Adriana Giorgis – Il mondo fluttuante

Informazioni Evento

Luogo
CASTELLO - PARCO DEL ROCCOLO
, Busca, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

il sabato dalle ore 14,30 alle 19, la domenica e i festivi dalle 10 alle 19.

Vernissage
28/06/2014

ore 17,30

Patrocini

L’esposizione è promossa dalle associazioni culturali Marcovaldo e Auriate, con il sostegno di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con il contributo della Fondazione Crt.

Artisti
Adriana Giorgis
Curatori
Pino Mantovani, Ivana Mulatero
Generi
documentaria, fotografia, arte contemporanea, personale

Mostra a cura di Pino Mantovani e Ivana Mulatero “Il mondo fluttuante. Adriana Giorgis e il giardino giapponese”. Esposte anche xilografie di kimono e ventagli e poesie.

Comunicato stampa

Il giardino giapponese nelle fotografie e negli acquerelli di Adriana Giorgis
Sabato 29 giugno alle ore 17,30, al Castello del Roccolo di Busca, inaugurazione della mostra “Il mondo fluttuante”. Esposte anche xilografie di kimono e ventagli e poesie

22) 19.06.2014 – Sabato 28 giugno alle ore 17,30, presso il Castello del Roccolo a Busca, avrà luogo l’inaugurazione della mostra a cura di Pino Mantovani e Ivana Mulatero “Il mondo fluttuante. Adriana Giorgis e il giardino giapponese”. Negli spazi dell’Ala Est del maniero neogotico dei d’Azeglio, le inquadrature fotografiche e gli acquerelli di Adriana Giorgis dialogheranno con le xilografie di kimono e di ventagli del XIX e XX secolo della collezione di Andrea Orlando e con alcune poesie di Maria Silvia Caffari. L’esposizione è promossa dalle associazioni culturali Marcovaldo e Auriate, con il sostegno di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con il contributo della Fondazione Crt. La mostra sarà visitabile fino al 28 settembre il sabato dalle ore 14,30 alle 19, la domenica e i festivi dalle 10 alle 19. Per maggiori informazioni telefonare allo 0171/618260 o visitare il sito Internet www.marcovaldo.it.
“La mostra è un prezioso cameo nella vasta produzione artistica di Adriana - spiega Fabrizio Pellegrino, presidente dell’associazione culturale Marcovaldo -. È una finestra sul mondo raffinato, sfuggente, affascinante del giardino giapponese, che permette di esaltare la grande sensibilità dell’artista nell’ambito della fotografia e dell’acquerello ma anche l’irrefrenabile impulso alla scoperta di mondi nuovi, alla ricerca di nuove colonne d’Ercole da oltrepassare”.
Il giardino che Adriana Giorgis racconta nelle fotografie e negli acquerelli esposti, in realtà parla di un Giappone mai visto realmente dall’artista, in quanto il viaggio programmato anni fa nel Paese del Sol levante fu rimandato a causa di un imprevisto.
“Da artista avvezza a rimuginare le sue ossessioni, Adriana cercò qui, nell’Occidente prossimo, le tracce di quell’estremo Oriente per il quale avvertiva una profonda simpatia – scrive Pino Mantovani -. Il suo Giappone se lo formò amorosamente a casa, studiando quel ‘giapponismo’ che tra secondo Ottocento e primo Novecento aveva sollecitato la pittura, la decorazione e l’architettura in Francia, in Inghiletrra e perfino in Italia. Non dico che per lei sia stata una fortuna non andare in Giappone, ma è un fatto che il rapporto lasco, la distanza, l’aver tenuto i piedi ben piantati nel suo osservatorio hanno filtrato le suggestioni, difendendo una identità per niente disposta al ricalco. Con questa mostra Adriana compie il suo viaggio in Giappone”.
“Anche la Giorgis ha percorso una personale Tõkaidõ, la strada più famosa e trafficata del Giappone su cui sono transitati i più importanti pittori dell’ukiyo-e - continua Ivana Mulatero - nella fattispecie percorrendo la tratta Cuneo-Torino lungo la quale l’artista ha compiuto il suo apprendistato in una dimensione del viaggiare accompagnata dai taccuini e dai fogli volanti su cui appuntare le fluttuanti esperienze del visibile”.

