Jacques Toussaint – …que du bleu!
Mostra dell’artista parigino Jacques Toussaint …que du bleu, che inaugura a Trento il nuovo spazio espositivo dello studio T..ad dell’arch. Maurizio Tomazzoni.
Comunicato stampa
Venerdì 12 settembre, con la mostra dell’artista parigino Jacques Toussaint …que du bleu, inaugura a Trento il nuovo spazio espositivo dello studio T..ad dell’arch. Maurizio Tomazzoni.
Lo studio, accanto alla consueta attività di progettazione, si propone di dare spazio ad eventi che possano suggerire i più diversi approcci a una lettura degli ambienti del nostro vivere quotidiano.
Il carattere estemporaneo e ancor più eterogeneo delle presentazioni tende alle più diverse forme di comunicazione, purché siano espressione di qualità progettuale non solo estetica ma legata responsabilmente a una realtà fortemente mutata.
In questa prima occasione, con la mostra di Toussaint, appare manifesto l’intreccio tra arte e design tradotto con forme di raffinata geometria e riflessi di vetro avvolte da luci radianti e proiezioni videografiche.
Introdurrà la mostra Luigi Cavadini, storico e critico d'arte e design.
Jacques Toussaint è un artista francese che vive e lavora in Italia da molti anni. In questa occasione il curatore Luigi Cavadini propone nello spazio della galleria un percorso attraverso la sua ricerca, in cui lavori recentissimi di grafica e sculture si integrano in una serie di installazioni site-specific collegate tra loro da un filo blu virtuale, il colore che caratterizza molti lavori dell’artista-designer e che costituisce il vero denominatore comune della sua opera.
Un filo blu, che si riallaccia a un ricordo dell'infanzia dell'artista, quando, nei cantieri della capitale francese, i muratori segnavano i livelli con l'uso di un lungo cordino, che immerso nella polvere colore cobalto e teso tra due punti distanti, pizzicato come una corda di violino, lasciava sulle pareti una traccia netta di un blu intenso.
Questo tracciato blu diventa il filo conduttore di un'opera articolata con rigore attraverso le forme diverse di un unico linguaggio, tra segni grafici, rilievi in metallo e segmenti luminosi tracciati da tubi al neon (blu!).
In …que du bleu! Jacques Toussaint propone un viaggio che si snoda attraverso costruzioni, rilievi, vetri lavorati - ora a specchio, ora dalle superfici goffrate -.
Completano la mostra un video in cui il curatore Luigi Cavadini illustra il percorso artistico di Jacques Toussaint dalle prime creazioni agli ultimi esperimenti artistici.
Se "n'y voir que du bleu" significa nel linguaggio comune francese "non vederci chiaro", …que du bleu!, il titolo di questa mostra - con quel tono carico di suggestioni - viene proposto al visitatore in antifrasi, invitandolo a sognare e a immergersi nei propri pensieri per evadere dal duro mondo quotidiano.
Jacques Toussaint nasce a Parigi nel 1947. Inizia la sua attività in Italia nel 1971 dopo aver studiato a Parigi all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts.
È stato consulente di varie aziende di arredamento: Bernini di Carate Brianza, Matteo Grassi di Mariano Comense (per la quale ha anche creato una linea di prodotti, coordinato l’azione dei vari designers, impostato e seguito l’immagine aziendale), Interflex di Meda (dal 1983 al 1990). Alla fine del 1985 ha creato il marchio Atelier, quale sintesi delle sue precedenti esperienze, per l’edizione di progetti affidati alla cura di giovani designer come Hans-Peter Weidmann, Wolfgang Laubersheimer, Hannes Wettstein, ma anche di designer molto affermati come Toshiyuki Kita, Ross Littell e Verner Panton e la riedizione di progetti firmati da maestri dell’architettura di livello internazionale come Alvar Aalto, Alfred Roth, Werner Max Moser, Hans Georg Bellmann e Giuseppe Terragni.
A partire dal 1993 collabora alla definizione di una nuova collezione di oggetti in carta riciclata per la Arbos di Solagna.
E stato varie volte invitato a presentare i suoi lavori al Museo Casabianca di Malo (Vicenza) istituzione che illustra attraverso opere grafiche le varie tappe dell’arte contemporanea internazionale dal 1960 ai nostri giorni.
Nel 1997 ha creato “Glass Works”, una collezione di specchi nata da una ricerca e un uso nuovo di un materiale antico, il vetro. Nel 1998 ha creato sotto il marchio Connections, una collezione di oggetti artistici che intende sottolineare le connessioni che esistono tra le persone e le cose che hanno influenzato la sua ricerca.
