Diventano confuse nella nostra mente, astratte, sovrapposte. Ma lasciano un senso di amaro: le storie belle rimangono invischiate sotto la polvere e il fango della banalità. Le immagini di Giovanni Possanzini, invece, corrono in mezzo alla realtà: non la cancellano, non si sovrappongono, ma si fanno spazio alla ricerca del suo senso poetico. Ci vuole molta fermezza per non essere travolti, per continuare a navigare attraverso le trasparenze del mondo senza perderne il senso. Ci vuole molto rispetto e molta sensibilità per continuare a vederne il bello. E allora la trasparenza diventa un modo di guardare il mondo; l’artista lascia le immagini organizzarsi come vogliono: attraverso le pellicole di vecchie diapositive, i colori e altri frammenti si mescolano con la luce e divengono segno. Non c’è stupore nell’accorgersi che è lo stesso segno di Hartung, Kline, lo stesso spazio di Klimt, Chagall, lo stesso gioco di Munari, perché queste opere non ne condividono l’intenzione, ma ne ritrovano l’estetica, perché siamo noi che guardiamo che scopriamo ciò che conosciamo, perché è la forza della poesia che riesce sempre a reinventare, attraverso forme, colori, artisti, tecniche differenti, la strada del bello, è la forma del bello che si organizza da sé.
Ma la trasparenza non è solo uno strumento di poetica, una visione delicata che sa guardare attraverso le cose, è anche la materia di cui è fatto il mondo in cui viviamo. Trasparenti il denaro, gli amici, la politica, gli oggetti che acquistiamo, dispersi nella rete immateriale di internet. Trasparenti e luminosi come gli schermi di computer e cellulari che tutto il giorno fissiamo. Ci illudiamo che la realtà sia come un foglio di Photoshop, suddivisibile per livelli, sovrapponibile, modificabile. Che il tempo sia quello elettronico, non più cronologico, ma sempre recuperabile. Giovanni Possanzini lo ha compreso tanto tempo fa. Per questo non ha bisogno di un computer per dipingere questa realtà. Perché il segno elettronico è la sua lingua. Il presente irrinunciabile di ogni possibile espressione.
Nato a Jesi nel 1967, l’artista è autodidatta, con corso di Arti Grafiche Moderne all’Università Carlo Bo di Urbino. Ha esposto in diverse gallerie ed eventi espositivi in Italia e nel mondo, ovunque i suoi viaggi di formazione lo hanno portato.
La mostra a cura di Annalisa Filonzi è il secondo appuntamento di una rassegna di arti visive nell’ambito del progetto Jes! del Comune di Jesi.
www. jesplease.it