NOTE BIOGRAFICHE

ADRIANA GIORGIS
Adriana Giorgis, cuneese di nascita, si è diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con Enrico Paulucci, Mario Davico, Mario Calandri e Francesco Franco. È stata docente di Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Cuneo e di Fotografia e Storia della Fotografia all’Accademia di Belle Arti nella stessa città. Figlia d’arte (il nonno Bartolomeo Giorgis pittore fin de siècle), inizia l’attività pittorica negli anni Sessanta, accogliendo tempestivamente il linguaggio della Pop art. L’artista tratta soggetti quali le carrozzerie di automobili e il rispecchiarsi, in esse, del mondo circostante. In questo periodo i temi principali sono: scompartimenti di treni, riflessi, frammenti, tableau-uomo, sculture luminose. Negli anni Settanta e Ottanta ha condotto diverse ricerche a carattere ciclico e concettuale: monumenti pesanti, alberi, rotoli manoscritti, regine, prati di Alice, apocalisse, diavoli, angeli. Dagli anni Novanta il suo interesse è rivolto particolarmente al linguaggio fotografico dove raggiunge esiti di alto livello qualitativo. Il tema pittorico, di recente interesse, coinvolge la narrazione fantastica come metafora del mondo, documentato in alcune esposizioni di rilievo storico come Identità contemporanee, nel Complesso monumentale di San Francesco di Cuneo con catalogo presentato da Marco Rosci nel 1999 e Parole erranti’ a Palazzo San Giovanni, con la partecipazione di Ben Vautier, avvenuta a Cuneo nel 2002.

MARIA SILVIA CAFFARI
Maria Silvia Caffari, nata a Mondovì nel 1944, ha compiuto studi filosofico-teologici a Roma. Ha lavorato come bibliotecaria presso le facoltà di Architettura di Roma e di Torino. Nel 2001 eredita l’archivio dello scrittore commediografo Giorgio Buridan, con l’impegno di conservarlo, studiarlo e farlo conoscere. Nella realizzazione degli spettacoli del Teatrino al forno del pane, fondato da G. Buridan si occupa di regia, costumi, recitazione, scrittura di originali e di adattamenti per la messa in scena. Scrive per il quindicinale «Il Caragliese», articoli di costume e di critica teatrale. Suoi articoli appaiono su Nuova Resistenza Unita, della Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce.

ANDREA ORLANDO
La Galleria Grafica Antica viene fondata dai coniugi Orlando a Dogliani nel 1979, nel 2005 – rilevata dal figlio Andrea – si trasferisce in via Rovere. È specializzata in incisioni di Antichi Maestri dal XVI al XVIII secolo, xilografie giapponesi, grafica decorativa Liberty e Decò e di alcuni importanti artisti contemporanei quali: Tullio Pericoli, Gianfranco Ferroni, Enrico Paulucci e Adriana Giorgis. Numerose le mostre organizzate in galleria: Incisioni originali di Stefano Della Bella, Jacques Callot, I disastri della guerra di Francisco Goya, Le opere grafiche complete di William Hogart, Karel Du Jardin, Adriaen Van Ostade, Veder di vino: Il vino e l’uva nelle stampe dal XVI al XIX secolo, Gianfranco Ferroni: Litografie, Tullio Pericoli: Paesaggi, Tullio Pericoli: Ritratti, Adriana Giorgis: L’incanto, Yamaoka Nobuhira: 50 xilografie, 80 Ritratti per 10 scrittori di Tullio Pericoli: presentazione libro e mostra di acquerelli originali. Nel corso degli anni ha, inoltre, partecipato a importanti mostre tra le quali: Mostra di Antiquariato di Saluzzo; Mostra di Antiquariato di Città di Arezzo; Mostra Europea dell’Antiquariato, Palazzo Ducale a Genova; Internazionale dell’Antiquariato di Ancona e Venezia; Nazionale dell’Antiquariato Città di Sarzana; Rassegna Antiquaria Città di Perugia e Rassegna Antiquaria d’Italia a Todi. Membro dell’APA, la Galleria collabora con Enti, Fondazioni, artisti e Comuni per l’organizzazione e la realizzazione di mostre.

