Nulla è come sembra
In mostra due artisti che hanno scelto come medium di espressione artistica la materia, superando in positivo e in chiave costruttiva la bidimensionalità dei supporti fino a creare superfici ritmiche e vibranti.
Comunicato stampa
Galleria 33 in via Garibaldi 33 ad Arezzo presenta la mostra Nulla è come sembra, dal 19 giugno al 19 luglio 2014. L’esposizione, a cura di Tiziana Tommei, presenta Carla Mura e Giulio Giustini, due artisti che hanno scelto come medium di espressione artistica la materia, superando in positivo e in chiave costruttiva la bidimensionalità dei supporti fino a creare superfici ritmiche e vibranti.
Reduce dalla personale curata da Fabio Migliorati dal 25 gennaio al 16 marzo 2014 a Palazzo Chianini-Vincenzi ad Arezzo, Carla Mura presenta per questa occasione una selezione di opere realizzate tra il 2012 e il 2013 con filo di cotone su tela e legno. Il formato rigorosamente quadrato, le compatte zolle cromatiche, le linee parallele e perpendicolari, il filo, che trascende il pigmento, e il germe di figurazione insito nei titoli e che risiede - citando Luca Beatrice - soprattutto negli occhi del riguardante, sono solo alcuni dei fattori dell’arte di Carla Mura. Una coerenza creativa e concettuale difficile da sintetizzare in poche righe, perché complessa e ricca di elementi non percepibili ad una prima fruizione. La complessità risiede sia nel fare, mediante i calcolati e lenti intrecci e sovrapposizioni di tessitura, che nella concezione sottesa e tutta votata ad un’astrazione architettonica e costruttiva, che non si traduce mai nella reiterazione seriale e impersonale di moduli elementari. Non esiste freddezza emozionale: tutto, dalla scelta del materiale alla tecnica (che include un rapporto preciso con la dimensione temporale), dal colore alla costruzione dello spazio tridimensionale all’interno delle cornici a cassetta, ogni aspetto bypassa qualsivoglia enfasi di assoluta oggettività e fisicità dell’opera. In primis process art, arte povera ed espressionismo astratto si mixano in un processo performativo carico di valenze antropologiche, a determinare superfici dinamiche e masse di puri volumi e porzioni di colore.
Non è plastica o gomma. Non sono giocattoli o oggetti di design. Quello che maggiormente le caratterizza è l’ossessione per l’inevitabilità di bloccare lo scorrere del tempo. Il tempo logora le forme, deteriora i materiali, falsa i colori. Il tempo è un nemico da dominare e ingannare. Giulio Giustini opera con materiali diversi, poveri, naturali e sintetici, giocando con i supporti sui quali dispiega un vocabolario di elementi simbolici ad impaginare un discorso concettuale e personale. Ogni pezzo usato perde ogni connotazione e funzione per assumere la valenza d’ingranaggio all’interno di una sorta di orologio che governa un mondo inorganico sepolto sotto un’uniforme coltre cromatica da tubetto di dinamite. Esorcismi oscillanti tra dualità di registri: pittura e scultura, ritmo e stasi, unicità e serialità. Creazioni pseudo adamantine per le quali la luce, al pari del colore, diviene metro di sintesi formale. L’impatto visivo è forte e genera interrogativi sull’identità stessa delle opere, che costituiscono entità a se stanti, realtà chiuse e limitate entro i confini dati dai supporti, ma sempre permeabili e superabili in profondità ed estroflessioni. Totem e monadi fatti di cellule di scarto giustapposte secondo disegni mentali concretizzati con una processualità ipercontrollata. La lancetta di Time segna il tempo della visione, mentre la rosa e la pistola suggeriscono antitesi semantiche.
Carla Mura nasce a Cagliari nel 1973. Vive e lavora a Roma. Dopo un lungo periodo di sola pittura inizia a realizzare le sue opere utilizzando il filo di cotone, che diviene il suo primo medium espressivo, applicato seguendo una tecnica lenta e misurata. Il polimaterismo delle origini, mantiene un eco nell’eterogeneità dei supporti, sempre scelti in funzione del soggetto. Tramite il filo crea sequenze ritmiche o libere combinazioni in configurazioni cartesiane, intricati reticoli o grovigli, quasi voglia contrastare l’ineluttabilità dell’atto estremo di Atropo e quindi la fine della vita.
Giulio Giustini è un giovane artista poliedrico, nato a Sansepolcro nel 1981 e cresciuto a Citerna. L’incontro con l’arte è precoce e a seguito di una più specifica formazione artistica, si muove su due binari: la musica e la manipolazione creativa di oggetti d’uso o di scarto. Traspone su supporti eterogenei materiali tratti dal quotidiano che risultano così trasfigurati in composizioni nelle quali il tempo e la materia rappresentano i due vettori fondamentali che muovono da un fulcro concettuale nient’affatto scontato.