Masayuki Koorida – Sette sculture da camera
Sette lavori in marmo bianco, marmo nero e bronzo di piccole dimensioni, pensati e realizzati per una fruizione domestica (sculture da camera, per l’appunto), riportano all’interno del luogo concluso e definito della galleria (intesa come luogo domestico dell’intimità e dell’interiorità).
Comunicato stampa
Nuovo appuntamento presso la 3D Gallery di Venezia Mestre con la seconda parte della rassegna extraMOENIA, progetto di ricerca ideato e curato da Adolfina De Stefani e Gaetano Salerno, in collaborazione con Mismomatic, Segnoperenne, focalizzato sull’indagine e sulla documentazione del rapporto tra arte e vita, tra finzione e realtà, tra artista e spazio interno/ spazio esterno della galleria.
extraMOENIA, dopo le sette esposizioni personali realizzate nel periodo compreso tra dicembre 2013 e maggio 2014, ha inaugurato nel mese di giugno una seconda fase di ricerca, per costruire un ponte ideale con la 14^ Mostra di Architettura di Venezia e in relazione alla quale i curatori della galleria hanno strutturato un percorso di ricerca, da svilupparsi fino alla fine del 2014, che vedrà protagonisti un numero consistente di artisti in dialogo tra loro e con i temi proposti e dibattuti dall’importante appuntamento veneziano.
Il titolo Fundamentals, scelto dal curatore Rem Koolhaas per l’edizione 2014 e Elements of Architecture, rassegna ospitata presso gli spazi del Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale, esprimono al meglio il concept di extraMOENIA project e lasciano intravedere, dopo lunghi anni di sperimentazioni e di ricerche empiriche nel campo dell’abitare e del vivere lo spazio e l’ambiente, un ritorno ai concetti fondamentali e alle regole basilari del costruire, pratica da intendersi come espressione logica e razionale dell’intelletto umano nella ritrovata consapevolezza che la dimensione urbana rappresenta l'espressione visibile della vita sociale.
Dopo La Corrispondenza del Tutto del fotografo bassanese Gian Paolo Lucato (gli scatti palladiani con i quali è stata inaugurata la rassegna e attraverso i quali sono stati discussi i canoni estetici e funzionali dell’architettura classica) e No More Landmarks dell’artista padovano Emmanuele Panzarini (riflessione sull’architettura moderna e contemporanea e sul suo valore simbolico negli scenari urbani) la rassegna prosegue con la mostra SETTE SCULTURE DA CAMERA, personale dello scultore giapponese Masayuki Koorida, a cura di Adolfina De Stefani e Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con Karin Reisovà e Areacreativa42, la cui inaugurazione è prevista per sabato 20 settembre 2014 alle ore 19.00.
Sette lavori in marmo bianco, marmo nero e bronzo di piccole dimensioni, pensati e realizzati per una fruizione domestica (sculture da camera, per l’appunto), riportano all’interno del luogo concluso e definito della galleria (intesa come luogo domestico dell’intimità e dell’interiorità) oggetti la cui valenza estetica e la potente e assoluta ieraticità consentirebbe una loro collocazione, accresciuti nelle dimensioni, in spazi esterni, in luoghi cittadini e contesti urbani, al fine di tessere relazioni significative con lo spazio sociale al fine di indurre riflessioni sulla loro natura e sulla loro funzione.
I lavori dell’artista (nato a Kyoto nel 1960; vive e lavora a Shanghai ma è attivo in vari paesi europei, tra i quali l’Italia e l’Olanda) presentati in questa occasione ricalcano sculture più grandi che l’artista ha realizzato con gli stessi materiali e le stesse forme, fondendo tradizioni e culture figurative orientali e occidentali; già esposti in occasione di eventi artistici in Italia e all’estero, i lavori innescano così una riflessione sul valore e sul significato dell’oggetto artistico in relazione allo spazio (macroarea o microarea) nel quale l’oggetto esiste e con il quale, indipendentemente dalle dimensioni, individua relazioni di coesistenza e di compresenza, di accettazione o di rifiuto, ricercando nelle forme arrotondate e organiche i presupposti per un inserimento graduale e non invasivo delle masse scultoree in un luogo preesistente all’opera d’arte e predominante in rapporto all’opera d’arte stessa, la cui biunivoca relazione esprime la sintesi di elementi razionali ed astratti.
I sette lavori di Masayuki Koorida, ospitati negli spazi espositivi della 3D Gallery dal 20 settembre al 2 ottobre 2014 entreranno così in dialogo con il luogo espositivo svuotato per l’occasione delle molte opere che invece hanno rappresentato il nucleo della ricerca del progetto elements of architecture e che resteranno invece esposte presso La Barbagianna: una casa per l’arte contemporanea di Pontassieve (Firenze) fino al 30 ottobre 2014, all’interno della XXIII Rassegna di Arte Contemporanea.
Scrive il critico d’arte Gaetano Salerno a proposito delle Sette sculture da camera nel testo critico L’energia del vuoto:
“ […] L’artista colloca la propria essenza vitale entro volumi aggreganti e contenutivi, limitati alla giusta espansione fisica e in costante sintonia con l’ambiente circostante, nell’evidente certezza che soltanto un’iperbolica torsione ulteriore, una divagazione estrema non ponderata, potrebbe turbare irrimediabilmente l’ordine superiore che in qualunque elemento terreno rappresenta la regola prima di esistenza e di qualunque elemento terreno diviene metro misurativo nel rapporto con l’alto e lo spirituale e con spazialità sempre difficili da razionalizzare e determinare.
Un’esperienza polimaterica con la quale saggiare la duttilità ma anche la resistenza e la durezza degli elementi alle piegature e alle mutazioni, giocata sul rispetto delle specifiche caratteristiche elementari delle loro nature che consente all’artista di alternare i pieni e i vuoti, le esuberanze delle sporgenze e delle gonfiature alle evidenti esigenze compositive di rientranze e assenze, quasi a esprimere un pensiero che ricerca appigli piuttosto che rotture, chiarimenti piuttosto che fraintendimenti, con il nostro mondo sensibile.
Dalla materia manipolata, smerigliata, lucidata da Masayuki Koorida sembra liberarsi così un sinestetico coinvolgimento tattile che non necessità però d’interazioni fisiche; accettare l’enigma espresso da questi lavori diviene perciò un processo mentale involontario di chi ne affronta la presenza, contemplando non solamente un volume quanto piuttosto una sensazione che la forma non ancora giunta a completa definizione eppure già eternata nella fissità del marmo o del bronzo può lievemente suggerire, mai imporre, realizzando il connubio tra realtà e astrazione [… ]”.