Improbable Rendez-vous
Caterina Gualco – Unimediamodern – e Clelia Belgrado – VisionQuesT contemporary photography – continuano la loro collaborazione presentando l’ultima mostra della stagione “Improbable Rendez-vous: Luigi Ghirri – Gabrielle Strijewski”.
Comunicato stampa
Caterina Gualco - Unimediamodern - e Clelia Belgrado - VisionQuesT contemporary photography - continuano la loro collaborazione presentando l’ultima mostra della stagione “Improbable Rendez-vous: Luigi Ghirri - Gabrielle Strijewski”.
In qualche modo sentiamo di dover ringraziare Ben Patterson, amico e fan di Gabrielle Strijewski, che è stato il suo mentore presso di noi. Ben ci aveva mostrato circa un anno fa delle fotografie di Gabrielle, che hanno subito catturato il nostro interesse.
Gabrielle è venuta poi a Genova, ci ha portato i suoi lavori del Progetto “Olhao, Portugal” ritratti fotografici della città di Olhao nella regione dell'Algarve in Portogallo. Partendo dalla fotografia classica del documentario urbano, le immagini quasi astratte di Gabrielle rivelano l’identità della città senza mostrarci nulla di ovvio come persone, strade o edifici. La fotografa ha catturato l’essenza di Olhao in un complesso di immagini che possono essere considerate a pieno diritto lavori d’arte. In queste composizioni così ricche, l’incomparabile sensibilità di Gabrielle Strijewski per la luce, il colore e la struttura, saturano di un fascino speciale tutti i temi ritratti.
Il suo lavoro ci ha rimandato immediatamente al lavoro di Luigi Ghirri, che Gabrielle non conosceva assolutamente, ma del quale sembra aver subito il fascino poetico: i suoi paesaggi appaiono decontestualizzati, i colori sono tenui, mai saturi, per certi versi quasi metafisici. La presenza umana è quasi sempre assente, ma se ne intuisce costantemente l’ intervento sui luoghi scelti come oggetti delle fotografie.
Abbiamo quindi immaginato un improbabile incontro – un “Improbable Rendez-vous” - fra questa fotografa tedesca contemporanea e il nostro grande Luigi Ghirri.
Anche i paesaggi di Ghirri sono sospesi, non realistici, metafisici, spesso privi di figure umane, ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio. Le sue foto sono generalmente a colori, ma l’uso del colore delicato e non saturo è fondamentale anche nella sua poetica, dove affiorano in un grande silenzio quasi meditativo le icone del quotidiano, i paesaggi come luoghi di attenzione e di affezione e le architetture, da quelle anonime a quelle d’autore.
Infine, ci sembra rimarchevole che in entrambi gli artisti la fotografia sia intesa come oggetto non concluso, come un work in progress in costante elaborazione, senza tempo e senza spazio, dove l’occhio si muove liberamente per giocare con l’eternità.