Ria Lussi – Imperatori di Luce
Attraverso dodici ritratti, da Giulio Cesare a Costantino XI, la serie racconta la trasformazione dell’Impero Romano e Bizantino che, “illuminato” dalla dottrina cristiana attraverso la sua storia millenaria, rinnova nel tempo il proprio codice morale.
Comunicato stampa
Le grandi famiglie italiane, fin dai luminosi fasti rinascimentali, avevano l’abitudine di chiamare gli artisti per raffigurare gli Imperatori Cesari e decorare così le loro Gallerie. Un racconto scultoreo che certificava lo status normativo del potere raggiunto, decisivo per rafforzare il codice del presente sulla scia del passato illustre, fortificando la genìa attraverso il privilegio del confronto storico. La famiglia Dorja Pamphilj conserva tuttora un gran numero di teste dei Cesari, collezionate nei secoli da avi illustri e oggi raccolte nei Palazzi di Genova e Roma.
Sul codice di un mecenatismo che ha varcato i secoli, la famiglia Dorja Pamphilj riporta l’attenzione sulla commissione come forma elaborativa di un immaginario, proseguendo la ritualità delle antiche abitudini ma con accenti contemporanei, regolati sulla misura linguistica del presente. Il profilo del rinato mecenatismo si condensa nel progetto Serie Contemporanea. La prima commissione, focalizzata su un gruppo di Imperatori, nasce dalla volontà dei coniugi Massimiliano Floridi e Gesine Doria Pamphilj. L’artista prescelta, Ria Lussi, ha lavorato oltre un anno tra studio teorico, preparativi tecnici e correzioni strategiche. Il risultato ha visto un primo palcoscenico nei giardini della Villa del Principe a Genova, pronto a spostarsi in autunno nella Galleria Doria Pamphilj di Roma. Tra le due polarità architettoniche il progetto prevede questa tappa speciale a Palazzo Collicola Arti Visive, dove i dodici busti si completeranno con i disegni originali, spunto iconico da cui tutto parte, e un’installazione murale in neon colorato, spunto narrativo con cui l’idea (prologo) e la forma (epilogo) si fondono assieme.
Attraverso dodici ritratti, da Giulio Cesare a Costantino XI, la serie racconta la trasformazione dell’Impero Romano e Bizantino che, "illuminato" dalla dottrina cristiana attraverso la sua storia millenaria, rinnova nel tempo il proprio codice morale. Una nuova luce, quella del Cristianesimo, espressa dall’artista attraverso il vetro, materiale fragile e prezioso che varca il confine linguistico della scultura contemporanea.
La realizzazione delle opere è avvenuta a Murano con sapienti maestri vetrai della Fornace Berengo. Ria Lussi, dopo un anno di analisi storiche e iconografiche, ha interpretato gli archetipi in modo irriverente e ironico, legando contrasti e chiave filosofica, ibridazioni e cortocircuiti.
Il vetro dimostra l’ambivalenza e la malleabilità del presente. Un materiale che apre nuovi profili alla scultura contemporanea, definendo un implicito codice tecnologico, spirito del nostro tempo inquieto, dove una materia così elastica incarna idealmente l’anima trasformista del digitale e della cultura scientifica in genere. Nel vetro respirano antiche tecniche e visuali cosmiche, come se la sua densità acquatica nascondesse le radici antropologiche e il valore veggente del domani. Il vetro sembra figlio dell’universo sconfinato, sintesi di polveri cosmiche e stelle pulsanti, fattore terrestre e al contempo alieno, manufatto onirico con il mistero dentro la trasparenza.
Un viaggio volumetrico sul tema universale del potere, espresso dalle storie in vita degli imperatori ma anche da ciò che rilasciano a distanza di secoli. E’ la conferma di una spiccata attualità progettuale che s’innesta nello spirito culturale di un’antica famiglia italiana. Ed è anche la nuova vita del vetro, finalmente modulato con pura coscienza scultorea, senza scie decorative, lungo poetiche fragilità che danno al materiale un’umanità pulsante e non solo metaforica.
Gianluca Marziani, curatore della mostra, afferma che “Il vetro dimostra l’ambivalenza e la trasformazione elastica del presente. Le sculture s’integrano nei margini dell’antico e stimolano l’esperienza sinestetica del pubblico. La mostra sarà una geometria sensoriale e polifonica, sul confine metabolico in cui la memoria definita riscrive la foliazione plastica dell’oggi.”