Afterimage
La mostra si misura con la relazione esistente tra immagini e conflitto nell’epoca contemporanea.
Comunicato stampa
Afterimage. Rappresentazioni del conflitto è il progetto vincitore di CXC Call for Curators, il bando nazionale per curatori under 35 indetto dal Mart lo scorso autunno. La mostra si inserisce in Mart /Grande guerra 2014, l’ampio programma culturale ideato dal Mart in occasione del Centenario della Prima guerra mondiale che si sviluppa a Rovereto, in Museo e a Casa Depero, e a Trento negli spazi della Galleria Civica. A cura di Valeria Mancinelli, Chiara Nuzzi, Stefania Rispoli la mostra si misura con la relazione esistente tra immagini e conflitto nell’epoca contemporanea.
I
l termine anglosassone “afterimage”(tradotto in italiano con “immagine postuma” o “immagine fantasma”) descrive quell’illusione ottica per cui un’immagine continua a rimanere impressa nella mente anche dopo che la visione della stessa è cessata.
La mostra espone le potenzialità della rappresentazione pubblica delle immagini e la persistenza che queste hanno nella costruzione collettiva della realtà. Le immagini, infatti, assumono un ruolo fondamentale nella descrizione degli scenari contemporanei, nella formazione delle idee individuali o sociali e vengono utilizzate secondo modalità differenti, apparentemente sempre più libere e autonome.
Dalle discusse fotografie del padre del fotogiornalismo moderno Robert Capa agli scatti amatoriali, che grazie all’utilizzo della tecnologia testimoniano in tempo reale fatti e avvenimenti su scala mondiale, la mostra vuole essere un momento di riflessione sullo statuto e sulla produzione delle immagini che narrano la guerra. Attraverso il lavoro di artisti lontani per età, provenienza culturale e geografica, Afterimage abbraccia un ampio arco temporale che va dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.
In mostra opere di grandi artisti internazionali come Cindy Sherman, Harun Farocki, Eyal Sivan, Hito Steyerl, Massimo Grimaldi e dei più giovani Bisan Abu-Eisheh, Adelita Husni-Bey, Leone Contini, Camilla De Maffei e Francesco Mattuzzi.
Il percorso espositivo si snoda tra video, fotografie e installazioni e prende le mosse da quella che può essere definita una vera e propria rivoluzione della guerra moderna: a partire dal secolo scorso, infatti, il teatro del conflitto si allarga e viene comunicato alle masse. Propaganda, fotogiornalismo, radio, televisione e web rendono la guerra reale, “live”; la narrazione visiva influenza l’opinione pubblica, costruisce il consenso o il dissenso. Il potere persuasivo della rappresentazione acquista una portata sconosciuta ai secoli precedenti.
Oggi, nell’epoca della cosiddetta “guerra permanente”, la circolazione delle immagini e lo statuto di veridicità di ciò che viene mostrato assumono un ruolo decisivo nello stabilire equilibri, disuguaglianze, esclusioni e inclusioni. In un momento storico in cui è virtualmente possibile essere costantemente aggiornati su quanto accade nel mondo, la mostra si interroga su quale sia il ruolo assunto dalle immagini nella percezione collettiva di una condizione di pace o di guerra.
La ricerca artistica di Afterimage è tanto storica quanto attuale e risponde all’urgente necessità di fornire gli strumenti critici per analizzare e comprendere una realtà sempre più complessa.