Resilienze 2.0
La mostra raccoglie nella cornice istituzionale di Palazzo Saluzzo Paesana le opere di 10 artisti italiani e internazionali invitate dalle curatrici a declinare il concetto di resilienza che oggi è usato in tantissimi campi.
Comunicato stampa
L’Appartamento Padronale di Palazzo Saluzzo Paesana prosegue la sua programmazione di eventi culturali del 2014 con la mostra collettiva di arte contemporanea “RESILIENZE 2.0" co-curata da Luciana Littizzetto e Caterina Fossati.
La mostra, patrocinata dalla Città di Torino, sarà visitabile dal 4 luglio al 19 settembre 2014 negli spazi aulici del Palazzo e si ispira al concetto di “resilienza”, che in psicologia definisce la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere la propria umanità.
La mostra raccoglie nella cornice istituzionale di Palazzo Saluzzo Paesana le opere di 10 artisti italiani e internazionali invitate dalle curatrici a declinare il concetto di resilienza che oggi è usato in tantissimi campi. Resilienza in ingegneria significa la capacità di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi. In informatica vuol dire resistere all’usura.
In ecologia indica la capacità dell’ecosistema di mantenere un equilibrio quando arriva un agente esterno e invenzione di strategie per ricostruirlo.
In psicologia capacità di affrontare le avversità, di superarle e di uscirne addirittura rinforzato e infine in geriatria capacità dell’anziano, molto malato e molto compromesso di salute di rispondere inaspettatamente alla cure….
“Da quello che si legge, si vede, si ascolta in giro, c’è un generale senso di non futuro. Anzi. Non si tratta neanche più di senso ma di profonda convinzione che nulla possa veramente cambiare. Che il passato è stato, il presente non soddisfa e il futuro latita. Questo si respira anche nel mondo dell’arte dove pochi sono i segnali di modernità e di ricerca e molti quelli di stasi. Le opere “Stanno” come in un lunghissimo fermo immagine. Quasi che non ci fosse più voglia e soprattutto tempo per inventare, cambiare, rinnovare, essere di nuovo.
La nostra intenzione è proprio questa. Stimolare i giovani artisti a ripartire. A trovare il senso. A indagare la possibilità, a declinare di nuovo una qualche forma di futuro. Il domani c’è. C’è per forza. Tocca solo esercitare di nuovo gli occhi a vederlo. Non sono le energie che mancano manca il coraggio. Il fiato per andare. Per ritrovare un senso. Ciascuno il proprio. Non è detto che tutti debbano andare nella stessa direzione ed è proprio questo il bello. Dare di nuovo forma ai pensieri buoni. E poi non avere paura di sbagliare. Come canta Daniele Silvestri: “Perché con quello che succede in una storia come questa, non è che ti puoi chiedere se sia la strada giusta ad ogni angolo, ogni semaforo che c’è”. I problemi non si risolvono: si superano. Questo è il segreto. Provare a scavalcare il presente e ridare un senso al futuro. Abbiamo allora chiesto agli artisti di aiutarci a vedere di nuovo lontano, eliminando le nostre fottute cataratte e di ricominciare a indagare il possibile e i segnali di rinascita.”
Luciana Littizzetto e Caterina Fossati
Palazzo Saluzzo Paesana
Il Palazzo dei Marchesi Saluzzo di Paesana fu realizzato da Gian Giacomo Plantery fra il 1715 e il 1722 per volere di Baldassarre Saluzzo di Paesana ed è il più vasto ed articolato palazzo Nobiliare della città. Il Palazzo, capolavoro del Barocco piemontese, integra in una struttura di maestosa eleganza esigenze di decoro, funzioni di rappresentanza e sfruttamento razionale delle parti d’affitto.
L’Appartamento Padronale dei Saluzzo, che conserva ancora oggi arredi e decori settecenteschi tra cui spiccano le volte affrescate e le sovrapporte di Domenico Guidobono, è stato destinato dall'attuale Proprietà a spazio a disposizione per eventi privati, aziendali e culturali, nello stesso spirito della famiglia dei Saluzzo di Paesana, che già all’epoca esplorava le avanguardie al di fuori dai codici morali imposti dall’etichetta nobiliare settecentesca.