Mauro Moriconi – Inferno di Dante
La ricerca dell’artista vuole mostrare l’oltretomba nella sua totalità, partendo dal Limbo per giungere a una rappresentazione umanizzata di Lucifero, quasi a dichiarare che esso, probabilmente, lo si può scorgere perfino nelle fessure del nostro stesso piano d’esistenza grazie all’avvolgente susseguirsi di interni in decadenza, cantieri incompleti e lunghi corridoi.
Comunicato stampa
Un viaggio attraverso l’eterna dimora dei dannati, nel quale l’osservatore è trascinato all’interno della scena dove l’intrigante invito ad immergersi nelle cupe atmosfere dell’aldilà lo portano ad immedesimarsi direttamente con l’illustre figura del Sommo Poeta. La serie di opere realizzata da Mauro Moriconi verte sulla permeata coniugazione tra tematiche tradizionali ed espressione contemporanea, attualizzando così il concetto dell’intero studio.
La ricerca dell’artista vuole mostrare l’oltretomba nella sua totalità, partendo dal Limbo per giungere a una rappresentazione umanizzata di Lucifero, quasi a dichiarare che esso, probabilmente, lo si può scorgere perfino nelle fessure del nostro stesso piano d’esistenza grazie all’avvolgente susseguirsi di interni in decadenza, cantieri incompleti e lunghi corridoi. Infatti, come tratto peculiare della precedente florida produzione artistica del fotografo, l’analisi della scenografia, abitualmente decontestualizzata e senza tempo, si rivela essenziale; il fulcro della capacità espressiva di Mauro Moriconi risiede nell’eccentrica sinergia che instaura con estrema naturalezza fra soggetto, azione e sfondo. A tal proposito, si potrebbe riflettere sul velato ruolo che gioca la natura; essa con l’ausilio dei suoi elementi si sta riprendendo ciò che le spetta, rivendicando questo diritto ineluttabile anche in relazione alla vita stessa dell’essere umano.
Le scarse energie con le quali i tormentati sono costretti a scontare le loro pene in una risaltata afflizione non impediscono loro di accennare qualche flebile movimento, talvolta istintivamente rabbioso, tuttavia fine a se stesso e condannato a una perpetua e ristretta dinamicità sempre replicata, poiché l’evasione non può e non deve essere contemplata; le soglie presenti nei fatiscenti scenari hanno come esclusiva funzione quella di solenne ingresso con il quale l’ultima vana speranza di salvezza dovrà inesorabilmente dissolversi.