Giovanni Pulze – Angeli
La mostra, coordinata da Antonio Cattaruzza per conto dell’Associazione Juliet, si compone di venti tele appositamente realizzate per l’occasione; titolo della mostra: “Angeli”.
Comunicato stampa
S’inaugura, sabato 2 agosto 2014, alle ore 17.00, presso l’affascinante sede del Convento di San Filippo Benizi dei Servi di Maria (via dei Servi 4, a Montefano), una mostra del pittore Giovanni Pulze. La mostra, coordinata da Antonio Cattaruzza per conto dell’Associazione Juliet, si compone di venti tele appositamente realizzate per l’occasione; titolo della mostra: “Angeli”. I lavori che qui vengono proposti ruotano attorno al tema di una figura angelica inondata di luce e che ritroviamo nei luoghi più impensati: sulla scogliera, sotto la pioggia battente, in mezzo al traffico caotico della città, ai binari della stazione, e così via. Ovviamente la memoria corre subito a Wim Wenders e al suo “Cielo sopra Berlino”, ma anche alle creature alate dei Camuni, agli esseri a metà tra la terra e il cielo degli Assiri-Babilonesi e degli Egizi e via discorrendo fino alle esemplificazioni bibliche che tanta parte hanno avuto nella pittura della rinascenza italiana.
Qui, però, nei quadri di Pulze, non c’è il deserto (con i suoi silenzi e il suo vento impetuoso) a far da fondale alla vicenda sacra; qui siamo in presenza di un mondo decaduto, talvolta abnorme, talvolta intriso di sconforto, di desolazione e di melanconia: qui siamo tra le mura alte e sordide della metroploli moderna, di una metropoli che non può più salire (secondo un ottimismo boccioniano), bensì può solo cadere, precipitare. Ecco, allora, l’Angelo che soccorre con la sua presenza, con la sua eccentricità. Un solo problema si pone a questo punto: riusciremo a intravederne il profilo? Riuscirà l’uomo dello scontro e della caduta a superare la sua condizione inferiore per ritrovare la gioia di un’emozione inaspettata e talvolta rivelata.
Pulze nel suoi quadri fissa un’istantanea trasognata della realtà, riprendendo le ombre taglienti e le luci artificiali, e creando un’atmosfera di esistenza provvisoria. È un mondo che talvolta può richiamare in superficie la vita moderna, dinamica e contrastata, ma che nel sottofondo nasconde sempre uno spirito romantico e spirituale. Una luce fredda e gassosa si irradia dalle cose raffigurate, per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l’oscillazione di un crepuscolo sospeso fra il preludio di un giorno lontano e la vicinanza della notte: un mare tempestoso, una laguna rosso sangue sono i termini più semplici e comprensibili di una simbologia immediata e capace di smuovere l’animo a “egregie cose”.
A questo punto vien quasi voglia di parlare di abbandono del bagno di folla, ma anche di fuga alla Gauguin alla ricerca di un mondo incorrotto e lontano dalle rotte consuete dell’uomo occidentale, giù giù fino alle rotte del ramo d’oro che si confonde con quel remo capace di guidare piroghe e velieri. Questo discorso ci porta alla citazione di una preghiera che fu ritrovata fra gli averi personali di un ebreo morto in un campo di concentramento: “Signore, quando verrai nella Tua gloria, non ricordarti solo degli uomini di buona volontà. Ricordati anche degli uomini di cattiva volontà”. Che cosa vuol dire tutto ciò? Che anche nella caduta, anche nell’errore c’è la speranza di una redenzione e la possibilità di salvare un’anima. La presenza angelica è proprio parte di questo progetto, e il fatto di renderla plausibile a livello pittorico non fa altro che rimescolare nell’umido e fragile fondamento delle nostre anime. Da corollario alla mostra un catalogo edito da Juliet con testi critici di Antonio Cattaruzza e Roberto Vidali L’evento è stato realizzato con con il sostegno del Centro Studi Biblici G. Vannucci e con il patrocinio del Comune di Montefano. L’evento ha avuto la collaborazione di Girardi Spumanti, Azienda Agricola Škerk, Grappa Luigi Francoli, Antica Hostaria da Libero, Cheni & Tutta immobiliare, Associazione Juliet.