Storie
“Storie”, appunto, per due autori, due medium, due visioni del mondo, sia esso passato, presente o futuro.
Comunicato stampa
Non c'è storia che sia tale senza che via sia qualcuno a narrarla. Di questo si occupano i due artisti della mostra che si terrà ad ExpArt dal 19 luglio al 7 agosto. “Storie”, appunto, per due autori, due medium, due visioni del mondo, sia esso passato, presente o futuro.
Lorenzo Carnevali usa come mezzo narrativo il suo Iphone. Narra di quotidianità, di drammi, di leggerezza, di attesa. Fa quello che molti di noi fanno ormai con una fotocamera sempre a portata di mano, ma con un occhio che certo non è scontato ne comune. Della sua vasta produzione ci mostra qui alcune “composizioni”, perchè di questo si tratta. Mascherati da momenti rubati, le figure presenti nelle sue foto sono ben studiate, calcolate e posizionate. Usa infatti due giocattoli. Ma il momento che rappresenta non è certo giocoso, affronta invece i drammi quotidiani dell'uomo e della donna contemporanei. Crea scene in cui non sono le persone, ma i luoghi ad essere “rubati”. Allora la fabbrica abbandonata o una finestra appannata, ecco che assumono un'importanza predominante, dove il pupazzo non è che l'uomo riportato in scala di fronte a quei momenti di pesantezza che si trova ad affrontare: il lavoro, l'attesa, le relazioni, tutto cambia di proporzione e si fa protagonista, nella foto come nella mente di chi in quei “luoghi” si trova.
Lorenza Corpullis lavora con il mezzo tradizionale delle arti visive, la pittura. Il suo è un lavoro fatto di inquadrature strette, di volumi esaltati, di storie a malapena intraviste. Qui è lo spettatore che viene invitato, tramite i colori accesi e le forme plastiche a creare la scena, il contesto. Un lavoro classico e contemporaneo, quasi senza tempo, dove il classicismo, appunto, delle forme e dei soggetti, si sposa con tagli e inquadrature “rapidi”, colpi d'occhio ravvicinati su colori sgargianti, anatomie, volumi sensuali e senza tempo. Cela gli sguardi, le rende indiretti, nascosti, ci pone di fronte alla necessità di domandarsi quale sia l'oggetto dell'attenzione di queste donne giunoniche, quasi delle deità, avvolte in drappi sensuali e pesanti nel contempo, forse un velo, forse un limite.
Le “storie”, ora più evidenti ora più misteriose, sono il filo comune di queste opere così vicine e così lontane tra loro. Le storie sono del resto l'obbiettivo di ogni artista, siano queste la storia di una vita, di un momento o solo di un'emozione. La stessa che poi si vuole regalare a chi si pone per la prima e per la centesima volta di fronte ad un'opera d'arte.