Lignum et Cinis
L’esposizione bipersonale “Lignum et Cinis” (legno e cenere in lingua latina), a cura di Anna Mola, mostrerà al pubblico le tele di Anna Facchini, realizzate con colori acrilici e cenere, e le sculture di Alessandro Pagnoni, scolpite nel legno e poi dipinte con vernice bianca.
Comunicato stampa
Evento
L'esposizione bipersonale “Lignum et Cinis” (legno e cenere in lingua latina), a cura di Anna Mola, mostrerà al pubblico le tele di Anna Facchini, realizzate con colori acrilici e cenere, e le sculture di Alessandro Pagnoni, scolpite nel legno e poi dipinte con vernice bianca. La mostra avrà luogo dal 18 giugno al 2 luglio presso la Plaumann Art Gallery di Milano. I due autori trentenni sono accomunati dall'origine territoriale: sono infatti entrambi della provincia bresciana, e dal percorso formativo: entrambi si sono diplomati all'Accademia di Brera di Milano.
Le figure solitarie ed evanescenti della Facchini, disperse in contesti cupi e desolati, dialogano perfettamente con le statue di giovani fanciulli create da Pagnoni, che simboleggiano l'età spensierata e genuina dell'infanzia, intensa in senso globale e non riferita solo al singolo individuo.
La mostra si svilupperà attraverso un percorso formato dalle opere e da installazioni di legno e cenere che guideranno gli osservatori nella scoperta delle visioni concettuali dei due autori.
Comunicato stampa
Il legno e la cenere: due elementi umili quanto primitivi costituiscono i materiali principali con cui sono state create le opere in mostra e compongono il titolo della stessa.
Attraverso il fuoco, l'uno si trasforma rapidamente nell'altra, che poi diventa a sua volta nutrimento per la terra e nuovi organismi, rappresentando così quel ciclo vitale che, in maniera molto diversa, è il filo conduttore dell'esposizione.
Le sculture naturalistiche di Pagnoni, facenti parte della serie “L'età dell'oro”, raffigurano bambini e adolescenti dai tratti armonici, anche se scolpiti in modo marcato, tralasciando volutamente i dettagli. La purezza e l'ingenuità tipiche dei primi anni di vita – o degli albori dell'umanità – vengono simboleggiate fisicamente dalle pennellate bianche su parti delle statue. Ma la spensieratezza e la fiducia nella vita lasciano presto spazio all'inquietudine, l'insicurezza, la continua competizione e il rischio di sentirsi inadeguati che la società – in particolare quella contemporanea – ha esasperato, privandoci in parte della libertà di agire. Questi fanciulli non hanno ancora attraversato la “linea d'ombra”, sono in bilico sul loro basamento, alcuni si stringono le braccia al petto, altri accennano un gesto di avvicinamento: sono insicuri ma senza riserve sul mondo.
E quasi alla fine del mondo, inghiottiti dall'ombra e dalle polveri che rendono le opere della Facchini così materiche, si incontrano di nuovo queste creature, sospese, galleggianti su fondali irreali, deserti e bui. Sono figure spesso solo tratteggiate, hanno contorni sfumati. Alla dissoluzione della forma corrisponde una stratificazione di elementi usati per dipingere: oli, colori acrilici, terre e cenere. Sono corpi senza volto oppure lo nascondono, sono simboli di una trasfigurazione che dall'umano-reale passa attraverso la materia per diventare qualcosa di più spirituale.
Per questo, alcune sono tele di grandi dimensioni (fino a 2x2 metri); per poter avere, alla giusta distanza, una visione d'insieme, lasciando la mente libera di cogliere più interpretazioni possibili.
Sono dunque diverse le vie di dialogo possibili tra le opere della pittrice e quelle dello scultore: la prima fa riferimento al ciclo della vita, cadenzato da vita-morte-rinascita. Il mito, poi, di un'età primordiale e pura è presente in moltissime tradizioni, così come la simbologia che vede nel fuoco un segno di purificazione, da cui l'espressione di biblica memoria “cenere alla cenere”. C'è infine una complementarietà rintracciabile nei colori utilizzati: tanto chiare le statue (il bianco per eccellenza esprime candore), quanto scuri i toni delle tele (funzionali a descrivere una “morte” intesa più come passaggio che come fine).
Il tema – mai abbastanza dibattuto nell'arte – della ciclicità e trasformazione dell'esistenza è reinterpretato in questa mostra, dai due artisti emergenti, in modo molto personale e ricco di sfaccettature. Nel panorama più che mai confuso e dispersivo della società che abitiamo, Facchini e Pagnoni riportano la riflessione a elementi basici, fondamentali per la nostra cultura, troppo a rischio di essere dimenticati, ma a cui è impossibile non aver prestato attenzione almeno una volta nella vita.
Breve biografia degli autori
Anna Facchini (1981) vive e lavora in provincia di Brescia. Dopo aver ottenuto la maturità artistica, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Milano. Segue poi un corso di scultura e modellazione su creta con l’artista Tullio Cattaneo, che la avvia all’attività professionale con restauratori e artigiani, in particolare come decoratrice murale. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui quello del Rotary Club di Milano, nella sezione graffiti e affreschi (2002) e partecipato ad alcune mostre collettive.
La sua ricerca espressiva affonda nella passione per l’arte tribale primitiva; nel rapporto dell’uomo con le forze ancestrali della terra e la trasfigurazione di queste nella forma divina.
Alessandro Pagnoni (1981) vive e lavora a Gussago (BS). Diplomato all'Accademia di Brera nel 2005, ha partecipato, ancora da studente, a diverse esposizioni collettive, come quella degli studenti di scultura dell'Accademia di Vienna (2003). Le sue opere sono state selezionate e premiate in più concorsi organizzati dall'Accademia di Brera ed esposte in diversi contesti, tra cui Affordable Art Fair (2012). Oggi lavora come scenografo e scultore, collaborando con studi di architettura per la realizzazione di opere presso abitazioni di privati.
Utilizza principalmente il legno e il rame. Il filo conduttore che segna il suo intero percorso scultoreo è il tentativo di raccontare una realtà più profonda, che racchiude l'essenza più intima delle cose e che affluisce in superficie mascherata sotto le spoglie della concretezza e dell'aspetto naturalistico delle immagini proposte nelle sue sculture.
Curatela
Anna Mola, critica e art organizer indipendente, insegnante di storia della fotografia. Realizza progetti ed eventi dedicati all'arte contemporanea e alla fotografia. Dal 2011 collabora con la rivista internazionale di fotografia Private PhotoReview.
annamola.wordpress.com
Location
La Plaumann Art Gallery è nata nel 2013 e da subito ha proposto un ricco calendario di eventi. Si trova in Via Santa Marta 8, nel pieno centro storico di Milano, nella via chiamata degli antiquari perchè sono presenti molti negozi di antiquari, studi commerciali e gallerie d'arte, essa è di 130 mq2, su due piani e si affaccia sulla via con 4 vetrine. Seleziona artisti ed eventi di vario genere: dall'arte più classica e figurativa agli sviluppi più contemporanei.