Susanna Serri – Maroc
Il reportage di Susanna Serri sul Marocco tanto si discosta da questa idea quanto è in grado di rendere un altro universo, quello intimo, nascosto sfuggente, dell’anima di un popolo che alla fine è uguale a quella di ogni altro popolo, in un rapporto di immedesimazione che apre un dialogo rispettoso d’amore.
Comunicato stampa
Maroc
La fotografia è una tecnica utilizzata per rappresentare il mondo. Un artista si definisce tale se riesce a cogliere la luce perfetta nel momento perfetto per renderne appieno la bellezza infinita.
Il reportage di Susanna Serri sul Marocco tanto si discosta da questa idea quanto è in grado di rendere un altro universo, quello intimo, nascosto sfuggente, dell'anima di un popolo che alla fine è uguale a quella di ogni altro popolo, in un rapporto di immedesimazione che apre un dialogo rispettoso d'amore.
Invece di chiari volti e luminosi deserti troviamo figure che si stagliano in corridoi bui, bambini dietro una porta socchiusa e un vecchio dietro una mano che lo protegge dall'obbiettivo, un deserto sfocato il cui senso si chiarisce solo grazie ai passi di una figura, impronte che definiscono il senso dell'uomo. Invece di rappresentazioni realistiche ci troviamo di fronte a opere impressioniste, in cui le soggettività in gioco però non sono né quella dell'oggetto né quella del soggetto, ma il confronto, il dialogo, il riconoscimento.
In contemporanea, nello stesso cortile del naviglio milanese, presso l'Atelier Anthropology, verranno esposte le opere pittoriche di un artista marocchino, Youssi Abderahim, perfettamente in sintonia con l'atteggiamento fotografico della Serri. Infatti la caratteristica principale delle opere di Abderahim è l'amore, per la sua terra, come è evidente dallo stile e dall'utilizzo di colori accesi, per il suo popolo, come si può intuire dal ricorso costante all'immagine del cuore, per l'avvicinamento all'altro, per l'importante presenza della parola scritta.
Alessandro Baito