Soleil politique

  • MUSEION

Informazioni Evento

Luogo
MUSEION
Piazza Piero Siena 1 , Bolzano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica 10-18.
Giovedì 10-22 con ingresso gratuito dalle ore 18 e alle ore 19 visita guidata gratuita alla mostra.
Lunedì chiuso.

Vernissage
26/09/2014

su invito

Biglietti

intero € 6, ridotto 3,50

Artisti
Lili Reynaud Dewar, Roman Ondak, Marcello Maloberti, Walter Pichler, Felix Gonzalez-Torres, Deimantas Narkevičius, Christodoulos Panayiotou, Sanja Ivekovic, Raimund Abraham, Dan Graham, Matthieu Saladin, Mathieu Abonnenc
Curatori
Pierre Bal-Blanc
Generi
arte contemporanea, collettiva

La mostra prende il titolo da un’opera di Marcel Broodthaers, realizzata nel 1972 a partire da una tavola d’enciclopedia, nella quale l’artista corregge a mano l’illustrazione della scala dei pianeti nel sistema solare.

Comunicato stampa

La mostra prende il titolo da un’opera di Marcel Broodthaers, realizzata nel 1972 a partire da una tavola d’enciclopedia, nella quale l’artista corregge a mano l’illustrazione della scala dei pianeti nel sistema solare. Aggiungendo la parola “politique” nel cerchio più grande, che corrisponde al sole, non solo si appropria della sua forza di emancipazione, ma allo stesso tempo sottolinea il carattere egemonico di un potere che impone obbedienza. L’artista conclude il suo intervento con un punto nel cerchio più piccolo, quello che rappresenta la terra. Così facendo egli posiziona il suo discorso nello spazio, rendendo manifesta la consapevolezza della propria finitudine.
L’allora direttore del Musée d’Art Moderne, Département des Aigles (Museo di arte moderna, dipartimento delle aquile, progetto concettuale iniziato dall’artista belga nel 1968) nota che il passaggio del nostro pianeta nelle tenebre dell’universo della pagina nera, ci illumina, ci mette in guardia sui rischi di un ritorno all’oscurantismo. Di fatto con il tratto della penna che ricopre l’astro d’inchiostro, l’artista marca la cupa minaccia che pesa sull’espressione, minaccia costituita da un'identità inconsapevole della propria incompletezza e della propria insufficienza.

La mostra “Soleil politique” è presentata al Museion di Bolzano (Italia) il cui nome ci riporta alle origini del museo fondato dalla dinastia dei Tolomei nel 391 a.C.. Durante la Rivoluzione francese il termine “Museîon”, dal latino “Museum”, designa il santuario delle ricchezze della memoria collettiva precedentemente detenute dalla monarchia o dal clero poi restituite al popolo. All’epoca il “Museîon” è ancora abitato come lo era nell’antico Egitto.
Antico o rivoluzionario il “Museum” è l’asilo per una comunità di artisti ed eruditi in dialogo costante con i loro studenti e i visitatori di passaggio.

Oggi si prende di nuovo come riferimento questo modello polimorfo e vivente, condiviso dai filosofi dell’Antichità e da quelli dei Lumi, per edificare il Museo del XXI° secolo. È l’era industriale, la cui tassonomia ha dato corpo nel XX° secolo al Museo d’arte moderna. Ma è anche il suo dogmatismo, lo stesso dogmatismo dell’enciclopedia sulla forma desueta della quale Marcel Broodthaers si basa per fare opera, che finirà per decalcificare l’ossatura di un edificio sottomesso alla redditività, alla divisione del lavoro e alla compartimentazione in spazi specializzati. I recenti tentativi per irrigare l’istituzione museale di flussi interni (attraverso l’inserimento di mediatori o liberalizzando le discipline) o di flussi provenienti dall’esterno (attraverso l’apertura a nuove geografie e popolazioni), non devono trarre in inganno sulle cause di queste riforme.

Il museo è il luogo di consacrazione dell’omogeneità imposta dal sistema capitalista o è lo spazio di un processo di evoluzione discontinua?

Nell’epoca della rivoluzione urbana e digitale, dove la dimensione domestica invade il globo e lo spazio mentale, la mostra “Soleil politique”, si inserisce nella grande rete dei sistemi plurali ai quali apparteniamo. AlIa base della mostra troviamo i racconti, le sceneggiature degli artisti o degli autori presenti. Prendendo in prestito modalità plastiche e operative proprie a ciascuno, tentano di mettere in atto un movimento di elusione dell’insicurezza organizzata nella società, incertezza/insicurezza che si esplicita attraverso un sistema commerciale monopolizzante.
Le opere raccolte o appositamente create per questa mostra, realizzata nel cuore dell'Alto Adige, territorio di frontiera, instaurano prospettive spaziali inedite che debordano verso ogni direzione. Imprimono ritmi temporali, i quali al calendario delle tendenze e dei fatti di cronaca, sostituiscono un’agenda di umori, temperamenti, affezioni e sentimenti.

Con opere di: Mathieu Abonnenc, Raimund Abraham, Robert Breer, KP Brehmer, Marcel Broodthaers, CAPC musée d'art contemporain de Bordeaux – Philippe Thomas, Achille Castiglioni, Marie Cool Fabio Balducci, Josef Dabernig, Giorgio De Chirico, Felix Gonzalez-Torres, Alberto Garutti, Isa Genzken, Prinz Gholam, Dan Graham, Mauricio Guillén, Sanja Ivekovic, Marcello Maloberti, Mattin, Isidoro Valcárcel Medina, Marta Minujín, Deimantas Narkevicius, Roman Ondák, Christodoulos Panayiotou, Emilie Parendeau, Pier Paolo Pasolini, Gianni Pettena, Walter Pichler, Pratchaya Phinthong, Emilio Prini, Lili Reynaud-Dewar, R&Sie(n) François Roche, Stephanie Lavaux, Jean Navarro, Matthieu Saladin, Carlo Scarpa, Allan Sekula, Santiago Sierra, Elaine Sturtevant, Terre Thaemlitz, Slaven Tolj, Annie Vigier et Franck Apertet, Marie Voignier, Lois Weinberger et al.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo trilingue (ted., ital., ingl.).