Milan Grygar – Sound on paper
Per circa mezzo secolo, a partire dalla metà degli anni ’60, Milan Grygar (Zvolen, Slovacchia, 1926) ha sviluppato un corpus di opere la cui premessa è l’indissolubilità di due sensi che l’arte occidentale ha spesso considerato separatamente, la vista e l’udito.
Comunicato stampa
P420 presenta la mostra personale Sound on paper dell’artista Milan Grygar (inaugurazione sabato 17 Maggio ore 18 in p.zza dei martiri 5/2 a Bologna). Per circa mezzo secolo, a partire dalla metà degli anni ’60, Milan Grygar (Zvolen, Slovacchia, 1926) ha sviluppato un corpus di opere la cui premessa è l’indissolubilità di due sensi che l’arte occidentale ha spesso considerato separatamente, la vista e l’udito. Le sue opere su carta e su tela hanno un legame essenziale con il suono: ne registrano in forma visiva il decorso o si costituiscono come partiture più o meno dettagliate per produrlo. «Sono arrivato alla conclusione che ciò che prevale nel mondo è la correlazione: il suono è connesso alla visione, e la visione non può esistere senza suono. Tutto ciò che un essere umano fa è connesso: i fenomeni visivi e acustici sono complementari». Era il 1964 quando, disegnando con uno strumento insolito (un bastoncino intinto nell’inchiostro), si accorse che, nel silenzio dello studio, il picchiettio e lo sfregamento del legno sulla carta creava un ritmo elaborato. In seguito, registrato intenzionalmente su nastro, il suono sembrò all’artista altrettanto interessante del disegno che lo aveva generato. Era l’inizio della serie degli Acoustic Drawings, disegni in cui il criterio della composizione visiva (tracciare segni astratti sul foglio di carta) e il senso della composizione sonora (la creazione di determinati suoni in un determinato ordine) si intrecciano, e contribuiscono entrambi al risultato finale. Non a caso, negli Acoustic Drawings l’artista utilizza soltanto inchiostro nero: nella sua prospettiva, il colore è quello del suono assente, il suo timbro. A partire dalla fine degli anni Sessanta, l’artista realizza performance in cui disegna – con un arsenale di strumenti eterodossi fra cui bastoncini, utensili domestici, giocattoli a molla – in tempo reale di fronte al pubblico. Nelle serie che hanno seguito gli Acoustic Drawings - che Grygar ha comunque continuato a realizzare nei decenni - l’intuizione iniziale si è sviluppata e articolata nelle forme più varie. A partire dal 1967-68, Grygar ha esplorato una via opposta e complementare a quella degli Acoustic Drawings: se questi manifestavano visivamente un suono già trascorso, altri sono stati concepiti come una sorta di partiture, a partire dalle quali l’artista stesso, munito degli stessi strumenti con cui disegna, oppure altri, con strumenti tradizionali, possono produrre delle composizioni sonore. Sono opere che dialogano in modo indipendente e originale con la tradizione Fluxus di Instruction pieces, performance basate su istruzioni che qualcuno si incarica di eseguire, e con il grande filone di partiture musicali giocate fra visivo e sonoro delle neo-avanguardie. Lo dimostra la serie successiva dei Sound-Plastic Drawings e Linear Score anch’essi in mostra. Si tratta di composizioni su carta basate su linee parallele diritte e curve, disegnate con tanta precisione da far pensare che siano ottenute con un procedimento meccanico. All’interno di una struttura regolare e prevedibile, l’artista introduce delle discrepanze: le linee cambiano di colore (rosso anziché nero), di orientamento, di posizione rispetto alla griglia prefissata. L’artista concepisce queste austere opere geometriche come spartiti veri e propri, la “linea come una durata”, e affida ai musicisti l’elaborazione di un criterio che traduca le linee nello spazio in suoni nel tempo. Sono infine esposti alcuni acquerelli su carta, ulteriore esempio di come il disegno, attraverso la dimensione del movimento e del gesto, si ricolleghi alla dimensione temporale e quindi sonora. I suoi lavori sono stati recentemente esposti al Drawing Center di New York, al Museum Kampa di Praga, al Today Art Museum di Pechino e alla Biennale di Lione.
Completano la mostra alcuni documenti video e un testo critico di Simone Menegoi. Italiano
P420 presents the solo show Sound on paper by the artist Milan Grygar (opening on Saturday May 17, from 6pm, P.zza dei Martiri 5/2, Bologna). For about half a century, starting in the mid-1960s, Milan Grygar (Zvolen, Slovakia, 1926) has developed a body of work whose premise is the inseparable character of two senses occidental art has often seen as distinct: sight and hearing. His works on paper and canvas have an essential connection with sound: they record its transpiring in visual form, or constitute a more or less detailed score through which to produce it. «I came to the certainty that what prevails in the world is correlation: sound is connected to the visual and the visual cannot exist without sound. Everything a human does is connected: visual and acoustic phenomena complement one another.» In 1964, drawing with an unusual tool (a small stick dipped in ink), he realized that in the silent studio the tapping and tracing of the tip on the paper created an elaborate rhythm. Later, having recorded the sound on tape, it seemed just as interesting to him as the drawing that had generated it. This was the beginning of the series of Acoustic Drawings, works in which the criterion of visual composition (to trace abstract signs on a sheet of paper) and the meaning of the audio composition (the creation of given sounds in a given order) intertwine, both contributing to the final result. It is no coincidence that in the Acoustic Drawings the artist uses only black ink: in his outlook, the color is that of the absent sound, its timbre. Starting at the end of the 1960s, Grygar did performances in which he drew in real time, in front of the audience, with a range of different tools including sticks, domestic utensils, and spring toys. In the series that have come after the Acoustic Drawings – which Grygar has nevertheless continued to make, over the decades – the initial intuition has been developed and articulated in a wide range of forms. Starting in 1967-68, Grygar has explored an opposite, complementary path with respect to that of the Acoustic Drawings: while the drawings make visually manifest a sound that has already transpired, other works have been conceived as a sort of score, from which the artist himself, armed with the same tools with which he draws, or other persons, with traditional instruments, can produce the sound compositions. These are works that establish an independent, original dialogue with the Fluxus tradition of “instruction pieces,” performances based a sets of directions someone puts into practice, and with the large current of musical scores based on visual indications of sounds of the neo-avant-gardes. This is demonstrated in the successive series of the Sound-Plastic Drawings and Linear Score, also seen in the show. These are compositions on paper based on straight and curved parallel lines, drawn with such precision as to appear to be done by mechanical means. Inside a regular, predictable structure, the artist introduces discrepancies: the lines change color (red instead of black), orientation, position with respect to a pre-set grid. The artist thinks of these austere geometric works as true scores, with the “line as a duration,” and entrusts musicians with the development of a criterion to translate the lines in space into sounds in time. Finally, the exhibition includes watercolors on paper, further examples of how drawing, through the factor and movement of the gesture, is connected to the temporal dimension and therefore to that of sound. Grygar’s works have recently been shown at the Drawing Center in New York, the Museum Kampa in Prague, the Today Art Museum of Beijing and the Lyon Biennale.
The show is accompanied by video documents and a critical text by Simone Menegoi.