Nel 2000 ha fondato l’Associazione del Piccolo Museo per la protezione e la salvaguardia del ricco archivio di progetti, prototipi e oggetti di design raccolti durante gli anni di collaborazione con designers famosi. Ha iniziato anche la produzione di una nuova collezione con il marchio Edizioni del Piccolo Museo.
Attivo come grafico, partecipa a mostre in gallerie ed istituzioni in Italia ed all’estero. Alcune sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti del Denver Art Museum, Die Neue Sammlung - Monaco di Baviera, del Kunstgewerbemuseum - Berlino, del Museo Nazionale di Poznan (PL) e della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti - Verona.
Le opere in mostra
Rilievi
Sono esili strutture in acciaio che racchiudono vetri stampati o ancora serigrafie del segno grafico opportunamente ridotte in scala, in sintonia con i grafismi giganti proiettati sulle pareti.
Parete specchiante (Glass-wall)
Composizioni pensate per questo luogo, formate da mattonelle di vetro argentato materico, rigato o quadrettato, disposte secondo la logica di un disegno geometrico che tende a misurare lo spazio.
Alternando formato grande e piccolo le mattonelle rifrangono anche loro le luci dell'installazione posta a sterra, creando un effetto optical dovuto all'alternarsi di righe orizzontali e verticali.
Installazione con Ampolle di gas rari
Nella sua esplorazione sistematica delle tecnologie e dei materiali, l'artista indaga sulla capacità di alcuni gas rari, come neon e argon ad apparire rivestendo una forma estetica.
Imprigionati in Ampolle di vetro e non più imprigionati in sottili tubi di vetro, i gas fluttuano e si espandono in una quasi invisibile sostanza di intrigante presenza.
Il nuovo spazio espositivo dello studio T..ad dell’arch. Maurizio Tomazzoni
In seguito alla recente presa di coscienze nel rapporto uomo e natura e degli effetti negativi provocati dallo sviluppo smisurato dell'edilizia nel mondo, una questione che un tempo interessava solo pochi studiosi o persone particolarmente sensibile, la rivalutazione delle sole necessità reali è diventata oggi un elemento di progresso nella cultura del progetto vissuta al quotidiano.
Impellenti appaiano le misure necessarie da prendere per arginare un degrado dilagante legato al relativo spreco di energia che ne deriva. Una visione nuova che rende prioritari un atteggiamento civile e la necessità di prestare meno attenzione all'apparenza e più alla sostanza.
Se la casa dell'architetto degli anni 80 era un capolavoro di coerenza funzionale e di estetica sviluppata con l'ausilio del migliore design possibile, non si può dire che alla base del progetto esistesse la coscienza del risparmio energetico, l'argine alla polluzione o altri concetti vincolanti nel dare forma al progetto. L'estetica era l’elemento dominante della filosofia del progetto e spesso prevedeva l'uso di materiali pregiati per la costruzione dell'immobile e per la produzione del suo arredo, molti dei quali oggi banditi: legno di ebano, palissandro o avorio.
Oggi, nel momento di affrontare l'argomento casa, il nostro atteggiamento è molto mutato e si dovrà impiegare maggior attenzione per giungere ad un progetto rispettoso delle nuove regole dell'abitare.
E’ sulla base di questa semplice considerazione che lo studio Tomazzoni, cosciente del mutamento in corso, decide ora di ampliare la propria attività mettendo a disposizione di una clientela attenta l’esperienza sviluppata nel tempo; un’esperienza che tende a privilegiare l'analisi del progetto e la ricerca delle reali necessità, per arrivare successivamente ad individuare quegli arredi che meglio risponderanno alle esigenze specifiche emerse durante l'elaborazione del progetto.
Un arredamento vissuto non più per appropriarsi di un oggetto di moda, ma come scelta responsabile per l'acquisto di oggetti utili, inseriti con intelligenza all'interno di un progetto organico.
Per segnare questa importante presa di coscienza, e offrire un servizio professionalmente corretto e approfondito, lo spazio espositivo tradizionale di Piazza di Centa si trasforma, vuotato dagli oggetti di vetrina , per presentare temporaneamente, a seconda dei temi trattati, alcune creazioni originali che preludono ad una progettazione in grado di tralasciare gli oggetti standardizzati di minore interesse e proporre spazi e oggetti su misura adeguati a nuove esigenze.
La mostra di Jacques Toussaint …QUE DU BLEU! è quindi il primo appuntamento di quella che sarà una serie di incontri temporanei con artisti e designer che fanno convivere la propria produzione con gli ambienti attentamente progettati dagli architetti.