Rodolfo Fiorenza
La mostra raccoglie 20 delle immagini scattate da Fiorenza in Sicilia in occasione di un reportage per un quotidiano nazionale.
Comunicato stampa
Il 5 giugno verrà inaugurato lo Spazio Tetenal con la mostra dell'artista Rodolfo Fiorenza "il poeta del nero" come lo definiva Franco Nucci sulle pagine del Vostro giornale.
La mostra raccoglie 20 delle immagini scattate da Fiorenza in Sicilia in occasione di un reportage per un quotidiano nazionale.
Era il 1976 quando Rodolfo Fiorenza inizia il suo reportage in Sicilia. Nella terra di Archimede, Pirandello, Verga, Vittorini, carica di storia, cultura, letteratura e problemi, Fiorenza va, allontanandosi volentieri da Roma, va da solo, senza guide o mediatori, ma idealmente in compagnia di Vermeer, con «la luce che riesce a mettere in moto lo sguardo», e di Jean Baudrillard perché «è un’illusione che l’immagine sia oggettiva mentre altro non è che una emanazione del nostro sguardo».
Nella sospesa Sicilia l’obiettivo di Rodolfo Fiorenza cammina nel passato di tutti, nel presente di molti e forse nel futuro di altri. Mestieri, volti, gesti, strade, abiti, stanze, arnesi che avrebbero potuto trovarsi a quella stessa epoca in Grecia o a Marrakech, qualche anno prima in Norditalia, e fra qualche anno o decennio, magari, in Afghanistan!
Ci sono scorci di strade con archi e portoni, ma anche le fatiche di sempre: pesca, mietitura. Ma la vita è fatta anche di svaghi ed ecco quelli dei poveri di sempre: uomini seduti all’aperto, bambini scalzi a scavalcar muri, donne pensierose.
Una via urbana ritratta in campo lungo sintetizza: terra battuta, case senza intonaci, bambini sparsi che giocano con niente, due "apette" a trasportar cose. Ma gli esterni non bastano. Bisogna entrare nelle stanze delle case, che in genere ai visitatori rimangono segrete. Non a Rodolfo Fiorenza, che a grande richiesta è accolto per raccogliere volti e mobili, tavoli e miserie.
Nei ritratti l’aspetto pittorico predomina. Magistrale la ragazzina timida rivelata dal vento che solleva la grande tenda di cotonina stropicciata che l’aveva nascosta come un burqa. Fino all’ultimo scatto, quando il fotografo vuole entrare del tutto nella vita della famiglia ospite e ci riesce grazie alla complicità dello specchio alle loro spalle, in quel tinello un po’ barocco.