The Next Level
Strizzando l’occhio alla comunicazione da videogame, la mostra presenta i lavori di artisti di nazionalità diverse ma tutti sotto i trent’anni, accomunati dall’aver scelto il medium pittorico come linguaggio espressivo.
Comunicato stampa
La Galleria Annarumma è lieta di presentare la mostra collettiva The Next Level, con opere di Julia Benjamin, Sebastian Black, Andy Boot, Paul Cowan, Ben Horns, Evan Nesbit.
Strizzando l’occhio alla comunicazione da videogame, la mostra presenta i lavori di artisti di nazionalità diverse ma tutti sotto i trent’anni, accomunati dall’aver scelto il medium pittorico come linguaggio espressivo. Il “livello successivo” annunciato dal titolo diviene quindi un invito al ri-attraversamento delle possibilità e declinazioni della pittura, in particolar modo di quella non figurativa, così come sondate ed esplorate da una nuova generazione di artisti.
Sebastian Black (New York, 1985), utilizzando come supporto la carta stampata che racchiude la corrispondenza relativa alla realizzazione della mostra stessa e costellando la superficie con piccole figure geometriche e segni di interpunzione, propone un’osmosi tra processo e forma, insistendo sulla dimensione analitica del medium pittorico. All’importanza del processo si rifanno anche le opere di Andy Boot (Sydney, 1987) e Evan Nesbit (Nevada County 1985): il primo si serve dei nastri destinati alla danza ritmica bloccandoli sulla superficie in uno strato di cera, in modo da ottenere forme astratte che emergono con intensità diverse dal piano bidimensionale. Nesbit realizza invece parte dei suoi lavori imprimendo il colore sul retro della tela grezza e lasciandolo emergere sul lato frontale, anche qui con risultati diversi a seconda della pressione esercitata dall’artista sulla materia pittorica.
Julia Benjamin e Paul Cowan si rifanno, rielaborandole alla luce della proprie esperienze, a due grandi momenti della pittura non figurativa nella storia dell’arte: Benjamin guarda all’universo kandinskiano, nel passaggio tra una sensibilità espressionista e l’approdo all’astrattismo più puro. Cowan reinterpreta, ponendo al centro il dialogo tra industriale e artigianale, le grandi superfici monocrome della pittura minimalista, scegliendo la piattezza del chroma key.
Infine Ben Horns (Willow Springs, 1989) si presenta sulla scena italiana con opere realizzate a partire da un tessuto mimetico, trattato con candeggina fino a sbiadirne il colore originario, suggerendo così un palinsesto che racchiude in sé tutte le fasi del processo attivato dall’artista.
In occasione della mostra sarà realizzato un catalogo edito dalla galleria.