LE STAMPE XILOGRAFICHE UKIYO-E

Le ukiyo-e si ottengono mediante stampa xilografica, con un numero vario di legni intagliati, corrispondente al numero dei colori richiesti dall’immagine che si vuole riprodurre. Dalla superficie di ciascun legno o blocco di stampa si asportano per scavo tutte le parti che devono restare prive di colore: rimane cosi in rilievo la parte stampante. Il legno adoperato per i blocchi intagliati da usare ai fini della stampa xilografica deve essere di ciliegio di montagna; in particolare, tratto da un tronco piuttosto grande fatto asciugare perfettamente e quindi piallato con molta cura nel verso della fibra. Sui blocchi cosi ricavati, viene applicata una bozza del disegno prima preparato su carta trasparente, con l’originale rivolto verso la tavola. Il disegno viene quindi riportato sul blocco da intagliare, ricalcandone fortemente le linee sulla carta. A seconda dei colori che devono essere impiegati, vengono preparati più fogli di carta speciale e un pari numero di blocchi intagliati ciascuno per la sola parte di colore che dovrà essere stampata sulla carta. La somma dei vari passaggi di stampa porta al risultato finale recante l’ immagine completa di tutti i colori. All’inizio del XIX secolo, quando per la prima volta le stampe giapponesi note come ukiyo-e – letteralmente “immagini del mondo fluttuante” – fecero la loro comparsa sui mercati dell’Occidente, furono accolte più con l’interesse del collezionista nei confronti dell’esotico fine a se stesso che come espressioni di arte autonoma. Giunte, pare come anonimi fogli di carta per avvolgere fragili carichi di porcellane, queste stampe – importate in seguito in gran numero dal Giappone – escono dalle botteghe specializzate dei mercanti e oltre che tra i conoscitori e gli esperti, cominciano a circolare con sempre maggiore diffusione, non superando tuttavia quasi mai il limite metropolitano delle grandi città europee e americane. Gli artisti giapponesi dell’ukiyo-e, alcuni dei quali oggi famosissimi, perfezionarono via via la tecnica della stampa xilografica portandola a espressioni di grande raffinatezza, rinunciando al “bello” fine a se stesso per privilegiare il “vero” e ovviando ai rigidi canoni dell’armonia con la reinvenzione fantastica di colori e linee. Prodotte in un arco di tempo che va dalla metà del Seicento fino agli inizi del Novecento, le ukiyo-e sono oggi testimonianza non tanto di un’altra cultura e di un mondo diverso, ma altresì e meglio di un’arte originalissima con la quale tutto il mondo occidentale si confrontò. La sintesi figurativa, l’abbinamento di tinte contrastanti con effetti di raffinato colorismo, la funzionale asimmetria delle linee, la campitura delle figure in spazi non delimitati, l’irrinunciabile fantasia nella ricerca di particolari naturalistici saranno accolti in Occidente dal Realismo francese, dall’Impressionismo, dal nascente stile Liberty; fino a costituire il punto di partenza della grafica e del cartellonismo europei.

Tratto da Ukiyo-e: 250 anni di grafica giapponese, a cura di Gildo Fossati, traduzioni di Marco Papi, testi introduttivi di Roni Neuer ed Herbert Libertson, schede biografiche di Susugu Yoshida, Mondadori editore, Milano 1985.