Vernice

Casa Majorca, presentata ai favaresi nella sua nudità e nella sua essenza, lascia al fruitore la libertà di muoversi in uno spazio vuoto ma colmo di segni, memorie e voci.

Comunicato stampa

Le mostre e gli eventi temporanei sono da anni pratica privilegiata dagli artisti che cercano di instaurare un dialogo diretto con la popolazione del luogo in cui sono chiamati ad operare. L’attenzione si sposta dunque sul “processo di creazione” come momento di partecipazione o come suggerisce Derrida, luogo di “coabitazione", di apertura all’ «estraneità dell’estraneo».
Sostiene Vattimo che “i linguaggi e i generi artistici” non possono essere considerati dei “sistemi raffigurativi poiché se così fosse si lascerebbero sfuggire i tratti complessi del mondo e della vita vissuta”. Si pone, dunque, l’esigenza di “mettere in discussione la pura valenza ‘estetica’” e di “prenderli sul serio come eventi, rifiutandosi di ridurli a ‘immagini di immagini’”.
Le voci e i punti di vista degli artisti aderenti al progetto disegnano una rete a più maglie dove il processo critico porta a punti di contatto e di messa in discussione, in un confronto aperto e senza filtri.
Un primo passo verso la condivisione e la costituzione di una piattaforma comune, itinerante e polifonica realizzata in un paese caratterizzato dall'abbandono abitativo del centro storico, dalla massiccia emigrazione e dall'abusivismo edilizio.
Casa Majorca, presentata ai favaresi nella sua nudità e nella sua essenza, lascia al fruitore la libertà di muoversi in uno spazio vuoto ma colmo di segni, memorie e voci. Il pubblico come attore responsabile del proprio territorio e di un futuro comune costruito sulle macerie di una storia avvenuta per delega attraverso decisioni non condivise.