Giorgio Burzio – Valadas Occitana Gents

Informazioni Evento

Luogo
FORTE DI VINADIO
Piazza Vittorio Veneto 12010 , Vinadio, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

nei mesi di giugno e settembre ogni sabato e domenica dalle 14,30 alle 19; a luglio dal giovedì al sabato dalle 14,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 19; ad agosto dal lunedì al sabato dalle 14,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 19, la settimana dall’11 al 17 agosto tutti i giorni dalle 10 alle 19.

Vernissage
22/06/2014

ore 16

Biglietti

ingresso libero

Patrocini

promossa dall’associazione culturale Marcovaldo

Artisti
Giorgio Burzio
Generi
fotografia, personale

Nei locali del Forte di Vinadio saranno esposti 10 stendardi bifacciali (2×3 metri) e 30 gigantografie (1×1 metro) a testimonianza di un viaggio nelle valli Maira, Varaita, Po, Queyras e Ubaye realizzato da Giorgio Burzio tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80.

Comunicato stampa

Nel Forte di Vinadio la gente delle valli occitane negli scatti di Giorgio Burzio
Domenica 22 giugno alle ore 16 l‘inaugurazione della mostra “Valadas Occitana Gents”

19) 13.06.2014 – Domenica 22 giugno alle ore 16, presso il Forte di Vinadio (ingresso da Porta Francia e Porta Neraissa), avrà luogo l’inaugurazione della mostra fotografica promossa dall’associazione culturale Marcovaldo e curata da Giorgio Burzio “Valadas Occitana Gents”. L’esposizione, organizzata con il sostegno della Regione Piemonte e la collaborazione del Comune di Vinadio, sarà visitabile fino al 28 settembre con i seguenti orari: nei mesi di giugno e settembre ogni sabato e domenica dalle 14,30 alle 19; a luglio dal giovedì al sabato dalle 14,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 19; ad agosto dal lunedì al sabato dalle 14,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 19, la settimana dall’11 al 17 agosto tutti i giorni dalle 10 alle 19. L’ingresso è libero.
Nei locali del Forte di Vinadio saranno esposti 10 stendardi bifacciali (2x3 metri) e 30 gigantografie (1x1 metro) a testimonianza di un viaggio nelle valli Maira, Varaita, Po, Queyras e Ubaye realizzato da Giorgio Burzio tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80. Alla mostra è legato anche l’omonimo libro “Valadas Occitanas Gents” (L’Artistica Editrice, Savigliano 2009), realizzato sempre da Giorgio Burzio con l’introduzione di Annibale Salsa ed il contributo di Fredo Valla. Il progetto nasce trent'anni fa dall'intreccio delle due passioni dell'autore, la fotografia e la montagna. Le immagini esposte sono la testimonianza di un mondo al crepuscolo, istanti rubati a un ambiente montano tanto ostile quanto fascinoso, un lungo viaggio tra le valli italiane e quelle francesi.
“Ricordi che affiorano nella memoria di 30 anni or sono – scrive Giorgio Burzio -: il triste momento di entrare in case disabitate, pericolanti ed abbandonate. Tavole ancora apparecchiate, con piatti e scodelle, che davano l’apparenza di dimore abitate sino al giorno precedente, ma sulle quali solo un denso strato di polvere e sporcizia denunciava il fatto che ormai nessuno si sarebbe più servito di tali abitazioni. […] Queste sono state una piccola parte delle sensazioni che hanno accompagnato quei miei lunghi anni di ricerca, affascinato come non mai dall’asprezza dei luoghi, ma anche dall’estrema dignità di una civiltà che si stava spegnando. […] Mentre socchiudevo gli occhi percepivo ancora lo scalpiccio di passi lenti e posati sulla scala antistante la cucina, mentre dal legno sconnesso del pavimento filtrava dalla stalla sottostante il dolce odore de letame delle mucche, accompagnato dal monotono cantilenante battere delle catene contro i legni della mangiatoia. […] Tutto ciò mi dicevo era stato sino a non molto tempo prima e mi chiedevo come avrei potuto ‘fermare’ con i mezzi a mia disposizione le tracce di un’umanità che aveva intriso in maniera così pregnante quei borghi. […] Le mie immagini non sono riuscite a fermare l’abbandono di tutto ciò, ma che rimanga perlomeno la memoria delle fattezze di queste persone, “dareirir la rueiso” (dietro la corteccia) di quei volti continui a scorrere il ricordo di una Umanità che non è più”.